Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“Binaural”, un affresco di visioni perdute nel tempo

Amazon button

Il 2000 è stato l’anno iniziato ascoltando “Vs” tutto volume nelle prime ore del 1° gennaio, rovinando ubriaco a terra per fuggire da una triste realtà. Ma questa parte è già stata  raccontata nel Back in Time dedicato, appunto, a “Vs”. Tuttavia quell’anno ha continuato ad essere caratterizzato da un mio surreale rapporto con i Pearl Jam. Infatti, a maggio ero ancora in Francia, per l’ultima volta e, come spesso accadeva, me ne stavo per i fatti miei. La situazione, giusto per capirci, è che in quel luogo, semplicemente, la persona con cui stavo era stufa e annoiata, di me compreso, ma non aveva il carattere di dirmelo, chiuso il discorso.

Fu così che, girando per i negozi di dischi di Strasburgo, la mia attenzione fu completamente calamitata dalla copertina raffigurante una lontana stella. “Ma toh, è il nuovo dei Pearl Jam!” Fissai per un attimo quell’immagine, la quale comunicava ciò che di più distante si possa immaginare.

Entrai nel negozio e subito sentii la voce di Vedder dalle casse. “C’est le nouveau”? Chiesi febbrile al gestore “Ouais” (che sarebbe un “Oui” un po’ sboccato) mi rispose indicandomi il poster promozionale, sprezzante come solo un francese in patria di fronte ad un italiano può essere. Scorgo il numero della traccia sul display dello stereo, è al numero 4, avvicino la copertina aperta della copia in cd del gestore e gli chiedo “Posso?” Chi tace acconsente perciò tirai fuori il booklet e seguii d’impulso quel testo, il pezzo era Light Years: “Every inch between us becomes light years now… No time to be void…or save up on lives… we got to spend it all…”. Ecco che le parole finali mi rendono chiara la distanza ormai grande tra me e quel luogo e i miei legami con esso. La distanza cominciava ad essere misurata in anni luce.

Vado avanti nell’ascolto e le prime parole di Nothing as it Seems ancora vengono a prendermi: “Don’t feel like home… he’s a little out…” e come se non bastasse: “The little that he needs…its home”. Mi sembrava di essere in un film. Quel disco mi stava guidando, mi stava togliendo delicatamente l’insicurezza, l’annebbiamento dagli occhi, e mi stava indicando la strada. Arrivato all’ascolto della funambolica Of the Girl, in cui ancora una volta le parole “He… left it alone… how he makes his getaway” sembrava parlassero del mio presente. A quel punto il piano era chiaro: per prima cosa avrei comprato il disco in Lp, dopodiché sarei passato in camera a far su lo zaino, avrei lasciato le chiavi al portiere e sarei andato diretto alla stazione.

Quella nebulosa che circonda la stella morente a 8000 anni luce era, per me, era la stessa distanza che stava per frapporsi tra Alsazia e Lombardia. Quell’evento era l’addio ai miei legami in Francia, perciò, attuai il mio programma. “Time to take head and change direction”. Evacuation. Adieu, les infants. No, non salutai, non lasciai biglietti, non ci avevo neanche pensato, non mi sfiorava la mente, finalmente, grazie a “Binaural” avevo voltato lo sguardo e me ne andai.

Fino a quel momento avevo sentito la parte centrale dell’album e, durante quel viaggio, le parole di Vedder e Ament mi giravano in testa come un Luna Park di fantasie e leggerezza, poesia e sguardi rivolti al futuro. E guardando ancora la copertina mi rendevo conto di come rappresentasse la maestosità e la meraviglia dell’universo e quanto siamo piccoli, il solo guardarla mi aiutò a ridimensionare il mio pensiero e ad agire senza troppe preoccupazioni.

“Binaural” è un incrociarsi di rabbia liberatoria e visioni di rapporti umani e sulla distanza tra essi, un affresco che riesce ancora ad essere poetico, pre-11 settembre, quindi con una visione che in seguito si sarebbe inevitabilmente persa. È un parallelo tra tumulti interiori e azioni belliche, tra rapporti umani disfatti e decisioni internazionali catastrofiche, un altissimo contrasto tra i sentimenti profondi dell’individuo, che cammina tra milioni di persone sole e la macroscopia delle notizie di attacchi militari.

Oggi, scrivere un’opera come “Binaural” sarebbe quasi impossibile perché abbiamo perso quella visione di speranza che ancora echeggiava fino al 2001, riuscire ad accostare la denuncia di orrori commessi dalle grandi potenze ai più intimi sentimenti di un singolo individuo, no, purtroppo oggi dovremmo compiere uno sforzo disumano per ritrovare quella lucentezza. Non volevo buttarvi giù è che i tempi, in 20 anni, sono parecchio cambiati. Comunque è questa la comunicazione, come se si svolgesse su due binari, due punti di vista ai poli opposti del vedere, complementari ed entrambi fondamentali, uno micro e uno macro. Credo sia per questo che il titolo scelto rimanda ad un certo dualismo, che, nel caso di un album musicale hanno usato il termine “binaurale”, riferito ai suoni.

La sera arrivai a casa mia che consisteva in un monolocale in una cittadina imprecisata del nord Italia di proprietà di un mio amico che si era trasferito in Portogallo a fare chissà che cosa e accesi il giradischi. Non avevo ancora sentito la prima parte, la parte più rock del disco e stavolta, con Breakerfall cosa sento?

It’s like she lost her invitation to the party on earth,
and she’s standing outside hating everyone hereshe’s her own disease, crying to her doll…..

Ah! che soddisfazione! Il disco suonò per intero ad alto volume e io non mi sedetti neanche un istante, perché, oltre a prendermi in modo così personale, “Binaural” è anche un album ancora pregno di lotta al potere e di sguardi intimi verso un’umanità che si sta perdendo inseguendo i sogni sbagliati, vedi Soon Forget, uno dei pezzi più belli in cui siamo talmente vicini a vedere l’uomo che presto dimenticherà quel giorno che ci sembra di fare parte della storia, quei come se quell’uomo fossimo noi, o parte di noi. Dov’è l’importanza di vivere? inseguendo una Corvette? Vedder ci parla chiaramente di qualcosa che manca, di una visione buia e sterile con cui, se non prestiamo attenzione, vivremo giorni dimenticabili. Sta di fatto che alla fine, le strade si dividono, in Parting Ways, pezzo finale, in una lunga coda di feedback, lui va da una parte, lei dall’altra. Ma guarda un po’!

Comunque, a distanza di 20 anni, mi rendo conto che la mia storia non era così eccezionale, anzi, era abbastanza da manuale, ma l’incursione di“Binaural” in essa l’ha resa speciale. È semplicemente uno di quei casi in cui la musica ti salva la vita, ti tiene vigile o, se serve, semi-vigile, perché a volte è lei che ti guida e non solo ti indica la strada, ma ti detta proprio la soluzione!

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati