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Interviste

Intervista ai BLVD OF DEATH

Blvd Of Death

Con un nome che ci rimanda direttamente al Queens, nickname di quella “Queens Boulevard” tappezzata di morti causati da incidenti stradali, e con un sound che si sposa alla perfezione con il NYHC degli anni d’oro, i nostrani Blvd Of Death ci regalano uno degli EP hardcore più interessanti degli ultimi anni.

Con un piglio internazionale e delle sonorità che si discostano prepotentemente dall’hc italiano, “Hell Is Full Of Good Intentions” mette in primo piano l’immediatezza del genere, con tutta la sua scarica di riff compatti e adrenalinici. Per le riviste d’oltreoceano il quartetto made in Italy riporta già alla mente alcuni tra i nomi cult di quella ondata che tanta gloria portò alla cultura underground tutta.

Il sei tracce, uscito per Edgewood Record, etichetta di Richmond tra le più prolifiche in territorio heavy, e registrato al Till Deaf Recordings di Caserta, porta una ventata di aria fresca nel panorama hardcore italiano, consegnandoci quello di cui questa scena necessita: la concretezza.   

Abbiamo incontrato il cantante della band Edoardo Zavarella con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Blvd Of Death

“Hell Is Full Of Good Intentions” è il titolo della vostra seconda fatica discografica, che segue di un anno “Swinging Sledgehammers”. Sei tracce, dieci minuti di hardcore old school massiccio e, da un certo punto di vista, rigenerante per una scena italiana che fatica ad avere un suo sound internazionale. Come avete concepito la vostra prima release? Quali ascolti (e album) hanno condizionato di più la scrittura di questo EP?

Dai tempi del nostro primo demo autoprodotto in collaborazione con i ragazzi di CBCprod, intitolato “Swinging Sledgehammers”, i miei ascolti sono rimasti praticamente immutati (da decenni!) quindi possiamo dire che “Hell is Full Of Good Intentions” è la continuazione di quello che stiamo portando avanti da qualche anno, però nettamente più maturo in quanto a sound. Abbiamo avuto più tempo di lavorare sulla composizione delle canzoni, alcune sono state scartate e abbiamo tenuto quelle che più ci soddisfacevano per l’EP. Parlando di ascolti e fonti di ispirazione, la nostra musica si rifà ai canoni del NYHC di metà anni 90, quindi sicuramente ad album come “Blacklisted” dei Breakdown e a band come Crown Of Thornz, Everybody Gets Hurt e Cold Front.

Per l’uscita del vostro EP avete collaborato con Edgewood Records (Regulate, Trail Of Lies, Dead Heat, Downfall), una delle migliori etichette statunitensi in territorio hardcore. Come vi siete trovati a lavorare con una label di questo spessore?

Che dire riguardo Edgewood Records… è stato molto più facile per noi arrivare alle orecchie degli americani che dei kids italiani, specie quando ti ritrovi davanti una collaborazione con Nick Woji dei Cold World  (ha scritto l’intro del disco) e un master finale fatto da Arthur Rizk, che a detta degli addetti ai lavori è il miglior tecnico del suono/produttore che c’è in circolazione in ambito hc/metal. Il tutto ha impreziosito l’EP ed è stato amore al primo ascolto per i ragazzi di Richmond. Loro stanno promuovendo il disco in Nord America come farebbe qualunque altra etichetta, niente di più, niente di meno. Tuttavia fare parte di un roster composto da gruppi fighi che ascoltiamo regolarmente ci gasa parecchio, questo sì!

Le vostre sonorità strizzano l’occhio agli anni ’90, e soprattutto al NYHC: quanta importanza ha per voi allacciarvi a distanza di diverse decadi a questa specifica corrente, che ancora oggi è considerata come una delle più importanti dell’intero genere?

