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Interviste

“Blu” is the new black: la sperimentazione dei Norse al servizio del do it yourself

Nel calcio, si parla spesso di realtà e squadre “provinciali” in senso negativo, quando si vuole sottolineare la loro mancanza di disponibilità – soprattutto economiche e societarie – e in senso positivo, quando proprio questi aspetti diventano punti di forza, capaci di dare fastidio, andando a bussare con prepotenza e intransigenza ai piani alti. I Norse sono un trio di Biella, non certo la provincia numero uno in Piemonte, ma terreno fertile per una nuova scuola di cultura do it yourself che, proprio come le squadrette con il campo pieno di zolle, spinge dal basso, puntando a emergere grazie alla qualità, più che alla quantità.

Il nuovo lavoro dei Nostri, intitolato “Blu”, non si fa problema alcuno a unire le sonorità del post-hardcore con quelle del post-punk, andando a azzannare anche una certa psichedelia assolutamente non banale, anzi. Quattro tracce, quattro parole che ne compongono i titoli, un artwork scarno che non lascia trasparire sentimento alcuno, se non il senso di oscurità che può esserci trasmesso da un blu che non acceca in maniera positiva e gioviale. Ve lo presentiamo di seguito in anteprima!

norse · blu

Abbiamo intercettato la band in occasione dell’uscita della loro seconda release, cercando di addentrarci nel Norse-pensiero presentandovi, al tempo stesso, un’area geografica ancora lontana dai riflettori dei media musicali. 

Prima di parlare assieme di “Blu”, come definireste i Norse? Come siete nati e cosa vi ha portato a scegliere questo nome?

I Norse sono una band rumorosa che suona punk con tinte oscure. La band è nata un paio di anni fa più per caso che per un disegno ragionato; nel corso di questi due anni le cose si sono evolute parecchio e tutti noi ci siamo ritrovati sempre più coinvolti all’interno di questo progetto. Il nome non deve nulla a vichinghi e D&D, ma è un omaggio ad Harold Norse, poeta beat americano degli anni ‘50. Ci piaceva il suono e pensiamo che l’attitudine anarchica e dadaista del movimento beat si adatti bene all’estetica della nostra band.

La vostra è una realtà extra cittadina, non siete sicuramente il grande nome che esce fuori da un capoluogo, eppure il vostro immaginario scuro, semi-nascosto e d.i.y. ha attirato non poche attenzioni. Come valutate il vostro rapporto col territorio, e cosa vi lega principalmente, a livello personale e umano, a ciò che suonate?

Sicuramente anche noi siamo rimasti colpiti dal vedere tanto interesse per una band alle prime armi con un solo EP all’attivo e una manciata di concerti, ma questo per noi è anche il segno che, sopratutto in questo tipo di cultura musicale, il luogo da dove vieni è piuttosto irrilevante – in particolare se nasci a Biella, una provincia vecchia e reazionaria dove  riconoscimenti e incentivi sono finalizzati al profitto – mentre nella cultura underground sono la sincerità e la qualità della proposta a premiare le band.

Norse è un nome che va di pari passo con Kono Dischi, etichetta local dall’alto valore aggiunto, che meriterebbe molte più attenzioni. Come è nato questo sodalizio artistico? Cosa spinge una band ancora estremamente di nicchia come la vostra a sposare gli ideali artistici di una etichetta come Kono Dischi?

Grazie per la domanda, questo é un aspetto molto importante per noi. Kono Dischi è, prima che un’etichetta, un collettivo di amici che cooperano mettendo a disposizione uno dell’altro capacità e competenze per migliorare di volta in volta la qualità delle band che ne fanno parte. Noi Norse, come ogni altro gruppo appartenente a questa realtà, prima di esistere come band, gravitavamo già attivamente all’interno del collettivo e una volta fatto partire il progetto la cosa più naturale è stata quella di inserire i Norse all’interno del catalogo della label. Ci terremmo anche a nominare due realtà molto importanti legate alle produzioni di Kono Dischi: il nostudio.rec, lo studio di registrazione analogico dove sono stati registrati i nostri due EP e gran parte della produzione del collettivo, a cui contribuiamo tutti per potere crescere continuamente, e Desert Serigrafia Casalinga che ha sempre stampato tutto il  merch delle nostre band. Insomma, etica d.i.y. al  100%.

