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Back In Time

Non chiamatelo post-rock: “He Has Left Us Alone But…” dei Silver Mt. Zion

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Quando uscì, “He Has Left Us Alone But Shafts Of Light Sometimes Grace The Corner Of Our Rooms”, frequentavo la quarta elementare, giocavo a calcio e consumavo mouse al computer con Quake Arena. La musica era solamente un sottofondo casuale, non facevo molto caso ad essa. Ricordo però con estrema esattezza, dopo quasi dieci anni, il momento in cui ascoltai per la prima volta Broken Chords Can Sing A Little dei Silver Mt. Zion.

Un sabato notte, di quelli noiosi e senza particolari programmi, giravamo in macchina ascoltando il ben noto programma radio Stereonotte, tra un pezzo e l’altro sentiamo partire un pianoforte. Otto minuti e trentanove secondi in uno stato mai provato, i violini, il pianoforte, un senso di pura intimità e dispersione.

I Silver Mt. Zion nascono come progetto parallelo dei Godspeed You! Black Emperor, nel 1999, e si collocano temporalmente fra l’uscita di due capolavori storici come “F♯ A♯ ∞” e “Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven”. Non solo entrambi i gruppi condividono una parte dei membri, – il chitarrista Efrim Menuck, il contrabbassista Thierry Amar e la violinista Sophie Trudeau -, ma traggono anche lo stesso terreno musicale apocalittico, una terra desolata ricca di suoni perduti, campioni radiofonici dal giorno del giudizio e atmosfere strazianti.

Al contrario però, i Silver Mt. Zion percorrono un sentiero più intimo, meno roboante, e per questo non etichettabile. Non chiamatelo post-rock, ma semplicemente identificazione nell’etica ed estetica del punk-rock, come lo stesso Efrim ha affermato più volte.

Otto tracce, suddivise in due movimenti, Lonely As The Sound Of Lying On The Ground Of An Airplane Going Down e The World Is Sick Sick (So Kiss Me Quick). Pianoforti e droni di chitarra che si sviluppano in vorticosi crescendo, campioni di un predicatore che legge parti dell’antico testamento dal “Libro di Daniele”.

Il mio pezzo preferito in assoluto del disco è 13 Angels Standing Guard ‘Round The Side Of Your Bed, voci spettrali e disincarnate, ma mentre le voci continuano a intrecciarsi dentro e fuori l’una dall’altra, vengono lentamente unite da archi che elevano la canzone a un momento estatico di pace e tranquillità.

Tanto gratificante, quanto impegnativo ma al tempo stesso stimolante, il riascolto di questo capolavoro ha riacceso, ancor di più, la totale sensazione di intimità provata in precedenza, con strascichi di fiducia, verso un mondo che ne ha davvero bisogno.

In conclusione, citando i Silver Mt. Zion:

Crediamo in quello che facciamo e andiamo avanti lentamente. Siamo fortunati e lo sappiamo. Guadagniamo una vita onesta, anche se diventa sempre più difficile. Ci vediamo per strada…

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