Solitamente quel periodo in cui un artista/una band riesce ad ordinare tutte le intuizioni, le bozze, mettere a frutto le idee sedimentate nel tempo, coincide con il momento in cui decide di pubblicare un nuovo lavoro. Questo periodo è spesso un altalenare tra la distruzione e la ricostruzione, tra la negazione e la conferma delle proprie convinzioni. A chi la musica la vive dall’esterno questo può sembrare un periodo di inattività, chi invece la musica la fa sa che questo è il momento di maggiore fervore creativo.
Probabilmente i quattro anni passati tra il precedente lavoro “Butterfly effect” (2014) e il nuovo “LUB DUB”, pubblicato nell’aprile del 2018 da Urtovox/Ala Bianca, per gli A Toys Orchestra sono stati qualcosa del genere.
Presumibilmente sono stati anni necessari ad affinare quel processo di costruzione e decostruzione che, con tutte le scelte e le negazioni operate, ha definito ulteriormente quel suono che gli A Toys Orchestra sono riusciti a cucirsi addosso. Anche da un ascolto shuffle dei primi due accordi di rhodes di More Than I Need (traccia di apertura) si riconosce il loro modo di scrivere, perché gli A Toys Orchestra suonano come gli A Toys Orchestra, punto.
Da “Job” del 2001 fino a “LUB DUB” è evidente come quel fervore creativo sia stato catalizzato in una ricerca costante di suoni, testi, e armonie. Il singolo, che prende il nome dall’album, rende benissimo l’idea: chiaro, diretto, imperfetto, maturo e definitivo. Gli arrangiamenti osano senza mai spostarsi troppo dalla linea principale. Tutto sembra controllato e misurato alla perfezione. Le linee vocali sono inconfondibili, dosate in maniera ineccepibile.
Questo lavoro non è altro che la conferma di una band di grande spessore, che si misura, vincendo, con la semplicità. E si sa, le cose semplici vanno lasciate ai bravi.