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Red Fang – Arrows

2021 - Relapse Records
stoner metal

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Tracklist

1. Take It Back
2. Unreal Estate
3. Arrows
4. My Disaster
5. Two High
6. Anodyne
7. Interop-Mod
8. Fonzi Scheme
9. Days Collide
10. Rabbits In Hive
11. Why
12. Dr. Owl
13. Funeral Coach


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Se siete nostalgici del doom metal primordiale di primi anni ’70 a là Black Sabbath di inizio carriera, probabilmente questa nuova fatica dei Red Fang ha comunicato telepaticamente con questa fetta di pubblico, ma andiamo per gradi: dal 2013 con “Whales And Leeches” al 2016 con “Only Ghost“, il gruppo ha proposto due album dal sound un po’ più diretto ed incisivo, che strizza l’occhio ad un rock/metal più tradizionale, senza mai mettere in secondo piano la vena southern dei primi lavori.

A differenza di generi che hanno un target più elevato, ma che soffrono di aggiunte di influenze particolari, questi sottogeneri invece come lo stoner e lo sludge vivono di espansioni e ricerche sonore, per cui non si poteva proporre un altro album che rispecchiasse lo stesso mood o la stessa produzione. Questo “Arrows” è una nuova sfida anche per la band, si sa, l’incertezza di far sentire qualcosa di nuovo ad una fanbase ormai consolidata é sempre un passo rischioso.

Non sempre porta benefici guardare avanti, per cui “Arrows” fa qualche passo indietro e ritorna ad un songwriting simile a “Murder The Mountains“. Il primo singolo e title track dell’album infatti, mette in chiaro fin da subito cosa ha in mente la band. L’album si presenta con sonorità molto cupe e fredde, e queste sono il chiaro segnale che d’anno subito le iniziali Take It Back e Unreal Estate, dei brani che non si fanno scrupoli ad esagerare con il fuzz. My Disaster, Two High e Anodyne sono la parte centrale del disco che presenta più momenti tipici alla Red Fang, mantenendo sempre il tiro e senza mai dimenticarsi di alcuni episodi più ispirati. La seconda parte centrale invece, possiamo definirla più doom sperimentale e in mid-tempo. Interop-Mod, Fonzi Scheme, Days Collide e la più hardcore Rabbits in Hives sono i pezzi dove la band va più a rilento per quanto riguarda la struttura delle canzoni, per cui ci vorranno degli ascolti più precisi e attenti. Per concludere, gli ultimi tre brani Why, Dr Owl e Funeral Coach sono i brani più tradizionali e “in your face” di tutta la tracklist, non un finale scontato, ma sicuramente di grande impatto.

Sulla produzione si apre un bivio, perché l’album si presenta molto più lo-fi e molto meno filtrato a livello di mixing e mastering. Ai giorni nostri, con le nuove tecnologie di registrazione, non fa impazzire sentire un lavoro che mira più al ventesimo secolo che al ventunesimo, ma non deve essere visto come un dramma. I Red Fang ci tengono al pubblico, e “Arrows” deve essere ascoltato come una nuova veste, che non porta nulla di innovativo, sia chiaro, ma che di sicuro non porta neanche qualcosa di monotono.

Arrows” è godibilissimo, è allucinante e allucinogeno, e se lo stoner trasmette queste sensazioni allora è tutto di guadagnato per l’ascoltatore. Consigliabile l’ascolto in vinile.

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