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Blitzen Trapper – American Goldwing

2011 - Sub Pop
rock/folk/alternative

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Tracklist

1. Might Find It Cheap
2. Fletcher
3. Love The Way You Walk Away
4. Your Crying Eyes
5. My Home Town
6. Girl In A Coat
7. American Goldwing
8. Astronaut
9. Taking It Easy Too Long
10.Street Fighting Sun
11. Stranger In A Strange Land

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Dalla diabolica Portland con furore. I Blitzen Trapper giungono dalla città natale di Matt Groening e Chuck Palahniuk (giusto per capire che aria si respira da quelle parti) e sono uno scatenato quintetto dedito al folk rock più classico. Attivi dal 2001, sono saliti agli onori della cronaca con Wild Mountain Nation (2007), che valse ai cinque dell’Oregon il passaggio alla gloriosa Sub Pop della vicina e ormai musicalmente dormiente Seattle. Un paio di lavori di qualità come Furr (2008) e il meraviglioso Destroyer of the Void (2010) a confermarne le qualità, ed ecco il nuovissimo American Goldwing, sempre sotto la label icona del grunge.

L’innovazione e l’originalità restano delle semisconosciute e i giganti del vecchio country folk rimangono il riferimento totem del combo americano. Ma lo stile c’è e si sente. Chitarre slide a go-go, l’imprescindibile armonica e coretti trascinanti accompagnano fedeli e perpetui l’intera opera. Ascoltare i Blitzen Trapper è come discendere i maestosi fiumi dell’estremo west, tra riflessivi momenti di calma e improvvise accelerazioni selvagge. Per non farsi mancare nulla, i Trapper citano con successo Neil Young nell’atmosferica “Taking It Easy Too Long”, omaggiano Dylan nella conclusiva ed evocativa “Stranger In a Strange Land”, si concedono derive pseudo moderne a-la Jack White con “Might Find It Cheap” e l’estrosa e riuscitissima “Street Fighting Sun”. In mezzo è tutto un calderone di classiche sonorità a stelle e strisce, ove aleggiano ingombranti le sagome dei vari James Taylor e The Byrds a ispirare l’estro dei kids americani.

Più folk e meno rock rispetto al passato remoto, meno folk e più rock rispetto al passato prossimo. I Blitzen Trapper, forse, non ripetono il meraviglioso disco precedente ma sublimano anni di polverosa gavetta in uno stile definito che, seppur lungi dall’essere innovativo, erge la band di Eric Earley tra gli alfieri del nuovo indie folk, insieme (tra gli altri) ai dirimpettai inglesi Mumford & Sons e ai concittadini The Decemberists. La specialità dei ragazzi di Portland è ormai chiara: musica ruspante senza fronzoli ne ricercatezze ambiziose. Questo è in sostanza American Goldwing, disco che senza strafare risulta bello, semplice e convincente. Preparate i cappelli e ferrate i cavalli dunque,  perché il sempre generoso vento dell’ovest ha  portato nel vecchio continente l’ennesimo album di qualità.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qgOgvfLZ4N0[/youtube]

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