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La Notte – Volevo Fare Bene

2018 - Woodworm Label
indie rock / pop

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Tracklist

1. Per Nuovi Pescatori
2. Temporale Estivo
3. Muscoli
4. Volevo Fare Bene
5. Ho Visto La Scena
6. A Tempo Con Te
7. La Battaglia Dei Giorni Miei
8. Occhi Di Mare
9. Sotto Assedio
10. Buddha Bar


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Giunti al loro secondo album, i toscani La Notte non sono di certo esonerati dalla classica speranza che sempre colpisce i sostenitori della musica italiana di una certa qualità, i quali hanno visto debuttare una giovanissima band con un album tutt’altro che scontato nella scena italiana degli ultimissimi anni. Uscito sul finire del 2015, il loro primo ed omonimo lavoro era stato infatti nell’anno seguente candidato a miglior opera prima al prestigioso premio Tenco. Con una saggia produzione artistica del sapiente Karim Qqru (batterista dei sempre beneamati The Zen Circus), l’opera seppur acerba mischiava sapientemente le varie influenze da cui il gruppo attingeva; si annusavano infatti note di grunge, si udivano echi di buon stoner rock, ed in generale si gustava dell’ottima musica per degli esordienti. Chiara quindi, a fronte di tutto ciò, la spasmodica attesa per chi li ha fedelmente seguiti durante il loro sviluppo musicale ed anche umano.

Volevano fare bene, solo in parte ci son riusciti.

Togliamoci subito il fastidioso e temuto sassolino dalla scarpa: ad un attento ascolto e con un orecchio minimamente allenato, si viene subito a notare quanto il sound d’origine della band sia andato in gran parte irrimediabilmente perduto – o per meglio dire – tenuto molto a freno nella sua natura più ruvida. Se ciò sia un bene od un male è in buona parte una questione puramente personale, mi limiterò quindi ad elencare in cosa i nostri ragazzi di Firenze hanno effettivamente centrato l’obiettivo e cosa invece non mi ha per niente convinto e segna un piccolo o grande passo indietro.

Un flebile synth accompagnato da un’acustica apre l’ammaliante Per nuovi pescatori e subito si sgretolano una moltitudine di rimandi al passato. Sarà oltretutto una delle poche volte in cui l’ascoltatore potrà riassaporare il sapore fuzz che porterà alla memoria il primo lavoro; si tratta però di momenti circoscritti in piccole sezioni del brano ed in generale nell’intera durata del lavoro; logicamente non si parla di una completa scomparsa dell’attitudine rock, quanto piuttosto di una notevole battuta d’arresto verso certi paesaggi smaccatamente meno fruibili dal grande pubblico. La costruzione del brano in ogni caso è innegabilmente convincente, si può infatti constatare il notevole lavoro dietro ogni strumento e, grazie quindi all’evoluzione musicale avuta (circoscritta comunque nei classici canoni del pop rock), supera il primo ascolto.

Ritroviamo maggiormente raffinata e ben progredita anche la voce di Yuri Salihi, che è forse la componente che più mi ha fatto storcere il naso durante l’ascolto. L’acustica Temporale estivo, in cui il cantante si lascia andare a piccoli versi smaccatamente e forse furbescamente dolenti, rappresenta simbolicamente il mio dubbio su alcuni suoi piccoli cambiamenti di registro. Sufficiente la qualità dei testi e la loro interpretazione, forse un poco banalizzati da argomenti e pensieri spesso troppo trattati da svariate band nel panorama Italiano odierno.

Si avverte in sostanza una sottile ma coriacea patina che inibisce troppo frequentemente il vero potenziale del gruppo e sembra limitarne la genuinità con cui li abbiamo conosciuti, soffocando e spesso opprimendo le loro numerose e buonissime idee che avrebbero magari giovato di una produzione meno candida (Volevo fare bene ha sotto questo punto di vista una innegabile costruzione accattivante ed incredibilmente catchy, che perfettamente si sposa con quanto è stato appena detto).

Crolla senza mezzi termini poi parte del rispetto che i La Notte si erano acquistati sul versante rude del sound con Muscoli, davvero musicalmente troppo scialba e mediocre per esser una vera traccia “rockeggiante”. Godono senz’altro di miglior luce le loro sfumature più intime ed acustiche, beneficiando di quella velatura chiaramente più pop che nei brani elettrici e più vivaci dona invece un leggero sapore artefatto e meno genuino. Ho visto la scena, con il suo inserto di violoncello e la folkeggiante A tempo con te sono infatti un’ottima successione di brani che riesce a far riscattare quasi completamente le cadute di stile viste in precedenza.

Va segnalata poi la gemma posta in coda a “Volevo Fare Bene“, per concludere con quello che è, secondo il mio parere, il vero capolavoro dei La Notte: Buddha Bar, senza inutili pretenziosità musicali, lascia intravedere il vero cuore delle persone dietro gli strumenti – come troppo poco era accaduto fin’ora – infiltrandosi dolcemente nella mente dell’ascoltatore, risultando sinceramente commovente e dalle sonorità quasi World Music con le sue tribali percussioni.

Purtroppo non mi sento di promuovere l’intero lavoro, colpa alcune ingrombranti strizzate d’occhio verso un pubblico più ampio ma non necessariamente di qualità superiore; il disco è comunque davvero ben suonato e la giovane età del gruppo non dimostra altro che la loro effettiva bravura.

Volevo Fare Bene” è una tappa nel percoso di una band che, nella sua disarmonia quasi bipolare, alterna momenti di pacchiana natura a piccoli tesori sparsi e disseminati lungo l’intera tracklist. Starà ai ragazzi decidere quale percorso evolvere maggiormente in futuro, avendo le capacità per convincere i fan di entrambe le fazioni.

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