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Pissed Jeans – Why Love Now

2017 - Sub Pop
noise rock

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Tracklist

1. Waiting On My Horrible Warning
2. The Bar Is Low
3. Ignorecam
4. Cold Whip Cream
5. Love Without Emotion
6. I'm A Man
7. (I Won't Tell You) My Sign
8. It's Your Knees
9. Worldwide Marine Asset Financial Analyst
10. Have You Ever Been Furniture
11. Activia
12. Not Even Married


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Il rock è morto. Volevo iniziare la recensione con un’ovvietà a caso sul tema per potervi poi dire che dalle carcasse putrescenti di un genere, e di tutte le sue stantie derivazioni del cazzo, possono nascere entità in grado di riportare in vita, sotto forma di lurido e violentissimo zombie, qualcosa che si è smantellato con tanta forza da risultare sempre più fetente ad ogni nuova uscita indebitamente definita “rock”.

Prendete ad esempio i Pissed Jeans. Il quartetto proveniente dalla Pennsylvania è al suo quinto album, e quarto per Sub Pop, non so se mi spiego, eppure se li nomino in giro la gente mi guarda come se stessi parlando di una band della provincia di Taiwan al suo disco di esordio su etichetta congolese. Nell’epoca del tutto per tutti dettata da social media ed internet asfissiante il fatto che voi, amanti del rock a tutti i costi e delle bandane insozzate da sudore di vecchi tripponi dell’hardcore, riusciate ad ignorare tutto, anche quello che potrebbe (non dico dovrebbe ma poco ci manca) piacervi mi manda fuori di testa. Vi vedo, sapete? Tutti i giorni postate gli Stooges, i Motörhead, e chissà quanta altra roba ma appena si parla di novità vi si rinsecchiscono gli occhi e le orecchie si riempiono magicamente di cerume.

Ma torniamo ai Pissed Jeans. Dicevo, con il nuovo “Why Love Now” siamo al quinto lavoro in studio per i quattro signori in questione. In fatto di produttori micidiali i nostri han già dimostrato di aver un gusto particolare, poiché sul penultimo “Honeys” dietro al banco mix stazionava un signore che di nome fa Alex Newport, e per non volersi affatto smentire su questo punto di vista, han pensato bene di farsi accompagnare nel viaggio nientemeno che da madame Lydia Lunch. Il tocco della regina della no-wave si sente eccome e difatti il freddo eighties delle produzioni del genere di cui è campionessa indiscussa si fa largo tra le granate al calor bianco proprie di questa band.

Senza fronzoli e senza tante menate i pezzi colpiscono dritti tra le palle degli occhi. Filo conduttore di praticamente ognuno di essi è l’amore, piegato talvolta allo schifo di cui noi esseri umani siamo capaci oltre ogni altra cosa, come dimostra agilmente il testo maschilista di “I’m A Man”, cantato per l’occasione dalla scrittrice Lindsay Hunter: uno sterminato elenco di frasi oscene che noi ometti siamo in grado di cacciar fuori ad ogni piè sospinto, senza rederci conto del danno che stiamo per fare, il tutto accompagnato da un sontuoso tappeto post-punk che violento è dire poco. Violenza che tende a troneggiare sulla totalità dei brani ivi proposti, in un modo o nell’altro: un coacervo di mattonate doomish (“Waiting On My Horrible Warning”, con una prova vocale degna del “peggior” Lemmy,  (Won’t Tell You) My Sign”, “It’s Your Knees”), sfuriate noise-rock che comprimono Unsane e Stooges assieme (“Ignorecam”), deliziose sberle street punk dal lurido gusto sleazy ed insano (“The Bar Is Low”, “Cold Whip Cream”) e, per gradire, un bel tocco di delinquenziale deathrock turbonegriano che non guasta mai (“Not Even Married”).

Al netto dell’orrenda copertina “Why Love Now” è proprio quel che ci vuole per rendere una giornata di sole un vero e proprio inferno di distorsioni e fantastico disgusto. Consigliato a tutti coloro che amano farsi sanguinare le orecchie. Agli altri consiglio il silenzio.

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