I Parsec sono quattro ragazzi provenienti da Bologna che hanno fatto uscire un disco dal nome Sulla Notte. Un mantra fatto di rumore, testi decantati e oblio. Un lancetta che si trova in mezzo tra i Massimo Volume e il progetto The Death Of Anna Karina.
La prima cosa che salta all’occhio di Sulla Notte è la copertina. Opera fotografica scattata quasi quaranta anni fa da Greg Girard che riesce a comunicare al meglio lo spirito del disco. Se già vi siete presi bene, mentre ascoltate Sulla Notte, andate sul sito di Greg Girad e sfogliate i suoi selected work fatti a Hong Kong a metà tra gli anni 70 e 80. I Parsec riescono a costruire un mondo oscuro, marcio, fragile ma allo stesso tempo credibile e funzionale. Come è funzionale l’impiego del noise rock e dello spoken words. Si possono sentire le provenienze di due forti padri ma questo non rende mai il disco banale o ovvio. I testi sono costruiti in modo piacevole e le note musicali sono plagiate attorno ad essi. Ogni canzone è come il capito di un libro di Donald Ray Pollock (leggetevi Knockemstiff, non il solito Bukowski): drammatico, fallimentare, rumoroso e inaspettato. Appare sempre un cliffhanger che spiazza l’ascoltatore e allo stesso tempo crea curiosità verso la canzone successiva. Emilie, Stoccolma o Non Siamo Mai Stati Moderni sono canzoni forti e identificabili. Vanno ascoltate e apprezzate.
Sulla Notte è un passo in avanti per i Parsec. Loro sono molto abili nel darvi un bel pugno nello stomaco e lavoro dopo lavoro stanno diventando sempre più bravi nel farlo. Sono da tenere d’occhio e sperare in una continua crescita.