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Massimo Volume – Cattive Abitudini

2010 - La Tempesta Dischi
post/art/rock

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Tracklist

1. Robert Lowell
2. Coney island
3. Le nostre ore contate
4. Litio
5. Tra la sabbia dell'oceano
6. Avevi fretta di andartene
7. La bellezza violata
8. Invito al massacro
9. Mi piacerebbe ogni tanto averti qui
10. Fausto
11. Via Vasco de Gama
12. In un mondo dopo il mondo

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Parlare della Parola. Questo vuol dire cercare di stringere, di avvitare in un concetto unico,  come pittori miopi, le pulsanti sfumature che i Massimo Volume sanno incidere in pagine bianche di silenzio.

Due chitarre, quella di Egle Sommacal e di Stefano Pilia (inseritosi già dall’ultimo live “Bologna Novembre 2008”) che in continui contrappunti e scalate, viaggi lunghi attorno alle parole di Emidio Clementi (autore dei testi, voce e basso)  compiono in  una danza discreta e rituale attorno a testi che non soffrono di stereotipi o vecchi ingranaggi, vecchi trucchi.
Una batteria secca dentro Robert Lowell:  “celebriamo allora i nostri sforzi\Il solco avaro da cui siamo partiti\(chi l’avrebbe mai detto \di ritrovarci qui,\giugno 2010\in un pomeriggio\di pioggia & di sole
seduti di fronte \alle nostre parole?)”  segna l’epifania del ritorno e delle impressioni sfocate di illusione\delusione\orgoglio per quello che è stato fatto nel passato.
Un ritmo sordo e oscillante tra: più grandi mangiatori di hot dog di tutti i tempi che sorridono sazi agli angoli delle strade\lo senti questo suono? \è il lamento del tempo?\o una nota rubata nella casa del sogno? (coney Island)  da una sensazione onirica delle distanze, delle monotone pause in cui rinunciamo alla vita.
Una vita descritta. Una vita parlata in musica: una giusta miscela di Fugazi e Post-rock , di Rimbaud e Jim Carroll, per sfumare  una vita passata ormai come in un vecchio film… ti ho visto una sera nella pubblicità di una birra \coi tuoi anelli da baro e le guance smagrite \parevi un De Niro allucinato\capitato lì per caso (Litio).
Non sono cambiati. Dai tempi di Lungo i Bordi intendo. Nessun cambiamento stilistico o innovazione particolare. E non se ne sente la mancanza.  La poesia confessionale e pauperistica, di poche cose e semplici. Di simboli poveri e di retorica ossuta . Sotto una pesante, consapevole vecchia pressione: Scuoti i tuoi angeli drogati Fausto\stasera ce ne andremo in giroper le vie del centro\allegri come vecchi bonzi ubriachi\consapevoli che il peso del mondo è un peso d’amore\troppo puro da sopportare (Fausto).

Non è un salmodiare. È un ritmo rituale, un racconto che passa di testimone in testimone.  Parola per parola, ognuna con un suo ruolo.

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