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Jesu – Never

2020 - Avalanche Recordings
post rock / elettronica

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Tracklist

1. Because Of You
2. Never There For You
3. Never...
4. Suffocator
5. Never There For You (Original Version)


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Tra tutti gli alter ego dietro i quali si cela Justin K Broadrick, Jesu è quello a cui sono più legato, probabilmente per i suoi connotati evanescenti e le melodie francamente tra le migliori, nello sterminato – e popolato da carbon copy – panorama post-metal/rock. Lo riconosceresti ovunque. Mi ha sempre colpito che il creatore di mostri meccanici come “Streetcleaner” e “Selfless” fosse capace di tanta delicatezza. Metteteci anche che negli ultimi anni il nome Jesu si è visto accompagnato dalla sigla di un altro eminente visionario tra i miei prediletti, ossia Mark Kozelek/Sun Kil Moon, e il gioco è presto fatto.

Ad ogni uscita di Jesu, dunque, sussulto, ed era dal 2013 che il caro JK Flesh non tornava solitario nel faro ad illuminare il mare immoto del genere di cui sopra. “Never” però non è un album, soltanto un EP (ma d’altro canto lo era pure “Lifeline”, a dimostrazione che la lunghezza non sempre conta), e un po’ d’amaro in bocca rimane, per chi, come me, si aspettava un lavoro con tutti i crismi. 

Non che “Never” lasci del tutto insoddisfatti, sia chiaro, anche se siamo ben lontani dalla cifra a cui il Nostro ci ha abituati. I tasselli del mosaico sono nuovamente ognuno al proprio posto a partire dal contesto crepuscolare, immutato e ad altissimo tasso emotivo. Suffocator è una pennellata dilatata, con synth luminescenti nel buio e un andamento strascicato, al confine della pace dei sensi e del dolore più acuto. Ci sono poi attimi di nuova consapevolezza: siamo ormai avvezzi alla morbosa fascinazione per l’elettronica di Broadrick, ed eccola utilizzata nel modo più solare possibile, sull’amara Never There For You, che balla su un impianto d’n’b/techno appena accennato perforato dalle solite chitarre rugginose.

Because Of You è però il diamante che sbuca dalla roccia, un lungo singulto post-rock dalle tinte fosche e sigurósiane, pronto a colpire a fondo nel petto, lasciando il cuore a dissanguarsi a terra, in una foresta in cui si sperava di potersi perdere ma che finisce troppo presto. Davvero troppo presto, un po’ poco, data la lunga attesa di sette anni. Che sia solo un assaggio per il futuro? Lo spero, perché altrimenti saremmo al cospetto di una crudeltà gratuita e di un esercizio di stile puro e semplice.

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