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Goldenground

GOLDENGROUND: Samuele Innocenti

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Esiste un mondo sommerso, una selva di persone, passioni e cuori che stanno dietro alla musica e che ogni giorno la nutrono con amore paterno, nascosti dietro le quinte della scena. Goldenground va a scavare negli intricati tunnel dell’underground per portare alla luce le scintillanti pepite d’oro sparse in tutta Italia e per dare voce a chi è solito dare voce alla musica.

Goldenground è un contenitore di talenti passioni ed emozioni forti con il denominatore comune della musica. Per questa uscita parleremo con una personalità conosciuta ai più per essere il frontman della band post black biellese O (Segno Circolare) che risponde al nome di Samuele Innocenti. Non tutti sanno però che il maestoso Samuele non è solo un ottimo musicista ma è anche un artista grafico con una spiccata personalità e una propensione ancestrale verso l’inquietudine, il disagio e il male di vivere. I suoi disegni sono disturbanti e oscuri, si percepisce un’urgenza espressiva rara, è evidente la voglia di evadere dalla gabbia del reale che soffoca e annichilisce il pensiero. Il suo ultimo lavoro è la cover di “The man behind the Sun” (Spikerot Records, 2019) della band post-balck emiliana Sedna. Ma ora la parola al caro Samuele che di cose da dire ne ha davvero molte.

Ciao Samuele, sono davvero felice di parlare con te e poter far conoscere quello che fai a chi ci legge, inizio subito chiedendoti come, quando e perché hai iniziato a disegnare. Te lo ricordi il primo disegno nello stile che utilizzi ora?

Carissimo Matteo, il piacere non può che essere reciproco! Dopo il diploma al liceo artistico, conseguito nel luglio 2004, passai quasi cinque anni senza disegnare nulla, ero molto giovane, immaturo e concentrato solo sulla musica. Verso la fine del 2008, mi tornò voglia di disegnare un po’…. ma erano lavori fatti senza troppo impegno, a pastello, li facevo per occupare il tempo libero. Nessun lavoro che portavo a termine mi dava particolari emozioni, non li trovavo né interessanti né originali, ci vollero quasi due anni prima di trovare uno stile che mi convincesse. Il primissimo disegno che portai a termine con questo stile lo finii nel gennaio 2011, essendo che, in quel periodo avevo la fissa di Salvador Dalì, gli diedi il roboante nome di “Estasi amniotica nella cenere” eh eh

Come li fai i tuoi disegni? Quali tecniche usi? Raccontaci come nasce un tuo disegno, dall’idea fino all’opera finita.

Scoprii che con un Uniposca [pennarello indelebile, ndr] a punta fine bianco potevo, ripassando il disegno fatto a grafite su un cartoncino nero, dare molto volume all’opera e che il risultato mi piaceva, “colorava” il nero, lo animava. Punto una lampada sul supporto, preparo il disegno disegnandone i tratti, i confini, i dettagli, e poi l’Uniposca, puntino dopo puntino, fa il resto. Talvolta, per aggiungere un po’ di “atmosfera”, completo il tutto con un po’ di tempera bianca.

Sono tutte in bianco e nero le tue opere o ogni tanto ti azzardi ad usare qualche colore? Come mai la scelta della dualità del bianco e nero?

Guarda, ci sono in verità alcuni tentativi di colore, specialmente in questi ultimi anni… Il fatto è che non tutte le varianti di Uniposca che non sia il bianco risultano efficaci come quest’ultimo. Ad esempio, con mio dispiacere, ho scoperto che il rosso ed il blu risultano molto deboli, mentre l’oro e l’argento spiccano molto di più. Non sono mai stanco di sperimentare, devo solo essere prudente per evitare risultati insoddisfacenti.

I soggetti che ritrai hanno un disagio intrinseco davvero potente, da cosa scaturisce la scelta del soggetto? Ci sono volte che disegni senza sapere come sarà l’opera finita?

Ti ringrazio. Io uso il disegno come esorcismo, spesso le mie mani si muovono da sole, il disagio che esprimo è talvolta programmato, nel senso che parto con un’idea o soggetto da esprimere, ma non manca una larga parte di improvvisazione, lascio che il dolore mi parli e mi dica come voglia essere rappresentato. Ci sono dei disegni che ho in mente per mesi e mesi e pianifico con pazienza disumana, altri che mi vengono in mente guardando una foto, un dettaglio che mi interessa, altri ancora che nascono quasi da soli, con grande “urgenza”.

