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Première

Una riflessione a cuore nudo sulla natura umana, i C.F.F. e il Nomade Venerabile presentano il nuovo album “E sia”

Foto: Lia Marchetti

A distanza di sei anni dall’ultimo album di inediti, tornano i C.F.F. e il Nomade Venerabile con “E sia”, il prossimo 15 marzo. È questa l’ottava pubblicazione della band pugliese, tra Lp, Ep e raccolte. Tutti i titoli e i testi delle otto nuove canzoni contenute in “E sia” sono tratti dall’omonima silloge della poetessa gioiese Grazia Procino (Giuliano Landolfi Editore).

In esclusiva per Impatto Sonoro lo streaming di due brani, disponibili per una settimana da oggi. La band si è prestata anche a rispondere ad alcune nostre domande che trovate all’interno dell’articolo.

L’album raccoglie e mescola le diverse influenze dei componenti dei C.F.F. e il Nomade Venerabile (new wave, post punk, musica d’autore, indie rock e musica elettroacustica) e si divide idealmente in due facciate: il lato “A”, contenente quattro canzoni di natura acustica; quello “B”, che ne contiene altre quattro ma di stampo elettrico ed elettronico. Il brano “La veglia” è impreziosito dalla voce del cantautore Andrea Chimenti.

La copertina di “E sia” è opera dell’artista gioiese Francesca Pastore (elècktrArt), le foto sono di Lia Marchetti.

L’album è stato registrato, missato e masterizzato da Marcello Magro presso il Lucky Recording Studio di Bari. È stato stampato in formato CD in 300 copie. Non sono cento ma il concetto è quello espresso da Alex Chilton: “A un certo punto ho capito che se stampi solo cento copie di un disco, allora finisce che quel disco arriva alle cento persone nel mondo che lo desiderano di più”.

È possibile prenotare l’album scrivendo a ventunonervi@libero.it (il costo è di 10,00 euro; 14,00 euro con le spese di spedizione).

Sull’onda della nostalgia per gli splendidi anni ’90 del rock italiano, le canzoni di “E sia” per il momento non saranno presenti su web per il download o l’ascolto in streaming, salvo per questa anteprima esclusiva dedicata ad ImpattoSonoro. Per il resto sarà possibile ascoltarle in radio, seguendo i canali della band.

Qui di seguito la tracklist di “E sia”:
01. E sia
02. Dammi a voce distesa
03. La veglia (feat. Andrea Chimenti)
04. Esergo
05. Il cuore sotto le scarpe sporche
06. Non ho più
07. Amore e mito
08. Epilogo

Con l’occasione abbiamo incontrato la band per saperne di più sul nuovo album e su tutti i loro progetti. Ecco di seguito la nostra intervista:

Partiamo dall’inizio. Da dove nasce l’ispirazione per questa vostra ottava pubblicazione? Avete scritto che i testi contenuti in “E sia” provengono dalla silloge della poetessa Grazia Procino. Potreste parlarci del vostro rapporto con lei e da dove nasce la collaborazione?

ANNA MARIA: La scintilla creativa di questo nuovo lavoro nasce dall’incontro con la poetessa gioiese Grazia Procino che, nella seconda metà del 2019, ha pubblicato per Giuliano Landolfi editore la sua seconda silloge poetica, intitolata “E sia”. Una riflessione ”a cuore nudo” sulla natura umana e sull’essenza dei sentimenti, profondamente legata al nostro tempo ma, al contempo, nutrita dall’imprescindibile riferimento a figure e suggestioni attinte dal mondo greco, così caro all’autrice. A febbraio 2020, in occasione di una delle presentazioni al pubblico del libro presso il teatro Rossini di Gioia del Colle, sotto richiesta della stessa Procino, che da tempo segue e apprezza il nostro percorso artistico, abbiamo musicato quattro poesie tra quelle contenute nell’opera. La costruzione della sonorizzazione è stata così immediata e ispirata da parte nostra e ha suscitato un tale trasporto emotivo nel pubblico presente, da indurci a progettare di realizzare un intero album su quelle poesie.Non è un caso che sulla copertina dell’album, realizzata magistralmente dall’artista Francesca Pastore in arte elècktrArt, campeggi proprio un cuore, filo invisibile che unisce i nostri due mondi artistici. Un cuore esposto, vulnerabile, calpestato “con scarpe sporche” ma che, anche di fronte alla “verità brutale”, continua testardo a voler palpitare e “godere di vita”.

