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Tenue – Filtro

2020 - V4V Records
indie

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Tracklist

1. Tenue
2. Annegare
3. Terza persona
4. Contatto
5. Lieve
6. Quella foto
7. Traccia
8. Vento
9. Solco
10. Forse
11. Derealizzazione


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Credo sia il caso di farci tutti un esame di coscienza.

Io comprendo che nell’era dell’assolutizzazione della comunicazione l’hype sia una risorsa da cui non si può prescindere. Tuttavia non sono propenso a giudicare positivamente chi, nel perseguimento – legittimo – di questo scopo, abusa della liquidità delle etichette musicali. Non so chi siano i principali responsabili di questo fenomeno, se gli artisti, le case discografiche, gli uffici stampa o noi recensori frustrati, resta il fatto che il problema esiste.

È davvero necessario presentare come la nuova frontiera dello shoegaze, dell’emocore o del punk-rock quelli che, scrutando oltre la patina, altro non sono che i Negramaro col distorsore a palla? No perché ascoltando il disco d’esordio dei Tenue l’orecchio rimanda molto più a, che ne so, Renga o Mengoni che non di certo ai Nothing (?) o ai Title Fight di “Hyperview” (???). 

Certo è che per chi magari è sprovvisto di riferimenti nei generi succitati, ascoltare “Filtro” sarà come avere tra le mani “Deja Entendu“, ma se mi è concessa una citazione: “You Might Fool The Kids, But You Don’t Fool Me”. (NOFX – Mediocore).

Quando la forma e la cura delle contingenze estetiche raggiunge livelli così elevati come nel caso dei Tenue è legittimo aspettarsi una qualità musicale all’altezza della situazione. Requisito che a mio giudizio fu pienamente raggiunto l’anno scorso, restando nello stesso campo da gioco, dai Gomma con quel capolavoro di Sacrosanto (forse sono l’unico in redazione a pensarlo). 

Ora, oltre le provocazioni, i Tenue sono in quattro, vengono dalla mia stessa regione e suonano come la versione ripulita e smaccatamente pop di due gruppi a caso di mamma V4V. Se dovessi provarci direi Nient’Altro Che Macerie per le strutture compositive e Le Sacerdotesse Dell’Isola Del Piacere per quanto riguarda atmosfere e capacità melodica. 

Partendo da queste premesse ritengo che questo “Filtro” sia un disco più problematico di quanto non sia brutto. Perché i pezzi, quando vogliono, ci sono: Annegare è il brano al di sopra della media, con un incedere melodico immediato, orecchiabile e di grande spessore. Contatto si regge su linee vocali interessanti (molto bella la timbrica di Antimo) e un riff di chitarra di grande efficacia, così come Vento tenta nelle sue atmosfere più crepuscolari di alzare il tiro e andare verso lidi più maturi. 

A fare da contraltare vi sono momenti meno idilliaci, in cui esce fuori tutta la stucchevolezza dei Tenue e che non sarebbe stato male evitare quali Forse o Quella foto. Insomma, uno scenario in cui tra alti e bassi c’è sempre un discreto ritornello, un discreto momento corale, un discreto riff, un discreto groove ritmico, lasciando l’ascoltatore in balia di una discreta indifferenza. 

Infatti “Filtro” è un disco che purtroppo difetta di grinta e di espressività, i cui testi non riescono ad andare oltre un’idea molto ingenua di romanticismo o malinconia e le cui buone capacità del gruppo restano a uno stato di latenza. In tutto ciò pervade un senso di già sentito che va oltre la legittima volontà di proporre musica derivativa. Persino le scelte produttive sono prevedibili, con le chitarre zuppe di effetti d’ambiente, il basso acido con le medie scavatissime e talvolta un filino di overdrive, etc. Anche quando si prova a deviare rispetto allo standard, come in Solco o nella conclusiva Derealizzazione (se il disco fosse stato tutto così ce li avrebbero presentati come gruppo post-rock), è troppo tardi per lasciare un segno nel nome di questa distintività. Nulla che davvero impatti nell’immaginario di un ascoltatore un po’ più esigente rispetto al pubblico medio del MiAmi. 

Sarò in futuro aperto a ricredermi su di loro e ancor più a valutarli lucidamente in sede live. Un po’ perché amo la scena musicale campana con tutto il cuore e un po’ perché sono seriamente convinto che questi ragazzi, se volessero, un disco migliore di questo potrebbero farlo. Basterebbe solo un po’ più di, come dire, “sostanza”.

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