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The Shins – Heartworms

2017 - Columbia
indie pop / folk

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Tracklist

1.   Name for You
2.   Painting a Hole 
3.   Cherry Hearts 
4.   Fantasy Island
5.   Mildenhall 
6.   Rubber Ballz
7.   Half a Million
8.   Dead Alive
9.   Heartworms 
10. So Now What
11. The Fear


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Dopo 5 anni ritornano i The Shins, che nel frattempo sono diventati one man band o, forse in modo più appropriato, uno dei progetti musicali del frontman James Mercer; quest’ultimo è anche il produttore dell’album.

Il successo del precedente “Port of Morrow” ha spinto probabilmante Mercer a ricercare sonorità più pop e meno lo-fi rispetto al passato. Il risultato è un album a due velocità, diviso fra ballad acustiche e canzoni con arrangiamenti elettronici non sempre molto riusciti.

L’album inizia con “Name of You”, che ricorda i precedenti lavori: è una canzone allegra che sembra proseguire sul sentiero tracciato in precedenza. Ma già la successiva “Painting a Hole” lascia intendere il cambio di rotta. Brano con sinth e batterie fine anni ’80 che non riesce a ottenere l’effetto voluto risultando alla fine molto sgraziato. Occorre attendere “Fantasy Island” per trovare un episodio degno di nota, ossia una bella ballad dream rock con un mix ben riuscito fra sonorità pop ed arrangiamenti elettronici.

Nel complesso sono però le canzoni più acustiche ad essere le più riuscite: le tematiche molto personali affrontate in tutto l’album, infatti, si sposano meglio con i cantati più morbidi e con le chitarre a tratti country, come in “Mildenhall”. L’album si chiude con “Fear”, bellissima canzone che trova il suo equilibrio nel contrasto creato fra il cantato malinconico e la base di percussioni e chitarre acustiche. Il risultato è un brano che rappresenta probabilmente ciò che sarebbe potuto essere il vero spirito di “Heartworms”, un viaggio personale di Mercer nella sua crescita come uomo.

La brillantezza delle armonie e dei riff di chitarra che ha fatto la fortuna di “Port of Morrow” è stata parzialmente smarrita in “Heartworms”, un lavoro dove non tutte le 11 tracce sono all’altezza delle aspettative, spesso troppo imbrigliate in arrangiamenti forzatamente elettronici con un retrogusto di psichedelia non sempre piacevole.

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