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Interviste

Un amore viscerale per la musica: a lezione di MANAGEMENT

Photo: Simone Cecchetti

Il 13 novembre scorso è uscito “SUMO” (qui la nostra recensione), il nuovo album di inediti dei Management, il quinto pubblicato dalla band di Lanciano composta attualmente da Luca Romagnoli (voce e testi) e Marco di Nardo (chitarra e compositore) già noti in passato come Management del Dolore Post-Operatorio. Se, nel 2012, quando uscì “Auff!!”, la band fu inserita tra i nomi di riferimento della scena ‘indie’ italiana, oggi le cose sono decisamente cambiate. Il duo abruzzese è pronto a voltare pagina per iniziare una nuova stagione artistica e poetica.

Il gruppo è stato in tour nei principali club italiani per tutto il mese di febbraio per presentare il nuovo disco “SUMO” e abbiamo approfittato per incontrare di persona il cantante Luca Romagnoli.  

Prima di parlare del nuovo album “SUMO” voglio chiederti che fine ha fatto il resto della crew dei Management del Dolore Post-Operatorio ma soprattutto quei pantaloni stupendi rossi e blu che indossavate ad ogni live che fine hanno fatto?

I pantaloni li abbiamo tolti subito per un motivo molto semplice perché erano diventato un marchio, un’immagine precisa con la quale il pubblico ci riconosceva, sempre e, se non li indossavamo non eravamo più noi. Non volevamo diventare schiavi di quei pantaloni per questo li abbiamo tolti. Siamo rimasti in due, io e Marco (Marco di Nardo ndr) e, nonostante siamo tutti amici e ci piace suonare insieme come una band è normale che ad un certo punto della propria vita ognuno voglia seguire i propri progetti è giusto che sia così.

“SUMO” è un disco maturo, intimo e malinconico. C’è stato un netto cambio di rotta rispetto ai precedenti quattro album. Perché?

Tutti i nostri dischi sono molto diversi tra di loro per più motivi non per forza testuali ed emotivi e, in “SUMO” il cambiamento è netto e lo abbiamo dichiarato anche decidendo di accorciare il nome della band. In un momento preciso della nostra vita ci siamo riscoperti diversi e comunque dal primo album “Auff!!” sono passati otto anni, è ovvio che siamo cambiati e meno male.

Nel 2012 allo Sziget Festival di Budapest ti ho visto salire sopra una cassa audio altissima…

Lì mi sentivo immortale, mi alcolizzavo ma da quella volta è passato tanto tempo oggi ho altre convinzioni, un altro modo di esprimermi e altri messaggi da comunicare. Ho voluto questo cambiamento. Sai se un artista fa sempre le stesse cose non capisco per quale motivo continui a suonare non avrebbe la motivazione per andare avanti.

“SUMO” è anche autobiografico. Quanto è difficile interpretarlo on stage?

Mi fa malissimo interpretarlo. Non sto molto bene in questo periodo e devo ancora capire come non soffrire troppo mentre canto sul palco.

Personalmente trovo che la canzone Sto Impazzendo sia la pù bella dell’album. Al suo interno c’è una carica emotiva enorme. Ti va di raccontarmi qualcosa in più?

Questo brano ha più di un’interpretazione. C’è l’amore, la morte, il ricordo, la paura di perdere una persona cara, di affezzionarsi troppo perché potresti appunto non vederla più. C’è una visione del mondo, un urlo globale perché stiamo tutti impazzendo. È una delle canzoni più importanti di questo disco. Ci sono così tante emozioni che ti colpiscono da tutti i lati, come tante coltellate..

Il primo singolo è Come la Luna. Mi sembra un po’ un’arma a doppio taglio.

Non volevamo presentare il nuovo album con la canzone più semplice, più facile e, in questo lavoro non c’è una vera e propria hit ed è per questo che abbiamo deciso di presentare al pubblico il lato più importante, un certo tipo di emozioni, più serie. Come la Luna è un’anti singolo e, proprio per questo motivo, ha avuto successo. Ha raggiunto più di 700 mila visualizzazioni. Non mi importano i numeri ma mi interessa di più il fatto che, scegliendo questo tipo di canzone, le persone ci hanno compreso. Chi ascolta non è scemo. Di solito gli artisti hanno questo modo di definire il pubblico una massa di stupidi ma non è assolutamente così, capiscono se tu li stai prendendo in giro oppure no.

