Riascoltando oggi “Wrong” dei NoMeansNo non si può non notare l’influenza che ebbe su certa musica degli anni 90, e soprattutto è ancora impressionante, a distanza di più di trent’anni, la freschezza di questo lavoro che ha davvero pochi eguali.
Probabilmente esiste un’età “più giusta” per ascoltare certi dischi. Certe canzoni hanno un’eco maggiore se ascoltate durante i piccoli e grandi drammi dell’adolescenza, dove tutto è incerto, estremo, incompleto. “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” è uno di questi.
“My Aim Is True” era cinico e insolente, ed Elvis Costello si crogiolava nell’ambizione di essere il rocker più irritante del reame.
Geniale, originalissimo, imprescindibile, quest’album alterna melodia, potenza chitarristica, una certa predilezione per abrasive atmosfere heavy e per la psichedelia, puro e semplice Rock’n’Roll.
Ma cosa sarebbe stato il grunge senza i Mother Love Bone? Poco, forse nulla, perché quasi tutti i capolavori di epoca successiva provenienti da Seattle risentono in modo meravigliosamente inequivocabile dell’energia sprigionata da “Apple”
“Placebo” è un album che si fonda totalmente sulla belligeranza e su un’acrimonia ancestrale che sbrana chi sceglie di ascoltarlo provando a rimanerne distaccato.
Il carrozzone concreto e pesante di organizzazione e regole precise se ne va. L’ultimo rimorchio alzando il polverone prende la strada e, all’imbrunire, rimane una cosa sola: il deserto.
A 30 anni di distanza e dal suo ascolto “Images And Words” rimane tuttora la manifestazione della classe e della superbia che il metal può raggiungere, ma anche uno dei dieci album più importanti di questo genere.
Rassicurante e maledetta insieme, la popular music di Johnny Cash faceva categoria a se: s’alimentava di solidarietà, rabbia, lividi, tormenti e desideri di vendetta.
“It Takes a Nation” è universalmente considerato, se non il migliore, uno dei migliori album rap mai realizzati. Questa non è un’opinione ma un fatto empirico.
Nel pentolone del Crossover e del Nu Metal i Limp Bizkit sono stati forse la band più declassata e presa per i fondelli, ma è solo un gruppo che faceva quello che più si divertiva a fare. Hanno sfruttato il momento e creato uno stile che tutt’ora è in grado di dire la sua.
“Happy Songs For Happy People” è un disco maturo e sottile, tecnicamente esperto ed emotivamente carico e viscerale. In breve è un riassunto di tutto ciò che è fantastico nella musica dei Mogwai
Ian Curtis ci guarda da una terrazza costruita sulla sua stella. Ogni tanto ci ricorda che l’amore ci farà a pezzi. Ma la musica, soprattutto quella dei Joy Division, ci rende immortali.
Un disco enigmatico, dall’animo variopinto. Un labirinto in cui perdersi, tra sfumature, umori e suoni. Da ascoltare e comprendere, per l’urgenza che reclama, urlata in silenzio
Quando sei anni fa ho compiuto trent’anni mi sono sentito vecchio, demolito e pronto al camposanto. Diciamocelo, chi non l’ha fatto? “Angel Dust”. Sì, non è una persona, però è un’entità e i suoi trenta-fottuti-anni non li sente. Tanti album patiscono il passare degli anni. Lui no.
“Rated R” è un disco di un’importanza stratosferica perché dona ai Queens Of The Stone Age la credibilità discografica e il successo, trasportandoli direttamente nell’iperuranio.
Quello degli Echo And The Bunnymen era già il post del post-punk, e le pose glamour del cantante con l’impermeabile anticipavano quello che poi avremmo chiamato britpop.
“Sgt. Pepper’s” è il primo vero sdoganamento della musica, pop o rock che dir si voglia, come forma d’arte completa che non parla solo al basso ventre e alle pulsioni e agli ormoni impazziti degli adolescenti. Un disco che cambiò per sempre il mondo, non solo della musica: il mondo divenne a colori.
“Mezmerize” continua ad elettrizzare, sconvolgere, divertire, aggiungendo un pizzico di malinconia: questo piccolo capolavoro resta nel cuore di tutti i nostalgici della miglior fase dei S.O.A.D.
Coloro che vogliono affacciarsi alla finestra durante un temporale dubstep dovrebbero lasciarsi influenzare da Burial, perché il suo primo disco racconta l’ultimo rave prima della fine del mondo.