A essere sinceri ci riallacciamo si a quelle sonorità, prendiamo certamente spunto dai dischi cruciali di quegli anni ma ci limitiamo solo a questo. Siamo dei ragazzi italiani e non siamo nati in quei quartieri di New York dove 25/30 anni fa la vita non era tutta rosa e fiori. Non ci va di giocare con i finti cliché dei tirapugni, mazze e coltelli a serramanico, che oltretutto c’entrano ben poco. Saremmo finti e grotteschi, non è il caso. Sta di fatto però che diversi siti di settore, come “The New York Hardcore Chronicles” e “No Echo” su tutti, hanno usato termini quali “…crucial NYHC by way of Italy”, “…Italian band worships at 90’s NYHC altar”. Detto da gente che ha vissuto e suonato in quegli anni a NYC… 

Till Deaf Recordings (studio di registrazione nel quale ha visto la luce “Hell Is Full Of Good Intentions”), e più nello specifico il collettivo CBCprod, rappresentano da alcuni anni una interessantissima realtà musicale tra centro e sud Italia. Quale ruolo può giocare la scena hardcore – ma più in generale, il d.i.y. – nel panorama alternativo italiano all’alba del 2020?

Ho conosciuto personalmente i ragazzi di CBCprod, compreso Leandro di Till Deaf Recording Studios, che è poi diventato il nostro bassista, solo qualche anno fa. Tramite i social media o beccando qualche loro concerto in giro, ho sempre notato un’energia e una solarità speciale in questo collettivo. Riuscire a farsi conoscere all’infuori di Caserta e dintorni credo non sia stato affatto facile! Dai gruppi agli illustratori, dai promoters a chi segue le pagine dei social: tutto fatto al massimo dell’impegno e della professionalità e con tanta umiltà. I risultati a loro favore si sono visti negli anni. Questo per me è il vero concetto di DIY, ossia fare le cose da sé ma farle bene, farle al massimo e migliorarsi sempre. Queste tre lettere vanno da sempre di pari passo con l’hardcore punk a patto che le si utilizzino con la giusta mentalità e non ci si nasconda dietro.

Parliamo ora di obiettivi futuri: quale direzione prenderanno i Blvd Of Death? Oltre alla release fisica del vostro EP in formato tape, avete in programma delle date (o chissà, dei tour) per l’anno a venire?

La direzione dei Blvd Of Death… lavoro permettendo, speriamo di poter promuovere al meglio in giro per l’Italia “HIFOGI” e magari partire per dei weekend all’estero, come la scorsa estate con i Big Cheese (UK). Non sappiamo con quale regolarità ma stiamo iniziando a pianificare qualcosina. Non aggiungo altro, non mi va di fare promesse per poi portarmi sfiga da solo!

Il panorama hc statunitense è in costante sviluppo grazie a nuove e giovani band che si stanno ritagliando il proprio spazio, soprattutto all’interno di festival di rilievo internazionale (come “This Is Hardcore”, “American Hardcore Fest” e “LDB Fest”). Quali sono, a vostro parere, i nomi più caldi da tenere d’occhio?

Negli Stati Uniti etichette e festival danno un sacco di spazio alle band emergenti che crescono come funghi giorno dopo giorno. Per i gruppi il fatto di avere questa possibilità non fa altro che aumentare la qualità della propria musica, stimolandoli a impegnarsi e a fare le cose come dicevo qualche rigo su “al massimo delle proprie possibilità” per emergere dal calderone, poiché sanno che prima o poi avranno la loro possibilità. Qui invece sembra che si badi solo al curriculum e al posto di provenienza, un po’ come quando cerchi lavoro. Chiaramente è solo il mio punto di vista. Nomi caldi ce ne sono tanti…per chi si sta avvicinando a questo mondo consiglierei di tenere d’occhio etichette come Triple B Records ed Edgewood Records. Dischi in un’uscita: i nuovi lavori di Victim, Division Of Mind e Big Cheese su tutti!

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