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Envy – The Fallen Crimson

2020 - Pelagic Records
post rock / post hardcore / screamo / shoegaze

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Tracklist

1. Statement Of Freedom

2. Swaying Leaves And Scattering Breath

3. A Faint New World

4. Rhythm

5. Marginalized Thread

6. HIKARI

7. Eternal Memories And Reincarnation

8. Fingerprint Mark

9. Dawn And Gaze

10. Memories And The Limit

11. A Step In The Morning Glow


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Il vento è cambiato, a dirlo è lo stesso Tetsuya Fukagawa, che giusto nel 2016 lasciava il suo gruppo, facendo presagire il peggio per la formazione giapponese. Ma se davvero le cose in cinque anni possono cambiare, anche in meno, così nel 2018 torna in seno alla band, incrociandosi sulla porta con Tobita e Seki, rispettivamente chitarra e batteria, sulla nave dal ’92. Le chitarre oggi sono salite a tre (Yoshi, Taki e Kawai), e gli Envy sono intenzionati ad usarle al meglio. 

Il vento è davvero cambiato: “The Fallen Crimson” ci mostra una nuova alba, nuovi colori, suoni che spezzano una seppur magnifica “routine”, che trascendono e si insinuano nell’anima, illuminando un mondo di violenza, irrorandolo della luce dorata del sentimento. Gli Envy feroci diventano qui gli Envy senza paura, decisi ad espandere le particelle di ciò che ha reso la loro formula screamo/post hardcore qualcosa di diverso e ben più potente di tanti loro colleghi occidentali. Una mossa per niente scontata e un rischio che andava corso per arrivare altrove, per non ripetersi.

Eppure non diremmo che sono cambiati, non storceremmo il naso quando la melodia diventa padrona assoluta della scena, punto di fuga dal manierismo di genere. La tradizione personale diventa futuro, così quando Rhythm si apre su note rarefatte e su un coro etereo restiamo a bocca aperta, gli occhi si riempiono di lacrime, ed è una ballad (!) shoegaze quella che si dispiega sotto i baluginii di chitarra, Tetsu lascia il posto al lirismo elegiaco di una voce femminile toccante, spiazzante, dolce e morbida che stringe le distanze tra pop, folklore del sol levante e assalto elettrico. HIKARI (ovvero Luce) segue questo nuovo corso: una pioggia leggiadra si posa su ambience rarefatti crescendo fino ad incontrare la voce narrante che infine esplode, un’epica terminale quanto Dawn And Gaze che si scontra nella tempesta con i tocchi soffici e lacrimevoli di Eternal Memories And Reincarnation e A Step In The Morning Glow.

La feralità del gruppo non se n’è però andata, e lo strappo post-hc melodico che apre Swaying Leaves And Scattering Breath si fa incuneare da un Fukagawa inusitato in veste clean spaventosamente riuscita, abbracciato dalle acustiche. Niente a che vedere con la struggente A Faint New World, imbevuta di malessere che da strisciante serpe si tramuta in prorompente attacco post-core che pare di sentire gli strappi delle fauci di Dillinger Escape Plan e Botch e tutto diventa tormenta distruttiva che vien giù tutto il palazzo. Marginalized Thread vira post-(punk)-rock con quella chitarra da sola a perforare tutto e di nuovo pop e poi powerviolence, come se non ci fosse tempo per i ripensamenti. Trangugiare la grossa pillola screamo che è Statement Of Freedom, che sfocia forte in una metallica fusione di rabbia e dolori al petto e una testa che implode sotto i colpi immani di un martello pneumatico, lo stesso che strazia Fingerprint Mark.

Cambiare fa paura. Cambiare è inevitabile. Quel che è stupefacente è farlo nel 2020, e farlo alla maniera degli Envy. La certezza è qualcosa di cui potrete fare a meno.

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