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Mudhoney – Digital Garbage

2018 - Sub Pop Records
rock / alternative / grunge

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Tracklist

1. Nerve Attack
2. Paranoid Core
3. Please Mr. Gunman
4. Kill Yourself Live
5. Night and Fog
6. 21st Century Pharisees
7. Hey Neanderfuck
8. Prosperity Gospel
9. Messiah's Lament
10. Next Mass Extinction
11. Oh Yeah


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Recensiresti i tuoi genitori, la tua fidanzata o qualcuno a te davvero caro? Questa sensazione mi ha preso dopo avere accettato (o meglio, essermi proposto) per questo incarico. Cosa dire di una delle band più storiche e a cui sono più affezionato?

I Mudhoney sono semplicemente una certezza, il loro garage rock, con venature punk ha poco spazio, se non nessuno, per innovazioni e variazioni sul tema, eppure Mark Arm e compagni continuano a mantenere uno standard qualitativo elevato, costante negli anni.

Titoli come Nerve Attack o Paranoid Core non sarebbero state fuori luogo su dischi come “Superfuzz Bigmuff”, quello che differenzia la band di Seattle rispetto agli esordi è solamente una maggiore pulizia nel suono e nell’esecuzione e una tendenza a esprimersi su ritmi più lenti, tendenzialmente mid-tempo.  Please Mr. Gunman potrebbe essere la Hate The Police del 2018, con un ritornello che non lascia dubbi sull’argomento e sulle posizioni del gruppo mentre è pregevole anche la successiva Kill Yourself Live, con sonorità più pulite e un organo elettrico che fa avvicinare i Mudhoney al suono delle garage band dei 60s.

C’è ancora bisogno dei Mudhoney, e di un loro disco nuovo? Viene da farsi questa domanda, ma pensando a tutti i gruppi che esistono e che fanno proposte ripetitive o inutili, che magari hanno esaurito quello che avevano da dire già nella prima facciata del primo album, sui Mudhoney non possono esserci dubbi.

Qualche traccia che emerge e si differenzia poi la troviamo, Night And Fog ne è un ottimo esempio, ritmo quasi hip hop, chitarra ipnotica e ripetitiva, quasi fosse un sample (anche se non lo è) e un cantato che guarda agli Stooges di “Gimme Danger”, il tutto poi deflagra in un’esplosione di punk/noise, come è giusto che sia. Andando avanti con l’ascolto si trovano tracce di novità, però rigorosamente in linea con la storia della band, 21st Century Pharisees, con un cantato sguaiato, inserti di synth distorti e e un’incedere rabbioso che riportano alla mente i Fall del compianto Mark E. Smith, ed anche il testo è esplicito e diretto, come sarebbe piaciuto a lui.

La seconda parte dell’album contiene le canzoni più convincenti, sia come carica ed energia sia come scelte sonore, e porta questo disco tra i più riusciti nella carriera dei Mudhoney, giusto un gradino al di sotto dei classici degli esordi.

Non ci resta che ricordarci di gruppi come loro, e tributare il giusto valore, tutt’altro che una band minore della scena di Seattle, anzi…

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