The Get Up Kids – Problems

È difficile approcciarsi ad un disco dei Get Up Kids con obiettività e piedi saldi, senza volare nel passato e tirare in ballo tutta una serie di sensazioni ed emozioni forti, nostalgia ovviamente in primis. Eppure ancora oggi la musica della band di Kansas City non può essere che questo – un contenitore di feelings a cui attingere per fare i conti con il tempo e la vita – ed il fatto che sia rimasta intatta ed intensa nonostante i tanti anni sul groppone rappresenta un unicum magico per tutto il panorama. E ne sono passate di correnti nell’oceano dell’emo, tutte rigorosamente a durata limitata e scadenza prefissata, ma i Get Up Kids sono rimasti sempre ben fedeli al proprio animo e alla propria unica sensibilità.

A 8 anni da “There Are Rules, “Problems” è esattamente come ce lo si poteva aspettare: onesto, sincero e familiare anzitutto, ma non senza quella voglia di rivalsa e novità che si poteva apprezzare già nell’Ep “Kicker”, che nemmeno 365 giorni fa ce li aveva riportati in una forma invidiabile. Dunque, accanto alle melodie e ai singalong di sempre, in un crescendo di emotività, si fanno strada sfumature nuove e diverse, a tratti poco convenzionali per il genere. La produzione di Peter Katis (The National, Japandroids) le mette bene in evidenza, sia quando si tratta di carezze pop (Waking Up Alone, The Problem Is Me) che di spigolosità post-punk (The Advocate, Lou Barlow) e wave (Common Ground, Lou Barlow), sulla scia della vena sempre ispirata di Matt Pryor.

Non lo scopriamo certo oggi il talento dei Get Up Kids nel tradurre in musica tutto un corollario di emozioni in modo intenso come nessun altro (la conclusiva ed epica Your Ghost Is Gone è un manuale in tal senso), ma in “Problems” troviamo prova ulteriore di una versatilità così estremamente vicina al concetto di immortalità.