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Gui Boratto – Pentagram

2018 - Kompakt
elettronica

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Tracklist

1. The Walker
2. The Black Bookshelf
3. Overload feat. Luciana Villanova
4. Forgotten
5. Forgive Me
6. Scene 2
7. Alcazar
8. The Phoenix feat. Nathan Berger
9. Halluciantion feat. B.T.
10. Spur
11. Pentagram
12. 618


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Sono passati più di 10 anni dall’uscita dello stupefacente “Chromophobia“, un gioco di tessiture ritmiche in cui la techno diventa elettronica complessa e le melodie parte fondamentali delle tracce. Con 4 album alle spalle e innumerevoli EP e remix, il produttore brasiliano ci propone un disco, il suo quinto, per l’esattezza, “Pentagram“, un disco di 12 tracce che rinvigorisce la sua impronta con prospettive differenti che però richiamano al suo magico tocco – va menzionato anche il ritorno della vocalist, la moglie Luciana Villanova col singolo Overload.

Attraverso il suo approccio caleidoscopico, Boratto costruisce un disco che non può non essere altamente inclusivo, ai massimi livelli. Dalla traccia d’apertura The Walker, (che prende spunto dal lavoro dei Tears For Fears “Elemental“) fino all’euforia di Forgotten. Boratto confessa il suo procedimento creativo: “Stavo andando in due direzioni diverse. La tipica produzione indie- elettronica- rock (nei pezzi It’s Majik o Like You) e una assolutamente techno, per questo ho deciso di dividere il disco in tracce sorelle”.

Il Nostro abbraccia l’essenza più pop rispetto al passato come The Phoenix e Overload col suo carico di melodie acide che entrano nel marasma del prisma musicale. Per tutti coloro che sono appassionati di simbologie, ecco che la durata del disco ritrae le proporzioni del pentagramma al quale è deidicato l’intero album (618). non è propriamente una coincidenza. Lo scultore Lygia Clark ha molto ispirato il produttore brasiliano. Non tanto il contenuto, ma le sue forme. Quello che si voleva ritrarre è il punto di vista scientifico del pentagono.

Troviamo anche altre tracce come Spur (sotto l’ombra dei magici marchingegni 808 e 909 che hanno segnato un’epoca nella produzione musicale) e Alcazar nei loro epici quattro quarti ricordano momenti altamenti catartici (come Scene 2 di “Chromophobia“) ma con nuove tecniche di costruzioni dettagliate à la Amon Tobin. Hallucination e la successiva title track (con il sound di Idiots are winning holdeniano) sono il risultato dell’utilizzo del synth Buchla in cui Boratto ha usato 30 suoni di rullanti differenti con diversi delay e diversi reverberi. Tutta la canzone vive di vita propria. Diciamo che è proprio questa la dimensione di tutto il disco. La scienza e il mondo dei sogni, sono compatibili. Anzi, la prima è stata spesso usata nel secondo, ma a questo giro, i due mondi si intrecciano.

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