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Diventare lentamente sordi: il primo atto dei Mr. Bungle

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Eureka.

Non è un’esclamazione urlata da qualche accademico ma una piccola cittadina della California, nei pressi di San Francisco. In questa cittadina nel 1985 si incrociano le strade di tre liceali, Mike, Trey e Trevor che decidono di fondare una band. Scelgono di chiamarsi come la marionetta protagonista di un video educativo per bambini degli anni sessanta e cominciano a registrare demo su demo, passando in breve tempo dal thrash metal allo ska, fino a dare vita a un ibrido totalmente nuovo, un blob acido dove sono sciolti generi più disparati, ora fusi assieme e divenuti irriconoscibili e distorti. Un blob che darà vita a uno degli esordi più spiazzanti e singolari della musica “pop”, e che consegnerà i Mr. Bungle a una massa di freaks e weirdos che ne attendevano con ansia la venuta e che da questo momento in poi se ne ciberanno avidamente.

Mike Patton, Trey Spruance e Trevor Dunn non sono più liceali e, raggiunti successivamente da Clinton “Bar” McKinnon e Danny Heifetz, architettano a lungo il loro attacco. Siamo nel 1991, dopo anni di sperimentazione, preparazione e sedimentazione e grazie all’ingresso di Patton nei ben più popolari Faith No More si presenta per i Mr. Bungle l’offerta di un contratto con una major, la Warner Bros, con un’operazione oggi impensabile e inattuabile. Tutto è pronto, i ragazzi hanno anche la benedizione di John Zorn, maestro del pandemonio, che li accompagnerà come produttore.

Eureka!

Stavolta è un’esclamazione, un urlo liberatorio, una deflagrazione cerebrale. Ci viene rotta una bottiglia in testa e comincia un viaggio allucinante, perverso e accidentato; ci verrà il mal di testa, forse ce ne pentiremo, ma di sicuro non ce lo dimenticheremo facilmente.

Travolta è il primo brano del primo omonimo disco del gruppo e fin da subito fa capire come le luci e i colori di MTV siano l’ultimo dei loro pensieri. Cattivissimi riff metallici si alternano bruscamente a organetti lounge e polke circensi, la schizofrenia è la sola bussola in nostro possesso per orientarci in questa tempesta sonora dalla quale (ormai si è capito) non possiamo più sottrarci.

Ogni pezzo di questo puzzle ci sbatte in faccia l’unicità e la follia del signor Bungle, la sua diversità con ogni cosa presente in quegli anni e nei successivi, ma non ci preparerà di certo a quello che questi ragazzi sforneranno negli anni successivi.

L’anima maligna ma al contempo giocherellona dell’album è perfettamente racchiusa nella sua copertina, l’inquietante volto di un clown circondato da colori pastello, perfetta raffigurazione delle due facce del disco, ironia e perversione, goliardia e orrore, Dr. Seuss e Charles Manson, un maniaco sessuale invitato a una festa per bambini.

Una canzone dedicata al defunto cagnolino di famiglia convive tranquillamente con una su incesto, pornografia e masturbazione, così come generi e stili musicali più variegati vengono fatti scontrare a tutta velocità tra loro, e l’ascoltatore è il manichino per questo crash test.

Con le successive Egg, My Ass Is On Fire, Love Is A Fist o Dead Goon abbiamo la conferma che questo coloratissimo incubo non cesserà per un secondo di imperare e farci esplodere la testa.

Excuse me, I’m lost, please help me

I Mr. Bungle confezionano un vero e proprio cubo di Rubik musicale, gettano in un bidone tutti gli spezzoni e i frammenti degli anni ottanta e li lasciano marcire, per darli poi in pasto agli anni novanta, provocandogli un’ulcera. Sono anni in cui si parla molto di “crossover” e i nostri non sono sfuggiti a questa categorizzazione. Ma c’è molto di più in questo disco che nei mille gruppi nati in questo periodo, entrando in scena i Mr. Bungle spazzano via tutto il frastuono che li circonda e aprono le porte del nuovo decennio con una follia che sarà la loro chiave per trasporre in musica un mondo, il nostro, che di questa follia è inondato, non dimenticandosi mai di riderci su. Senza questo disco saremmo stati per sempre orfani di una scintilla che di incendi ne ha accesi a centinaia, incendi che hanno mantenuto vivo e vegeto il sacro fuoco della musica.

The clown that painted a smile on you
Is now the one unmasking you…

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