Un post-punk electro e glaciale, con un basso incalzante a dare ritmo e brio a un’elettronica algida e distaccata. Se le quattro corde si muovono su registri decisamente post-punk, ad ampliare lo spettro evocativo e sonoro sono i beat elaborati e, soprattutto, synth ed effetti di tastiera, che conferiscono visionarietà e profondità all’insieme. La voce filtrata amplifica l’effetto di straniamento, in un disco che sembra la discesa in un intrico di cavi, circuiti e valvole.
La premessa vuole però essere spirituale. Questo ‘Religio’ raccoglie e fa sue le promesse dei suoi officianti, Giuseppe Lo Bue e Filippo Scalzo che, da una camera d’appartamento in quel di Bologna si proiettano fin dal 2012 verso più ambiziosi lidi. Pietra scava nell’inquietudine, mentre è raro incontrare un basso lirico come quello che si ascolta sulla traccia che dà il nome all’album. Se Hitler amava i cani alza il tiro e va incontro a una folle corsa su circuiti stampati, Tonalità martella ritmi industriali e ossessivi, per poi tornare sui suoi passi e virare su sonorità più care a Sisters of Mercy e Bauhaus.
Va solo aggiustato qualcosa perché l’ingranaggio funzioni a dovere. L’insieme è monolitico, a volte anche troppo, e i pezzi vivono in simbiosi l’uno con l’altro, esaltando nel bene la compattezza del lotto e nel male la sua neanche tanto nascosta ripetitività. Fortuna che alla fine arriva L’inganno del mattino: un attacco implacabile a colpi di chitarre a tamburo battente, quasi fossero i Godflesh, temperato da una chiusura che è un inaspettato abbraccio al calore di un sole velato dalla nebbia.
Chiudono in bellezza, i Caron Dimonio, forse ben più consci di noi della loro bravura e dei loro limiti, tanto da mettere una seria ipoteca su una loro prossima fioritura, se saranno in grado di gestirli. Restiamo speranzosi ad aspettarli dall’altra sponda dello Stige.