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Interviste

Quanti anni hai prima della fine? Intervista a Giovanni Succi

Photo: Alex Astegiano

Giovanni Succi è un autore sempre troppo poco ricordato. Una voce ed un temperamento capaci di passare da un registro morbido come una carezza (ma mai confortante fino in fondo) ad uno furioso e lacerante, capace di distillare il male e fartelo apprezzare col ghigno di un vecchio e navigato sommelier.

Sempre fuori binario, fuori fuoco, troppo colto per il pubblico generalista, sempre pronto a cambiare pelle, fuori dal tempo ma mai fuori tempo massimo (cit.) un artista di nicchia, insomma.

In occasione del compimento del quindicesimo anno di vita del primo, incredibile, disco dei Bachi da PietraTornare nella terra” abbiamo raggiunto il capo-lepidottero per fare il punto sullo stato della band e per avere notizie sull’uscita di un nuovo album nel 2021.

Ciao Giovanni, comincerei chiedendoti come stai e come stai reagendo a questo momento storico; l’isolamento ti ha dato in qualche modo una spinta creativa? Oppure il contrario?

A fine marzo mi ha dato una spinta suicida, ma poi ho visto mio figlio di sei anni felice nonostante tutto e mi sono forzato a muovere il culo. Mi sono rimesso in gioco e son tornato alla mia guerra persa, con la serena consapevolezza che, tutto sommato, momenti storici peggiori, ma molto, molto peggiori, non sono mai mancati nella vita di nessuno. Chi sono io per avere tutto liscio.

Stai lavorando a diversi progetti, fra cui il profilo Patreon ‘’Fuori di testo’’, ci racconti di che cosa si tratta?

È tutta roba tipo letteratura, musica e vini, ma è divertente, giuro. Niente di palloso e cervellotico. Se vi va di farvi un giro e di darmi una chance ne sarei lusingato, davvero. Al primo lockdown mi son detto, sei un artista? Bravo, inventati qualcosa. Posso farlo, altri lavoratori del mio stesso settore ma impegnati dietro, davanti o sotto il palco, non possono dire altrettanto. Così ho aperto un locale virtuale dove produco contenuti che rilascio in esclusiva. Per chi mi vuole, da maggio scorso io sono lì su patreon.com/giovannisucci o su Bandcamp (limitatamente alla musica). Puoi seguire da fuori o entrare al costo di un bicchiere e uscire quando vuoi. C’è un nocciolo duro di affezionati che ringrazio infinitamente: sta con me da otto mesi ormai, giuro! E dire che non posto nudità! Dopo qualche mese però mi sono accorto di quanto è difficile non solo portare dentro nuove persone, anche solo far sapere che questa cosa esiste. Perché esiste ma al di fuori delle solite piattaforme finto-gratuite (Facebook, Instagram, Twitter ecc.). Quelle dove io dovrei inserire contenuti gratis per utenti assediati da artisti che reclamano tutti attenzione, pollici e cuoricini. Va detto che ci ho provato a pagare la spesa mostrando i miei like, ma la commessa non li ha voluti. Nemmeno il gommista, quelli per lavorare vogliono proprio i soldi. Dimmi a che punto siamo arrivati.
Comunque, ora che il locale era avviato dovevo inventarmi qualcosa per far sapere al mio piccolo mondo che il locale è figo. Non basta dirlo, non ci crede nessuno. Allora ho calato le braghe, messo i panni del saltimbanco o anche del pagliaccio volendo, perché sono molto meno snob di quel che sembro (anzi, forse alla prova dei fatti il vero snob non sono io), e ho cominciato a sfottere me stesso e tutto quel che faccio, dandone però un assaggio gratuito, in un altro podcast che trovi su tutti i cosi dei podcast: il “Super Succi Show”. Gran bel varietà, serve a far sapere che provo a campare con ‘sta roba e che non è malaccio, ripeto, potrei meritare una chance. Con questa brillante mossa strategica ho svoltato? No, ma sto lottando, perché così si fa.

A maggio di quest’anno il “Tarlo” ha compiuto il terzo lustro di vita rappresentato (per la prima volta) da un lungo buco nelle pubblicazioni. Posso chiederti a che punto siete con la lavorazione del nuovo disco dei Bachi Da Pietra? Possiamo aspettarcelo per il 2021?

È fatto e finito e sarebbe già in giro a far danni se non fosse il Duemila Venti. Pazienza, sarà fuori nel Ventuno. Siamo tutti molto curiosi di vedere se davvero vi mancano i concerti. I Bachi Da Pietra vorranno vedere una marea di insetti. Hanno un cazzo di messaggio per ognuno di voi. Lasciate che le vostre viscere vengano a noi.

Evito di riassumere, metaforicamente e non, tutto il percorso evolutivo dei Bachi Da Pietra, dai canti di guerra sussurrati di “Tornare Nella Terra”, passando per il mistero sospeso di “Quarzo”, fino alla “negra e metallica vena mannara” di “Necroide”. Ti chiedo, dando per scontata la trasformazione come costante dell’entità dei Bachi Da Pietra, dove ci porterete questa volta?

