“Build A Fire: un paesaggio al neon che fa da sfondo a una colazione tra Lucio Fontana, un gatto e Polifemo.” Colorite note di presentazione a parte, il nuovo disco dei Green Like July è certamente un buon esempio di indie-rock, ideato e composto sulla scorta di un ampio bagaglio di ascolti e influenze, che spaziano dal verbo beat anni ’60 al pop evoluto di Bowie e Gahan.
Il gruppo alessandrino/milanese, dopo i positivi riscontri ottenuti col precedente “Four-legged Fortune”, torna a proporre i suoi variopinti e spensierati scenari musicali che, supportati da un’attitudine easy e divertente, rendono l’ascolto di questa trentina di minuti un’esperienza assolutamente gradevole.
Andrea Poggio, Paolo Merlini, Roberto Paravia e Marco Verna hanno lavorato molto sugli arrangiamenti (assieme a Enrico Gabrielli), cesellando suoni e sfumature, fino a rendere “Build A Fire” un insieme omogeneo e personale, sincero e spontaneo nel suo dinamico flower-pop lieve nei toni, ma concreto e sicuro nella sostanza.
Complice l’ottima resa audio ottenuta presso gli ARC Studios di Omaha, Nebraska, brani a vario titolo leggeri e scanzonati come l’opener Moving To The City, An Ordinary Friend e A Well Welcomed Change (impreziosito da un bell’hammond), riescono a trasmettere quel necessario qualcosa in più, in termini di feeling e buone vibrazioni, per cui il bilancio generale dell’opera può dirsi senza dubbio positivo.
Una band genuina e spontanea, che ha proprio nella semplicità la sua miglior risorsa artistica e comunicativa.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=kjWl7E58zIs[/youtube]