Il vostro nuovo lavoro di studio vive di sonorità post-hardcore – che si uniscono senza soluzione di continuità al noise-rock – , oltre che di una certa urgenza punk tipica di chi si studia – e si affina – solamente suonando insieme. Quali band, letture, film hanno influenzato questa release? Cosa significano per voi “Blu” e il relativo artwork?

Sicuramente l’hardcore e il noise-rock sono influenze nettissime in “Blu”, ma crediamo che anche il post-punk e una venatura psichedelica siano riscontrabili. Le band che ci hanno influenzato sono infinite ma per fare nomi potremmo citare Birds In row e Loma Prieta, Death Engine, Soft Moon, Facs, My Bloody Valentine, Jesus Lizard, Raein e Dead Elephant.Sulle influenze extra musicali, sicuramente l’immaginario letterario cyberpunk (Gibson su tutti), l’estetica glitch e svariati riferimenti cinematografici come Tarkovskij e il cinema “impegnato” italiano di Rosi, Petri e Monicelli (l’apertura di “Blu” è affidata a un frammento preso da “Un borghese piccolo piccolo”). Per noi “Blu” rappresenta un’urgenza emotiva. Blu è il colore della tristezza e tutti i pezzi dell’EP sono una catarsi delle nostre incertezze e paure. Un tentativo di rendere bello e piacevole tutto quello che non lo è per niente.

Portateci dentro un brano dei Norse e alla sua creazione. Lavoro di saletta old school o un approccio più moderno e lontano dagli antichi riti del provarsi e riprovarsi i pezzi decine di volte?

Il lavoro di creazione di un brano vive di diversi momenti: in primis sicuramente l’approccio più old school fatto in sala prove dove confrontiamo ogni idea e lavoriamo per arrivare a un risultato che soddisfi tutti. Successivamente, una fase più meditata di riascolto e confronto di quanto fatto in saletta per smussare e correggere dettagli e arrangiamenti. Lo stesso vale per i testi a cui cooperiamo tutti e tre per fare in modo che sorreggano la voce nelle parti giuste e diano una maggiore emotività alla musica.

Nonostante il periodo buio e incerto che stiamo vivendo, la nuova prova di studio firmata Norse può essere tradotta come un ulteriore tassello da aggiungere alla vostra, ancora breve, storia. Quali aspettative avete relativamente a questa release e quali interessi, sia legati alla musica che ai testi, pensiate possa suscitare? Credete ancora nel “formato fisico” come un modo per attirare l’attenzione degli ascoltatori, trasmettendo il proprio materiale non solo online?

Banalmente, come per ogni gruppo, la nostra principale aspettativa su quest’uscita sarebbe quella di poter presentare l’EP suonando live; chiaramente, visti i tempi che stiamo vivendo, questa possibilità diventa sempre più incerta e complessa, ma non disperiamo.  Quello che cercheremo di fare nell’immediato sarà tentare di far arrivare la nostra musica a più persone possibili anche sfruttando le possibilità della fruizione online. Questo non ci esclude però dal continuare a credere che il formato fisico dia una concretezza e tangibilità maggiore se abbinata alla potenzialità di piattaforme come Bandcamp. Per chiudere, ci terremmo a citare le etichette che ci hanno sostenuto e aiutato nel produrre un’edizione in cassetta di 100 copie: Kono Dischi, Freshout Break Records, Vina Records e Longrail Records, oltre alle label americane che hanno collaborato per un’edizione, sempre in cassetta, d’oltreoceano: Tomb Tree Tapes, Clever Eagle Records e The Ghost Is Clear. È stato bello poter cooperare con sette realtà diverse, soprattutto in un periodo come questo.

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