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Nothing – Dance On The Blacktop

2018 - Relapse Records
alternative rock / shoegaze

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Tracklist

1. Zero Day
2. Blue Line Baby
3. You Wind Me Up
4. Plastic Migraine
5. Us/We/Are
6. Hail on Palace Pier
7. I Hate the Flowers
8. The Carpenter’s Son
9. (HOPE) Is Just Another Word With A Hole In It


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Ricordo ancora il muro di suono che per poco non demoliva il Covo Club di Bologna, tutta “colpa” della band statunitense impegnata ai tempi con il tour di “Tired Of Tomorrow”. A quasi tre anni di distanza i Nothing rilasciano il loro terzo album “Dance On The Blacktop” registrato presso i Dreamland Recording Studios di Woodstock con John Agnello, produttore e ingegnere del suono di alcuni capolavori dei Dinosaur Jr, Sonic Youth, Kurt Vile. Un full-lenght che suona come un tributo ai ’90 e a quel suono in bilico tra lo shoegaze e il post-punk.

Anche questa volta si parte dalle distorsioni con Zero Day, seguita da Blue Line Baby e You Wind Me Up. La prima dedicata alle sue notti insonni alla ricerca di sé stessi, la seconda immortala la Kesington dei primi ’90 segnata dall’arrivo degli oppioidi. Più ci si addentra in “Dance On The Blacktop” e più appare evidente il gran lavoro della band di Philapelphia che stupisce mischiando le carte già usate in precedenza, dai chitarroni che sovrastano batteria e basso alle voci confuse ma decisamente presenti, senza risultare mai scontati o ripetitivi. Un album cupo e decisamente eterogeneo sia in termini di arrangiamenti che di strutture ma che dipinge in maniera dettagliata l’animo umano e i suoi demoni, a volte però con un briciolo di ottimismo (You Wind Me Up).

Il titolo dell’album rimanda allo slang da prigione e significa litigio o colpo durante le attività ricreative all’aperto. In particolare si riferisce al periodo precedente ai Nothing, quando Domenic Palermo scontò 2 anni per aggressione aggravata e tentato omicidio. Qualche anno di militanza in formazioni punk e poi l’arrivo dei Nothing. “Dance On The Blacktop” racconta storie di odio verso se stessi, autodistruzione e disprezzo generale per l’umanità. Sentimento forse frutto di una spiacevole notizia per Domenic a cui è stata da poco diagnosticata una malattia neurodegenerativa.

I figli di Slowdive e My Bloody Valentine ci regalano un album introspettivo, devastante, che li conferma nuovamente tra le migliori del genere, tanto quasi da far propria una tendenza nu-shoegaze. Ma quel che è certo è che i Nothing fino ad ora non ne hanno sbagliata una e difficilmente lo faranno.

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