Parlaci delle tue influenze sul disegno, non devono essere per forza artisti grafici, anche musica film fumetti libri, qualsiasi cosa che ti ispiri o che senti vicino alla tua personalità.

Sai, ho davvero tantissimi interessi, dipende da che periodo sto passando, quali sono le letture, i documentari, i film che mi attirano in quel determinato momento. Gli animali, che adoro, sono per me da sempre la più grande influenza. Non importa che io li voglia illustrare in maniera realistica, surreale o disegnarne solo dei frammenti da “mescolare” con altri soggetti. Gli animali, nello specifico rettili e insetti, sono tra i miei soggetti preferiti. Ora, ad esempio, sono in un periodo in cui amo raffigurare nudi femminili assieme a batraci, pesci e rettili… Le mie influenze? troppe… Te ne cito un po’, alla rinfusa: Foto di guerra e catastrofi, musica jazz, film neorealisti italiani, letteratura del ‘900, racconti di Stephen King, documentari, fotografia erotica – pornografica, libri di anatomia, e tanta, tanta angoscia eh eh.

Cosa senti quando dipingi? Lo so che ogni disegno è un percorso unico, vorrei sapere se c’è qualche sensazione che rimane sempre, magari quella che origina tutto.

Quando disegno mi sento come quando canto: vivo, affamato, pieno di energia. Ma anche agitato, concentrato, chiuso a chiave dentro ciò che sto facendo a tal punto che, se qualcuno mi chiama o viene a trovarmi in quel preciso istante, non riesco a staccare lo sguardo dal foglio. Parlo sì, ma sono “lì dentro “. Urgenza, ecco, questa è la parola che forse riassume tutto, sento l’urgenza di esprimermi…

Ci parli della tua copertina per l’ultimo disco splendido dei Sedna? Mi ha molto colpito il livello di dettaglio, i raggi solari sembrano uscire dal foglio, è davvero un gran trip. È vero che hai preso la congiuntivite per finirlo?

Anche se a causa della distanza non ci frequentiamo, considero Crisa un amico e lo ammiro moltissimo per essere riuscito a tenere in vita la sua oscura creatura. I Sedna sono grandiosi e quando mi chiese di fare questo lavoro per loro ne fui subito entusiasta, presi molto seriamente le sue indicazioni e mi misi immediatamente a lavoro. Ah ah… diciamo che sì, vi è una mezza verità… Ero appena tornato da un tour germanico con gli O e avevo un occhio devastato da questo virus-batterio. Nonostante gli antibiotici e il collirio, questo “morbo” non passava e quando finii il disegno ero praticamente senza un occhio… Chiaro che disegnare in dettaglio un’opera 100×70 non è quello che ti consigliano per guarire dalla congiuntivite. Detto ciò, Crisa fu molto chiaro ma anche molto gentile con me, gli piace il mio stile e dunque avevo si delle direttive, ma anche libertà. Non ho fatto che immergermi nella musica dei Sedna e cercare di esprimerla. Sono felice che il loro album sia andato così bene, se lo meritano! Per la cronaca: ci misi due mesi a guarire. Tutto ciò è molto black metal!

Parliamo un po’ di musica. Quando dipingi ascolti musica? O ti immergi nell’atto?

Ascolto musica sempre, quando mi alleno, in macchina, quando passeggio e si, anche quando disegno. Adoro il periodo acido di Miles Davis, avrò ascoltato “Get Up With It” e “Bitches Brew” “Live Evil ” in loop non so quante volte, ho bisogno di musica un po’ più tranquilla di quella che sento, ad esempio, quando faccio esercizi fisici o corro. Musica che mi trasporti lontano, ma che mi faccia stare “dentro” a ciò che sto facendo.

Cosa ascolti in generale per tuo piacere personale? Ci dici qualcuna delle tue band preferite?

