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Fernweh – Fernweh

2018 - autoproduzione
elettronica / noise

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Tracklist

1. Drift
2. Ninja
3. Fernweh
4. Drift 2
5. Jennifer


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Fernweh è una parola che esprime un significato complesso in tedesco, qualcosa che non ha traduzioni dirette in italiano, una sorta di “nostalgia dell’altrove” che tanti sperimentano senza saper ben descrivere. Loro ci provano, sicuramente nel pezzo omonimo che infilano a metà dell’album, con voci (volutamente) confuse e sovrapposte, che mescolano quelle che sembrano essere le loro due terre d’origine, Italia e Germania.

Loro in realtà sono un trio di La Spezia, sebbene gran parte del loro primo tour stia avvenendo all’estero probabilmente per buona colpa dell’orecchio dell’ascoltatore medio in patria, e mescolano rumori e suoni con una matrice elettronica in modo così simile a tanti progetti che riconduciamo spontaneamente a Berlino e dintorni che la loro musica viene definita “kraut” più spesso di quanto dovrebbe.

Aprono con una lunga ballata post-rock, Drift, che nasce pacata da qualche rumore e termina in un complessivo strumentale per dare spazio al ritmo di Ninja, più rapida e spinta, con un sottofondo di accenno ad una melodia da film poliziesco anni ’90. Nei due pezzi finali riprendono i toni dell’inizio, sebbene ormai già maturi e aperti a sperimentazione, e chiudono con un cantato quasi soave sul brano più pulito di tutti, che se ne va sfumando piano piano in lontananza.

Un ottimo debutto-non-debutto (già impegnati in progetti solisti e in accompagnamento ad installazioni in giro per l’Europa), i Fernweh lasciano sicuramente il segno in un progetto che sulla carta potrebbe sembrare poco originale ma che all’orecchio risulta sicuramente fresco e sperimentale, con un indubbio respiro europeo.

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