Pensi che i vostri primi fan che vi seguono dall’inizio vi abbiano davvero capiti?

Questo disco è talmente vero, autentico e diverso dai precedenti che proprio i vecchi fan hanno detto: “Questi sono i Management!”.

Nella copertina del disco c’è una luna rossa in mezzo ad uno sfondo bianco e ciò fa pensare subito alla bandiera del Giappone. La titletrack Sumo parla del tempo e di un lottatore di sumo. Perché?

Nella canzone Sumo c’è la figura del tempo, pesante, come un lottatore di sumo con cui ti ci devi scontrare tutti i giorni e contro il quale perderai. Tutti noi perderemo contro il tempo. In tutto il disco c’è la figura del tempo, i ricordi, il passato, gli abbandoni…tutto questo ti porta a pensare alle cose che non ci sono più. Per la copertina invece abbiamo pensato alla bandiera bianca del Giappone con al centro la palla rossa però quello è il sole non è la luna e, siccome il disco è appunto intimo, malinconico…abbiamo pensato alla luna. In più nello studio di Napoli dove abbiamo registrato siamo venuti a sapere che propriò lì Roberto Murolo aveva registrato il brano Luna Rossa ed abbiamo pensato è perfetto così.

Cosa preferisci tra il lavoro in studio, la fase di registrazione e l’esibizione live?

La registrazione è una cosa meravigliosa, andare in studio per un gruppo è il massimo però la scrittura di una canzone a monte e l’esecuzione live davanti ad un pubblico sono due momenti della musica che hanno un impatto emotivo troppo grande. Da una parte c’è l’esplosione dell’emotività di quando tu hai l’ispirazione, una specie di miracolo, non arriva tutti i giorni e, anche se si può migliorare come dice un nostro caro amico bisogna lavorare per diventrare con più facilità veicolo dell’ispirazione, più ti alleni piu ti viene l’ispirazione, non ti viene a caso. Mentre quando suoni c’è il pubblico che ti rimanda le energie, le emozioni che tu gli hai dato con le canzoni, la scrittura, e anche nella registrazione. Penso che quando scrivi un brano e quando lo esegui siano i due momenti emotivi maggiori. La fase in studio però è la fase dominante, c’è meno emotività, però in quel momento decidi come vuoi far diventare quella cosa eterna e poi sai che quando la registri sarà così per sempre.

Non trovi che la fase di registrazione sia la parte più delicata?

Adesso è possibile correggere però sì è una fase delicatissima e, a maggior ragione, il live diventa anche per questo il momento più emotivo perché hai appunto paura di sbagliare e lo puoi vedere solo quando sei sul palco e ti esibisci.

“Sumo” è uscito solo nella versione in cd. Uscirà in vinile? Tu li compri?

Forse uscirà la versione in vinile…Io non compro mai niente, non ho mai avuto i soldi in vita mia li ho spesi tutti per il bar, il ristorante e i vizi e, alla fine non mi sono mai rimasti per le cose che potevano durare nel tempo. Il vinile mi piace molto come oggetto, come feticcio lo adoro ma purtroppo non sono un collezionista.

Puoi nominarmi un artista che stimi in modo particolare?

Io ho solo una grande passione: Damon Albarn leader dei Blur e Gorillaz. Qualsiasi progetto che ha fatto per me è sempre stato un capolavoro sia a livello mentale sia di arrangiamento. È uno dei pochissimi geni contemporanei, fa tutto con classe, ha una superiorità sia nell’immagine ma soprattuto nella musica. Anche i nuovi dischi dei Blur e dei Gorillaz sono bellissimi.

Apriresti un suo concerto? Sei mai andato andato a sentire questi gruppi dal vivo?

Magari potergli stare accanto sullo stesso palco. Io vado molto poco ai concerti, soffro la folla. Dovevo andare a vedere i Gorillaz insieme a Nicola (Nicola Ceroli ex batterista nrd) ma non ci sono potuto più andare e mi è dispiaciuto molto ma recupererò.

Se mi dovessi dire, ti costringo, un cantante italiano di tuo gradimento?

Non voglio parlare di quelli nuovi. Ti posso dire che un anno fa al Blue Note di Milano ho visto Gino Paoli, davvero troppa classe. Gino Paoli è Gino Paoli. Io infatti da questo tour in poi vorrei fare una crescita come la sua, classe ed eleganza. Non mi voglio più buttare per terra non ho più il fisico…

Photo: Simone Cecchetti


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