Mi piacciono i generi più disparati, tolto il reggae che detesto senza speranza mi piace tantissima musica. Posso passare dal già citato Miles Davis agli Hatebreed, dai Doors agli Slayer (invero, la mia band preferita). Amo i Marduk, i Behemoth, adoro Philip Glass, Ligeti, sono un grandissimo fan del blues e di alcuni geniali cantautori italiani come Lucio Dalla, De Andé, Capossela, Van de Sfroos. Ma amo anche i malinconici Joy Division, i moderni The Soft Moon, molta musica ambient e tantissime band della scena italiana come Infall, Carmona Retusa, WOWS, Sedna, Viscera, eh, potrei andare avanti molto a lungo!


Raccontaci degli O, il vostro disco “Pietra” è davvero un capolavoro di malevolenza e rabbia atavica. A cosa vi siete ispirati per comporre quella musica?

Sei molto gentile, non posso che ringraziarti. “Pietra” venne fuori in un momento delicato della band, avevamo appena preso un nuovo batterista e volevamo metterci al lavoro quanto prima. Purtroppo io ero nel pieno di un gravissimo esaurimento nervoso. Pesavo meno di 70 kg, non mangiavo, non dormivo, avevo perso tantissimi capelli, uno schifo insomma. Lavoravo 7 su 7 e per tre mesi non potei recarmi alle prove. I ragazzi intanto scrivevano la musica del nuovo lavoro, Pietra appunto. Io non avevo che carta e penna, e vomitai nel modo più sincero possibile tutto quello che stavo passando, con estremo dolore e sincerità. Non avrei saputo parlare d’altro in quel momento, così orrendo e senza speranza. Quando finalmente ci ritrovammo in sala prove, i ragazzi mi fecero sentire il materiale ed io mostrai loro i miei testi. Calzava tutto a pennello. Fu un raro caso di “chimica a distanza”. Non mi piace affatto comporre così ma evidentemente Pietra era un carcinoma che doveva nascere in questo modo. Credo sia piaciuto molto grazie alla sua nera sincerità.

Ci puoi dire qualcosa sul futuro della band? È in arrivo un nuovo disco magari?

La band ha subito degli stravolgimenti interni pesantissimi in questi ultimi mesi, non te ne parlo ma solo perché io e il mio bassista preferiamo farlo una volta che le acque si saranno definitivamente calmate. Ad ora, con estremo orgoglio, ti posso dire che gli O sono vivi e vegeti e che si, quanto prima sentirete parlare del nostro nuovo lavoro, di cui siamo entusiasti. Credimi, sto glissando ma solo perché ci sarebbe troppo da dire e preferisco farlo una volta che tutto si sarà risolto. Siamo vivi, la nebbia non si è dissolta!

So che il tuo bisogno viscerale di espressione ti porta ad avere molti progetti paralleli, uno di questi è un progetto ambient con Miky Roverselli talentuosissimo chitarrista degli Infall, ci racconti qualcosa a proposito di questo? Vedremo mai qualche pubblicazione?

Si, io e Miky stiamo lavorando alacremente per fare uscire questo progetto ambient. Anche se il termine ambient può essere riduttivo, dato che la musica che è venuta fuori è una miscellanea di cose. C’è qualcosa di Ligeti, qualcosa di tribale, un suono delle volte orchestrale e delle volte ambientale, quasi cinematografico… è nato tutto in maniera così naturale che sia io che lui ci chiediamo talvolta “Ma è davvero nostra questa creatura?”. Miky è un grandissimo amico e tra noi c’è una chimica davvero eccezionale, lavoriamo benissimo assieme ed è un chitarrista tra i più bravi mai sentiti, nonché capace di muoversi a suo agio con molti altri strumenti. Abbiamo composto quasi venti brani in meno di un anno, poi ci siamo fermati e abbiamo iniziato a scremare il materiale ed ordinarlo. Il nostro primo lavoro è quasi finito, e non vediamo l’ora di farlo uscire. È oscuro, apotropaico, angosciante e molto atmosferico, siamo molto contenti.

Ci parli degli altri tuoi progetti paralleli? So che hai almeno un altro gruppo non live in cui fai un bizzarro rock sperimentale di nome Stranabestia. C’è altro poi?

