Ainè, all’anagrafe Arnaldo Santoro, stupisce fin da subito per eleganza e tecnica, per sonorità e ambientazioni classiche ma al contempo fresche ed attuali, per quel suo suonare marcatamente internazionale senza però perdere nulla del proprio dna tricolore.
E questo in tutte le 13 tracce – 6 in lingua italiana + 7 in idioma inglese – con Ainè abilissimo nel muoversi con agilità e pathos nelle sfumature, tanto su tappeti r’n’b comodi e avvolgenti, quanto con sonorità nu soul, più sofisticate ed ambiziose.
Eccellente poi il contributo dei featuring, su tutti l’affine Ghemon ed il davvero sorprendente Sergio Cammariere, in grado di donare cambi di ritmo e colore ad un album, se vogliamo, un tantino troppo lineare, pulito e trattenuto. La (mia) sensazione cioè è che Ainè abbia progettato molto, pure troppo, questa sua prima uscita, eccesso di pignoleria che ha fatto perdere a “Generation one” un pizzico di brio come pure quelle imperfezioni che spesso fanno la differenza, in positivo.
Comunque sia, gran bel disco d’esordio per un artista da seguire con tantissima attenzione ed altrettanta fiducia.