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“Madvillainy”: il disco che rivoluzionò l’hip hop compie 20 anni

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Sono molti i dischi hip hop che hanno segnato uno scenario, delineando spaccati sociali o contribuendo alla creazione delle subculture nel contesto storico black. I cosiddetti “The Last Poets”, provenienti dai quartieri del Bronx di New York, hanno assistito a battaglie rap che affrontavano ideali sociali come il razzismo, la parità di genere, i fraintendimenti politici e contesti generali difficili. Da Dr. Dre a Tupac Shakur, da Notorious B.I.G ad Ice Cube, le storie sono molteplici e tutte intrise di concettualizzazioni. Un nuovo impero stava emergendo ed evolvendo in base alle lotte sociali, alle guerriglie urbane e alle critiche alle grandi etichette discografiche, poiché si percepiva la musica come un semplice prodotto commerciale. Tutto ciò avveniva attraverso rime, flow e beat semplici o anche solo con una batteria in sottofondo. L’hip hop fin dalle sue origini è stato un manifesto vocale e musicale della libertà umana e artistica, una libertà che si è poi ramificata in molte direzioni, alcune delle quali discutibili secondo i puristi: forte era la contrapposizione tra coloro che raggiungevano il successo nel settore musicale, coloro che rimanevano fedeli al tradizionale street/gangsta rap e coloro che esploravano i lati più sofisticati del genere.

La storia di Daniel Dumile con il progetto KMD dei primi anni ’90 non era molto diversa da questa narrazione, fino al tragico epilogo nel 1993, quando suo fratello, conosciuto come DJ Subroc, fu ucciso da un pirata della strada, poco prima che il loro secondo album, “Black Bastards“, venisse pubblicato. Da quel momento, Dumile ha espresso la sua disillusione nei confronti del rap e delle case discografiche, affermando di aver vissuto senza una vera casa, camminando per le strade di Manhattan e dormendo su panchine a causa di queste esperienze. Dopo un periodo di lontananza dalla scena musicale, è tornato con lo pseudonimo di MF Doom, ispirandosi a uno dei suoi personaggi preferiti dei fumetti Marvel, Doctor Doom. Da quel momento, i suoi lavori come “Operation: Doomsday” e “MM… Food” sono diventati icone dell’hip-hop della costa est alla fine e all’inizio del millennio. Tuttavia, il vero successo è arrivato con l’album di cui si parla, “Madvillainy“, un progetto dei Madvillain con il produttore Madlib.

Madvillainy” è il risultato di un viaggio di Madlib in Brasile. Nella sua camera d’albergo portava solo pochi strumenti, tra cui un campionatore Boss SP 303, un registratore e un giradischi portatile, e con questi strumenti sono nati i primi beat che hanno dato vita ad alcune canzoni del progetto. Al suo ritorno e dopo l’incontro con MF Doom nel 2002, sono iniziate le registrazioni. La collaborazione è stata vincente e c’era molta libertà artistica tra i due. Trascorrendo del tempo libero bevendo birra, mangiando cibo thailandese e assumendo marijuana e funghi psichedelici, hanno gettato le basi per brani come Figaro e Meat Grinder, registrati in queste circostanze.

EDD WESTMACOTT/AVALON/GETTY IMAGES; PETER KRAMER/GETTY IMAGES; XINZHENG/GETTY IMAGES

Madvillainy” voleva essere una miscela di diverse influenze e sfaccettature musicali, anche televisive, non convenzionali per l’hip-hop dell’epoca. Si trovano fusioni di stili e campionamenti provenienti da diversi paesi e generi musicali, tra cui jazz, blues e soul. Nessuno aveva mai prodotto campionamenti così ricchi ed unici, come nel caso del rifacimento del brano Airport Love Them del cantautore brasiliano Waldir Calmon, utilizzato per la traccia Curls. Si tratta di un hip-hop sperimentale che attinge anche dalle colonne sonore di film di serie B e Z degli anni ’40 e ’50, nonché dalla musica mediorientale tradizionale e religiosa, come si può notare nelle tracce Shadows of Tomorrow e Strange Ways.

Puoi passare ore a studiare attentamente i testi di Doom. Se il linguaggio è arbitrario, allora molti dei versi di Doom sfruttano l’essenza di parole private di un significato e conglomerati casuali di sillabe assemblate in un ordine che ha senso solo dal punto di vista ritmico.È un disco con due facce, proprio come i due artisti.

