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Neil Young – Peace Trail

2016 - Reprise Records
folk / rock / songwriting

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Tracklist

  1. Peace Trail
  2. Can’t Stop Workin’
  3. Indian Givers
  4. Show Me
  5. Texas Rangers
  6. Terrorist Suicide Hang Gliders
  7. John Oaks
  8. My Pledge
  9. Glass Accident
  10. My New Robot

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Quando ci si accosta alla musica di Neil Young, bisogna immaginarsi un lungo viaggio nel cuore dell’America, alle radici di un suono che ormai il cantautore ha fatto completamente suo. È un sound caldo, pacato e vagamente melanconico quello che caratterizza il nuovo album del cantautore, pubblicato il 9 dicembre scorso, a pochi mesi di distanza dal precedente Earth -realizzazione in cui il cantante aveva celebrato la “mother earth”, tanto da arrivare a sovrapporre i suoni della terra a quelli degli strumenti musicali, e si era dedicato a temi ambientalisti.

Etichettato Reprise Records, co-prodotto dallo stesso Young e da John Hanlon e infine registrato -in brevissimo tempo, a detta del bassista- negli Shangri-La Studios di Rick Rubin, il disco si compone di 10 tracce: per la loro incisione, Neil questa volta si è ritrovato in studio non con i suoi accompagnatori di vecchia data Promise Of The Real, ma con due strumentisti d’eccezione, ovvero Jim Keltner alla batteria e Paul Bushnell al basso. Peace Trail è un album in cui il cantante non si limita raccontare se stesso, ma presta anche attenzione ai cambiamenti della società, del mondo che lo circonda; un album che è “socialmente impegnato”.

La voce inconfondibile di Young trova il suo spazio ideale in un mood prevalentemente acustico e appena arricchito con qualche accenno elettrico (My New Robot): maracas, arpeggi acustici, basi ritmate e giri d’armonica a bocca si innestano su un sottofondo di percussioni che ricordano da vicino i ritmi dei nativi americani. Le riflessioni di un uomo sul mondo vengono tradotte in musica, senza badare più di tanto alla perfezione e alla pulizia del suono; il tutto deve suonare “vero”, non perfetto.
Tra i brani, il primo ad essere stato presentato al pubblico, accompagnato dal particolare videoclip che trovate qui sotto, si intitola Indian Givers: il tema della canzone è una feroce protesta contro la costruzione dell’oleodotto Dakota Access Pipeline sulla terra dei nativi americani.

Ancora una volta, il cantautore statunitense, precursore del folk rock, ha centrato il colpo e ha dimostrato che il suo stile è immortale; ancora una volta, Neil Young ci ha proposto una prova convincente, ennesima dimostrazione del fatto che abbia ancora molto da offrire.

 

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