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Editors – Black Gold

2019 - PIAS
indie / rock / darkwave

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Tracklist

Black Gold
01. Frankenstein
02. Papillon
03. Munich
04. Sugar
05. Hallelujah (So Low)
06. An End Has A Start
07. Upside Down
08. Bullets
09. Ocean of Night
10. No Harm
11. Smokers Outside the Hospital Doors
12. A Ton Of Love
13. Magazine
14. The Racing Rats
15. Black Gold
16. No Sound But The Wind

Distance, The Acoustic Recordings
1. Violence
2. Walk the Fleet Road
3. Blood
4. Let Your Good Hearth Lead You Home
5. Smokers Outside the Hospital Doors
6. Fall
7. Two Hearted Spiders
8. Distance


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Se la nostra band ha mai significato qualcosa per voi, anche solo per un breve periodo, se avete acquistato un biglietto o fatto una coda per un vinile, o per un selfie, se avete ballato da soli nella vostra camera mentre ci ascoltavate, se ci ascoltate per la prima volta: grazie, senza di voi saremmo soli”.

Puo’ suonare strano iniziare una recensione dalla traduzione dei ringraziamenti in calce al booklet,  che si estendono anche a Chris Urbanowicz, chitarrista dei primi due album, (“ci dispiace sia finita in quel modo, senza di te non avremmo mai iniziato”) . Non lo è per un Best Of che celebra quasi  20 anni di carriera ( gli Editors si sono formati nel 2002 a Stafford), a maggior ragione nel caso di un gruppo di ragazzi britannici, inclini alla riservatezza e dediti a quello che, ospiti  alla trasmissione Ossigeno di RAI 3, hanno loro stessi definito, benchè con un sorriso (auto)ironico, “Depressive Rock”. Una band che vive la propria condizione di “rockstar” sempre un attimo un passo indietro, lontana da eccessi, tatuaggi troppo vistosi, pose eccessivamente plastiche : tanto il cantante Tom Smith è istrionico e gestuale sul palco, tanto è dimesso durante le performance acustiche (anche perché in quel caso la voce parla da sé) e durante le interviste.

Come ogni  Best Of, uscito in diversi formati CD e vinile, in “Black Gold”  la storia del gruppo viene ripercorsa attraverso i pezzi più significativi (e come sempre accade in questi circostanze, ciascun ascoltatore si rammaricherà di vederne uno di proprio gusto escluso) ma in questo caso con l’aggiunta di inediti, Black Gold, Frankenstein e Upside Down, tutti prodotti da Garret “Jacknife” Lee (U2, REM, Killers) e, nella versione De Luxe, corredata da una raccolta di versioni acustiche che avrebbero potuto essere, senz’altro, materiale per una uscita autonoma.

La prima traccia parte cronologicamente  dalla fine, un po’ come a voler creare un filo conduttore,  che leghi le ultime produzioni con quelle future, con una sorta di “inedito relativo”, Frankenstein, uscito come singolo la scorsa estate. Un pezzo che recupera la vena elettronica e le sonorità del terzo lavoro della band, senz’altro non il migliore, “In This Light and on This Evening”, pur mantenendo la carica di “Violence”, l’ultimo album uscito due anni fa. Un pezzo definito “per i freaks, per chi si sente sempre fuori posto”, come hanno detto spesso i membri della band durante le interviste, una canzone, che si rivolge, insomma, a chi si sente un po’ il Gregor Samsa della situazione (e nelle esibizioni live del pezzo Tom Smith con le sue mosse colorite ed enfatizzate bene rende quella sensazione).

La successione delle Hit procede poi con i primi successi Papillon, Munich, per poi passare, tra le altre da Sugar, An End Has a Start, Ocean of Night, Violence, Smokers Outside the Hospital Doors, A Ton Of Love, Racing Rats, e alla fine, la sempre struggente No Sound but the Wind. Non riuscitissimi gli altri due inediti, Black Gold (uscito come singolo un mese prima del best of) e il nuovissimo Upside Down. Black Gold cede eccessivamente a lusinghe elettroniche, sacrificando un batterista sottovalutato ma decisamente talentuoso come Ed Lay, ma raggiunge l’obbiettivo, orecchiabile e facilmente memorizzabile dall’ascoltatore,  e non è detto che questa sia una qualità. Upside Down, l’unico, dal punto di vista cronologico, vero inedito, in quanto mai pubblicato come singolo,  strizza l’occhio al funky, ma sempre declinato in chiave elettronica,  ma senza lasciare particolari segni, bel lontano dalla profondità sonora e dei testi tipiche della band.

A fronte, come sempre accade in un Best Of, di hit che sono comunque una garanzia per il fan e l’ascoltatore,  “Distance, The Acoustic Recordings”, l’album acustico allegato nelle versioni De Luxe, è una piccola perla di raffinatezza che vale e pesa quasi come fosse una uscita autonoma . I contenuti di questo lavoro compensano ampiamente e generosamente  le “debolezze” di due inediti su tre non proprio all’altezza della caratura delle precedenti produzioni della band, soprattutto dell’ultimo album in termini di tempo,  “Violence”, che ha recuperato definitivamente l’energia che appariva dispersa ai tempi di “In This Light and on This Evening”.

Non e’ inusuale che gli Editors si dedichino a performance acustiche, spesso in occasione di show televisivi (che avvengono sovente, oltre che in UK, in Nord Europa, dove il gruppo è molto più seguito in che in Italia, per quanto qui possano contare su un tenace gruppo di fan storici) e in queste registrazioni la voce baritonale del frontman dà davvero il meglio di sè. Arrangiate con archi e violoncelli, le versioni acustiche di pezzi storici come Blood, Fall e Smokers Outside The Hospital Doors (presente dunque sia in versione originale che acustica) si caratterizzano per intensità ed estrema raffinatezza. Walk The Fleet Road si migliora addirittura rispetto alla versione strumentale, mentre forse Two Hearted Spider risente un po’, in acustico, della mancanza della marzialità e del crescendo della versione originale.

Complessivamente un ottimo prodotto, piuttosto ricco in termini di quantità e qualità, ma che ovviamente non sempre riesce a mantenere l’elevatissimo livello delle performance della band. In ogni caso un bel regalo ai fan, che sarà seguito dal Tour europeo “Black Gold” che toccherà Roma all’Atlantico il 10 febbraio e Milano  all’Alcatraz  nei giorni 11 e 12 febbraio.

 

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