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The Ocean – Phanerozoic I: Paleozoic

2018 - Metal Blade / Pelagic Records
post metal

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Tracklist

1. The Cambrian Explosion
2. Cambrian II: Eternal Recurrence
3. Ordovicium: The Glaciation Of Gondwana
4. Silurian: Age Of Sea Scorpions
5. Devonian: Nascent
6. The Carboniferous Rainforest Collapse
7. Permian: The Great Dying


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Addentrarsi nelle opere musicali dei The Ocean equivale al gettarsi anima e corpo in viaggi tanto avventurosi quanto drammatici, i quali si insinuano giocoforza all’interno della visione d’insieme del collettivo tedesco, una visione sempre critica, attuale e nostro malgrado reale e veritiera di come va il mondo. La capacità di condurre la musica al di fuori del solo schema band-ascoltatore, puntando altresì sull’aspetto visivo, ha permesso alla band di Berlino di modellare un’esperienza immersiva che fa di questo progetto una delle realtà artistiche migliori del Vecchio Continente.

Dopo cinque anni di tour legati all’uscita della precedente fatica discografica, l’immenso “Pelagial”, la multiforme creatura capitanata dal compositore e chitarrista Robin Staps dà l’addio al 2018 con il primo capitolo di un’opera doppia sfaccettata e mozzafiato, intitolata “Phanerozoic I: Palaeozoic”. Si tratterà dell’anello di congiunzione fra i predecessori “Precambrian” ed “Heliocentric” / “Anthropocentric”, non solo da un punto di vista musicale ma anche concettuale: 500 milioni di anni sono trascorsi, arrivando fino ai giorni nostri, attraverso cinque eventi catastrofici che hanno quasi distrutto la Terra e annientato piante e animali presenti su di essa. 

Il volume numero uno abbraccia così sonorità che si muovono come un fiume in piena fra riff di chitarra prettamente metal e luoghi a sé stanti composti da crescendo strumentali progressive, amalgamati a synth analogici che non precludono affatto la via della dovuta cattiveria musicale. Significativo è dunque il binomio iniziale composto dall’intro The Cambrian Explosion e dalla successiva Cambrian II: Eternal Recurrence, in grado di spiazzare fin dal principio a livello di impatto sonoro; il trasporto insito nei brani dei The Ocean è realmente capace di sollevare l’ascoltatore dalla sedia e di porlo all’interno di uno spazio aperto, in balia della natura. Proprio la Natura, come entità fondamentale del nostro vivere, è al centro dei testi di questa nuova release del collettivo tedesco, il quale prende spunto dalla teoria di Nietzsche de “l’eterno ritorno” per trasmettere la propria visione su cambiamento climatico e stato attuale del nostro pianeta. Come spiegato da Staps, “l’album ruota essenzialmente attorno al tempo e alla sua percezione: è l’ora di smetterla di credere che non si possa far nulla per cambiare eventi ricorrenti che crediamo essere impossibili da modificare di volta in volta”. Le estinzioni avvenute durante l’Eone Fanerozoico non sono state affatto create dall’Uomo, e infatti la band non muove le sue critiche a una Terra che può decidere di spazzare via l’umanità da un momento all’altro: il problema riguarda il pensiero dell’umanità, non in grado di giungere alla conclusione che il surriscaldamento globale da essa provocata non potrà essere altrettanto devastante.

I The Ocean hanno lavorato duro per questa uscita, nessun dettaglio è stato lasciato al caso, e tutte le canzoni (in cima sicuramente Devonian: Nascent, con il suo lento e nostalgico avvio, e la mortifera Permian: The Great Dying) viaggiano nel tempo e nello spazio senza tregua alcuna. La batteria, registrata in Islanda agli Sundlaugin Studios dei Sigur Ros, sorregge in maniera eccelsa ogni singolo passaggio, fondendosi con la superba voce di Loïc Rossetti, lasciata volutamente un po’ dietro rispetto alla furia di chitarre e basso.

Phanerozoic I: Palaeozoic” vedrà Metal Blade Records e Pelagic Records fare squadra  per la sua uscita, coadiuvate anche dall’ottimo lavoro dell’artista norvegese Martin Kvamme per quanto riguarda l’artwork, altamente simbolico e suggestivo.

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