L’album vede la luce durante un periodo particolarmente buio per l’essere umano in generale. Come avete vissuto fino ad ora questo periodo e come si è riflesso all’interno del vostro lavoro?

ANNA: Non credo affatto sia un periodo buio solo per l’essere umano. È un periodo orribile per il pianeta in cui viviamo e per tutte le specie che lo abitano. L’uomo per troppi secoli ha trattato la sua casa, tutta la flora e la fauna come un tiranno stupido ed arrogante. Ora il buio sta avvolgendo anche la nostra specie. Più che vissuto l’ultimo periodo direi che si è sopravvissuti all’ultimo anno e si sta sopravvivendo tuttora, non che la situazione musicale fosse così gaia prima di tutto questo.  L’album riflette una emotività un po’ fuori dal tempo ma perfettamente a tempo con quello che stiamo vivendo.

Nel comunicato ci avete scritto esplicitamente della nostalgia per gli anni ‘90 e quindi della volontà di non diffondere il disco sul web (se non per la breve concessione che avete fatto per questa anteprima). Potreste spiegarci i motivi di questa scelta? E qual è il vostro rapporto con la nostalgia, che molti confondono con la retromania?

VANNI: Le motivazioni alla base di questa scelta sono molteplici. Innanzitutto attengono al rapporto tra web e musica che, rispetto a quando siamo nati, ossia alla fine degli anni ‘90, ha peggiorato senz’altro le cose. E’ stato illusorio pensare che internet avrebbe reso più facile la diffusione delle proprie canzoni, perché questo non significa raggiungere l’attenzione di più persone. Tutt’altro. La quantità della musica prodotta ha raggiunto un livello tale di saturazione, da spingerci a riservarle ascolti frettolosi o di mero sottofondo. Per non parlare dell’altra illusione di poter programmare con semplicità i propri tour: internet ha fatto saltare filtri fondamentali (è un discorso che non vale solo per la musica), basti pensare ai direttori artistici dei locali che selezionavano le proposte inedite e fungevano da garanti per il pubblico. In seconda battuta va detto che per chi, come me, è cresciuto con il fuoco vivificante del punk/hardcore, è triste osservare come il mondo “virtuale” abbia man mano spento la voglia di costruire comunità reali, a cominciare dalle stesse band (se ci pensiamo, i generi che attualmente riscuotono più succeso, quali dubstep, trap o EDM, si risolvono in sfere essenzialmente individuali). In terza e ultima (non per importanza) battuta va sottolineato come i colossi del web che registrano fatturati impressionanti grazie ai contenuti musicali, riservino agli stessi dei compensi nemmeno lontanamente dignitosi. Spotify paga per ogni singolo ascoltato in streaming 0,0043 dollari, quindi per 1000 ascolti 4,30 dollari (generalmente il 30% va all’artista, il 70% all’etichetta discografica); YouTube, invece, paga 0,001 dollari ad ascolto, quindi 1 dollaro ogni 1000 ascolti (dati www.meiweb.it). Immaginiamo cosa sarebbero queste realtà se all’improvviso venissero completamente private di questi contenuti… è chiaro che occorrerebbe una comune e compatta presa di posizione, in merito, che poi è l’unica strada per avere una forza contrattuale incisiva. Riguardo, infine, alla nostalgia, per me è uno stato d’animo vitale e quotidiano, perché ogni giorno avverto il bisogno di contrastare lo spaesamento attuale e crescente, ancorandomi a oggetti o comportamenti che rappresentano il mio personale “centro di gravità permanente”, quali la contemplazione, i vinili, la buona educazione. In fondo, a proposito di spaesamento, la nostalgia nasce proprio come desiderio legato allo spazio, al ritorno alla propria terra (anche interiore), prima ancora che come emozione collettiva purtroppo sempre più spesso retoricamente espressa dal rimpianto per epoche più innocenti e liete.