Sto cercando di realizzare un sogno che ho da più di dieci anni, un disco blues solista. Causa la vita e i suoi innumerevoli casini, la cosa va avanti con disumana lentezza ma verrà portata a termine dato che ho perfettamente in mente cosa voglio e quali canzoni fare. Sarà un mix tra Johnny Cash, De André e Capossela con molta, molta oscurità. Naturalmente non mi paragono a questi giganti, ma è solo per darti un’idea. Si, poi ci sono i divertenti Stranabestia, coi quali mi sbizzarrisco molto a livello vocale\tematico e che mi permettono di prendere un po’ d’aria dalle solite, soffocanti atmosfere black metal…ehhh, beh in verità ci sarebbe un progetto che vedrà i natali a breve, stranissimo e demenziale, di cui per ora non parlo ma che credo sarà abbastanza uno shock. Si tratta di Black Metal / Grind / Techno Hardcore con beats velocissimi e testi senza senso. Fa venire i brividi vero? Ti risparmio il nome che questo progetto ha. Con un po’ di fortuna sarà il primo ad uscire.

Tu sei un ragazzo di cuore, zero personaggio, 100% autentico, tutte le tue stravaganze fanno parte davvero della tua personalità. Cos’è per te la musica? Perché continui a suonare?

È il genere di complimento che apprezzo molto. Mi ritengo una persona molto spontanea e non mi piacciono i montati, di nessun tipo. Tutti hanno un ego, e di certo ce l’ho anche io, ma essendo di indole solitario e riservato, quando faccio qualcosa che piace o di cui sono soddisfatto mi rimane una contentezza insita che mi spinge semplicemente a fare di meglio, senza sentirmi superiore a nessuno e anzi, con una gran voglia e tenacia di migliorare, apprendere, ascoltare. La musica è un generatore di energia vitale per me, non solo non mi stanca, ma di anno in anno la sento sempre più viva e “affamata” dentro me.

Se dovessi scegliere, sei più musicista o artista grafico? Io credo che infondo le due arti siano solo il riflesso di un unico bisogno di esprimersi, sei d’accordo?

Sai che non mi ritengo né l’uno né l’altro? Penso solo di essere perdutamente innamorato dell’arte e di tutte le sue sfumature, e che immergermi in esse mi completi come essere umano.

Chiudo come al solito con la mia domanda di rito, cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole intraprendere un percorso simile al tuo? Qual è la cosa più importante per fare della buona arte?

Per quasi quindici anni mi sono fatto cento chilometri in macchina ogni weekend per andare alle prove. Ora con gli O proviamo a Torino, ossia ancora più lontano. Fare musica non è solo fare delle foto in pose da bulli e vestirsi con i costumi di Halloween per fare paura. Fare musica è innanzitutto un investimento, parte così. Avete voglia? allora siate pronti a farvi il culo a strisce per arrivare magari a non essere pagati, fare dei tour che vi fanno andare in perdita, dormire poco e male per rimettervi in viaggio, stare ore e ore a sudare e comporre. Ma vuole anche dire avere il piacere di sentire gente entusiasta che vi fa i complimenti, andare, come successe a noi nel 2019, a chiudere la prima serata del fantastico Venezia Hardcore, avere la soddisfazione di suonare le VOSTRE canzoni, di vendere le VOSTRE magliette, di vomitare il VOSTRO disagio con la musica. Cercate di avere varie influenze e di saper comunque dire qualcosa di originale e personale, non fatevi prendere dallo sconforto e prestate orecchio alle critiche. Allo stesso tempo, non fatevi influenzare dalle mode, fate ciò che vi sentite e siate amici tra di voi, la chimica tra componenti è molto, molto importante, so quello che dico, puoi credermi. Sacrificio. Voglia, resilienza. Ho quasi 36 anni ma mi sento ancora pieno di forze e pronto ad esserci ancora tra dieci anni e cantare come non mai. Se vuoi bene a te stesso, alla tua arte, essa stessa ti amerà e ti spingerà a dare il massimo.

Grazie Samuele, ti auguriamo ogni fortuna per i tuoi lavori artistici.

Un grande abbraccio a voi di Impatto Sonoro, ti ringrazio di cuore per l’attenzione ed il tempo concessomi in questa interessantissima webzine!

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