Dal punto di vista di Doom, “Madvillainy” è rivoluzionario anche dal punto di vista letterale e grammaticale, grazie all’uso di rime multisillabiche, rime interne, allitterazioni, assonanze e “holorime”, rendendo l’album un gioiello della ricerca musicale e sonora a 360 gradi. Le riviste musicali di settore sono rimaste sbalordite da questo lavoro; The Observer e PopMatters, ad esempio, hanno elogiato l’album come “rappresentativo dei nostri tempi”. L’album è anche famoso per la sua iconica copertina, ideata da Jeff Jank della casa discografica Stones Throw. Jeff ha raccontato:

Nel 2003 nessuno aveva idea dell’immagine pubblica di MF DOOM. Le leggende dell’hip hop sapevano che indossava una maschera e che era stato nei KMD 10 anni prima, ma del resto era tutto un mistero. Quindi, volevo davvero vederlo sulla copertina, solo per creare una “copertina di Doom” definitiva. Nello specifico, stavo pensando a una foto di questo uomo, a cui capitava di indossare una maschera per qualche motivo, invece di “una foto di una maschera”. Non oso immaginare se a qualcun’altro gli sarebbe venuta in mente questa distinzione, ma per me era un grosso problema tenerlo in secondo piano ancora una volta. Voglio dire, chi diavolo va in giro con una maschera di metallo? E qual è la sua storia?

Durante la creazione della copertina, Jank ha tratto ispirazione dall’artwork di “In the Court of the Crimson King” dei King Crimson. Tuttavia, dopo il completamento, ha notato che l’opera somigliava stranamente alla copertina dell’album di debutto di Madonna. Nonostante ciò, Jank è rimasto fedele all’artwork originale, definendolo “la versione rap di La Bella e la Bestia”. Alla fine, è stato aggiunto un quadrato arancione in alto a destra nella versione finale di “Madvillainy“, perché Jank pensava che l’artwork avesse bisogno di qualcosa di distintivo, paragonandolo così alla “O” arancione sulla copertina del disco di Madonna.

I brani trainanti dell’album sono stati Money Folder, America’s Most Blunted, All Caps e la già citata Curls, che hanno portato il disco alla posizione 66 nella classifica Billboard Hot R&B/Hip Hop Songs, anche se non con un successo pieno. In quel periodo, la Stones Throw rischiava la chiusura a causa delle scarse vendite del catalogo, ma poco dopo è stato siglato un accordo con la EMI che ha permesso a “Madvillainy” di diventare uno dei dischi più venduti dell’etichetta, consentendo alla Stones di aprire un ufficio a Highland Park, Los Angeles.

Madvillainy” ha influenzato una generazione di artisti, tra cui i rapper Joey Badass, il defunto Capital Steez, Bishop Nehru, Tyler, The Creator, Earl Sweatshirt, Danny Brown, il produttore e rapper Flying Lotus, il DJ Cashmere Cat, il collettivo neo soul Jungle, il gruppo indie rock Cults e persino Thom Yorke dei Radiohead. Secondo Earl Sweatshirt, Madvillainy è stato altrettanto impattante nella sua vita quanto l’album “Enter the Wu-Tang (36 Chambers)” dei Wu-Tang Clan, che ha influenzato tutto il rap degli anni ’90. Mos Def racconta:

Amico, giuro su Dio, quando ho visto quel disco dei Madvillain, l’ho comprato in vinile. Non avevo un giradischi. Ho comprato il vinile solo per guardare l’album. L’ho incorniciato e lo contemplavo ogni giorno.

Madvillainy” rappresenta un manifesto gigantesco di cosa significhi fare musica come gesto artistico e pluripersonale. È un lavoro che sfida le regole, comprese quelle imposte dalle major, affrontando temi come l’uguaglianza sociale, il potere, il denaro e la percezione dei media. I lavori successivi dell’artista variano in importanza, ma tutti mantengono una qualità eccellente e mostrano altre personalità, come King Geedorah, DANGERDOOM, JJ Doom e Viktor Vaughn.

A vent’anni dalla sua uscita, “Madvillainy” dei Madvillain è ancora un cult nel panorama dell’hip hop, e si è rivelato un’autentica rivoluzione nel campo del sampling, anche se all’epoca nessuno poteva prevederlo.

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