In un altro posto che non è la fine.

Photo: Alex Astegiano

Negli ultimi anni hai messo un attimo in stand by la macchina Bachi Da Pietra per dedicarti, oltre ai progetti letterari, ad una intensa esperienza solista, che ha portato alla creazione di due dischi di inediti in poco meno di tre anni. Ho trovato i pezzi caratterizzati da un approccio al contempo giocoso e poetico. Un tirare il fiato dopo anni di distorsioni o il compenso complementare al percorso Bachi Da Pietra?

Sai, comporre per i Bachi Da Pietra mi mette in una dimensione quasi di metamorfosi, che per me è anche pane quotidiano. Comporre per Giovanni Succi mi mette in una dimensione quotidiana, che per me è una metamorfosi. Era ora che lo facessi e l’ho fatta finalmente. Sono spesso così lento e ottuso che a volte dubito di me stesso come forma di vita intelligente. Davvero, sono stato cieco per anni, gli insetti certe cose non le vedono, si limitano a divorarle, seppure molto lentamente. Quando vesto i panni dell’umano vedo chiaro, sento tutto, ma digerisco meno. Eppure va fatto.

Penso che l’emergenza epidemiologica abbia avuto un fortissimo impatto sull’industria dell’arte ed abbia accelerato (più che modificato) alcuni processi di trasformazione nella fruizione stessa della musica. Cosa ne pensi? Essendo costretti ad evolvere, fra un anno ci guarderemo allo specchio e ci vedremo migliori?

Fra un anno avremo impegnato lo specchio per pagarci la pizza. Forse ci siamo specchiati troppo a lungo senza voler vedere mai niente di diverso. La differenza è sempre negli occhi di chi guarda. I mezzi di fruizione della musica cambieranno sempre. In tutto questo chi la produce varrà sempre meno. Non è un dramma, anzi, non interessa a nessuno. Io stesso ho passato un anno sul nuovo album di Bob Dylan e non so nemmeno chi ci suona dentro. Quindi non dipende da mago merlino, dipende dal pubblico, che io rispetto e a volte ne faccio parte. Ora, Bob Dylan ha solide e meritate basi, al prossimo ingaggio da un milione di euro sarà di nuovo quasi a posto (per tutto quel che ha fatto io gliene darei almeno quattro): lui non ha bisogno del mio biglietto da dieci. Un gruppo come i Ronin ad esempio invece sì, infatti l’ultimo dei Ronin si chiama “Bruto Minore” ce l’ho in CD, vinile e maglietta e so esattamente chi ci suona. E l’ho anche sposato all’ultimo episodio di “Fuori di testo” dedicato a Leopardi. Mi piace e quindi faccio quel che posso. Il punto è questo. Bob Dylan esiste al di là di me, quindi io sostengo quel che potrebbe sparire, perché desidero che esista. Perché se non compri il tuo biscotto preferito, ma ti limiti a dire “mi piace”, prima o poi non lo troverai più sullo scaffale. Non lo ha tolto il Male, lo ha tolto uno che non riusciva a venderlo e a un certo punto ha messo altri biscotti. Noi tutti pesci piccoli faremo questa fine, senza alcuna sorpresa, si vedeva chiaramente già da prima. Succede perché il pubblico decide quello che deve esistere. Se fosse stato per il pubblico, con tutto il rispetto, il primo Battiato (per dirne uno universalmente venerato) non sarebbe mai esistito. Domani chiunque sarà in grado di comporre la propria canzone fatta apposta per quella mattina, magicamente partorita senza sforzo e senza alcuna competenza, schioccando le dita. Sarà bellissima, identica a cento miliardi di altre ogni giorno, ma fatta da te, per te, che parla di te, per farti felice. Specchi, specchi, specchi. Date degli specchi e saranno felici. Come si faceva con gli indigeni. Chi sono io per oppormi alla felicità di qualcuno.
Poi un giorno tra un secolo e mezzo ascolterai un anonimo del Novecento, un alieno con un pezzo di legno o la sinfonia del traffico su Saturno e scoprirai che la musica era altro. Ma per il momento quelli come me sono condannati (dal pubblico) a morire tranquillamente. Niente di personale. Lo accetto, tanto morivo lo stesso. Ma fin che sono vivo esisto, dunque resisto.

C’è qualche disco che ti è piaciuto tra quelli usciti quest’anno?

In assoluto l’ultimo di Bob Dylan, di cui non ricordo il titolo e non so chi ci suona. Capolavoro.

Mi chiedevo se negli anni, dopo la pubblicazione del brano Baratto resoconto esatto, fosse ancora arrivata qualche proposta di scambio interessante. Controlli ancora la mail baratto@bachidapietra.com?

No, non abbiamo pagato il servizio … Ma tanto c’erano solo tipe sgrammaticate che volevano scopare.

Grazie mille per il tuo tempo!

A tutti voi per il vostro. E se mai ve ne avanza un goccio, fatevi un giro di un mese su www.patreon.com/giovannisucci oppure su Bandcamp … O al prossimo concerto che prima o poi ci sarà. Forse.

Photo: Alex Astegiano

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