“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.”
Se esiste davvero questa sostanza, questa lega speciale che costituisce ogni sogno, Marco Sbarbati è riuscito a capire la formula esatta per ottenerla nella vita reale. E con essa ha fatto un meraviglioso Ep. Un vero e proprio sogno musicale.
“Marco Sbarbati” è l’EP d’esordio di questo giovane cantautore maceratese che è riuscito a rapire l’attenzione di Lucio Dalla e di Caterina Caselli. D’altronde è anche impossibile resistergli: la sua voce limpida e poliedrica farebbe colpo anche sul cuore più duro del mondo. A metà tra Bon Iver e Josh Ritter, Marco Sbarbati ci propone un cantautorato un po’ romantico e un po’ disincantato, con una certa rabbia di fondo che sporca l’atmosfera quasi luminosa del disco tingendola con tonalità più scure, a tratti persino più elettriche come in “Backwards”, brano via via sempre più ruggente e rockeggiante ma mai troppo su di giri. Come se il giovane Marco volesse liberare una sconvolgente tempesta interiore senza però esagerare i toni o alterarsi in qualche modo. Il tutto eseguito con pochi fronzoli, con elementi essenziali, senza troppi ghirigori: puro e semplice cantautorato di una bellezza unica nel suo genere. La vera sorpresa è però la voce delicata di Marco Sbarbati, il suo timbro originale e impareggiabile che colpisce subito e che porta questo cantante a distinguersi da qualsiasi altra voce del panorama musicale italiano. Nel complesso, EP ben amalgamato e mai noioso in cui il giovane Sbarbati dimostra di non avere nessun tipo di problema né in italiano né in inglese. Fiore all’occhiello di questo primo lavoro è “Se”, brano che mette in luce la vera magia di Marco e in cui traspare particolarmente la sua rabbia, sempre velata e nascosta dalla leggiadria folk delle sue canzoni.
La voce stupenda, perfetta ed eccezionalmente pulita di un angelo caduto dal cielo.
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