Foto: Scatola Enne

Avete da sempre avuto uno stretto rapporto anche con i teatri. Come vivete (o cosa ne pensate) della situazione teatri chiusi, sale concerti chiuse, luoghi della cultura e della musica dal vivo chiusi? Come vedete il futuro per la musica, e la cultura in generale, dal vivo?

GUIDO: Stiamo vivendo un periodo molto triste. La cosa più brutta è che non riusciamo a intravedere una via di uscita, almeno nel breve/medio periodo. La chiusura dei luoghi dell’arte sta contribuendo ad un ulteriore appiattimento culturale. Si vedono, in questo periodo, vari tentativi di proporre musica attraverso mezzi di comunicazione alternativi, pensiamo ai concerti in streaming; di sicuro sarà una bella occasione per esibirsi ma il pubblico che ti guarda negli occhi, gli applausi, lo scambio di energia tipico dei live è ben altra cosa. Non ci resta che augurarci che questi vaccini siano disponibili ed efficaci nel più breve tempo possibile per tornare alla vita normale. Sono convinto che, quando succederà, ci sarà un grande ritorno di concerti e esibizioni dal vivo e tanta voglia, da parte del fruitori, di ritornare sotto i palchi a cantare e ballare. Speriamo solo che questa privazione così lunga, faccia capire a tutti quanto la cultura sia una necessità e non un surplus.

Le parole per voi sono state sempre fondamentali e preponderanti: potete darci qualche parola di speranza per il futuro prossimo?

VANNI: È indubbio che la strada per uscire da questa pesantissima crisi sia ancora lunga e che non abbiamo nemmeno iniziato a raccogliere le macerie lasciate dal Covid-19. Eppure la parola “crisi” racchiude in sé il significato di “scelta”. Il mio augurio è che ognuno di noi possa iniziare a riposizionare valori e priorità, a ricollocare psichicamente, economicamente e, perché no, geograficamente la propria vita. La questione ambientale, quella di uno stato sociale trasparente ed efficiente o di un nuovo modello di economia solidale sono questioni che, la storia insegna, potranno prendere definitivamente la scena quando avremo l’acqua poco sopra la gola. Potrebbe essere la volta buona.

I C.F.F. e il Nomade Venerabile sono una band che unisce rock d’autore, new wave ed elettroacustica, nata a Gioia del Colle (BA) nel 1999. Nei primi di attività il progetto travalicava i confini della musica e la intrecciava, stridendo di contrasti, con il teatro-danza e la video-arte. Ad oggi i C.F.F. e il Nomade Venerabile hanno collezionato circa 400 concerti in Italia e all’estero; hanno pubblicato 8 dischi (tra lp, ep e raccolte); hanno collaborato con artisti come Andrea Chimenti, Paolo Benvegnù, Yo Yo Mundi, Roberto Angelini, Franz Goria e Umberto Palazzo; hanno vinto 20 festival in giro per l’Italia; hanno ricevuto premi della critica da Paola Turci, Ellade Bandini e Daniele Sinigallia e la targa “Premio Speciale Matteo Salvatore” dal “Club Tenco”; hanno distribuito la propria musica al MIDEM di Cannes nella compilation “The Best Of Indies In Italy” e suonato allo Sziget Festival di Budapest; hanno musicato lo spettacolo teatrale “Il mio inv(f)erno… vita da zingaro”, dedicato al pugile sinto Rukeli, eseguendo la colonna sonora dal vivo.

I C.F.F. e il Nomade Venerabile sono:

Vanni La Guardia – basso, voce.
Anna Maria Stasi – voce, scenografie.
Anna Surico – chitarre, synth.
Guido Lioi – batteria, percussioni.

Per info e contatti:
facebook.com/cffeilnomadevenerabile
instagram.com/cff_official
ventunonervi@libero.it

Foto: Bring Out

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