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Hexn / Black Lagoon – Nude / Dune

2020 - Non Piangere Dischi / Slimer
drone / post-punk / folk

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Tracklist

HEXN - NUDE

01. Colaoher
2. Gensi
3. Ögonblick
4. Surlhue
5. Surlhue

Black Lagoon - DUNE

1. Lisan Al-Gaib
2. Ayat
3. MuadDib
4. Arraken
5. Bene Gesserit


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Conobbi musicalmente Alberto Brunello a.k.a. Hexn all’epoca dell’uscita del concept album YY per Zen Hex, e fu subito una folgorazione. Grazie a questo album, iniziai a riporre infatti fiducia nel fatto che il panorama indipendente italiano iniziasse seriamente a dare spazio ad una sperimentazione più cruda e sinottica, andando a premiare lo studio e la ricerca di nuovi elementi e vettori.

Suonai assieme agli Afraid! in occasione di un Sons of Vesta Fest, cantavo in una band powerviolence ed il gruppo veronese è sempre stato uno dei miei preferiti, in Italia. Quel festival fu ideato dallo stesso curatore dei progetti di Zen Hex, Iacopo: era il 2007. Black Lagoon è il progetto solista di Andrea, che all’epoca negli Afraid! ci cantava e che ora fa parte dell’ensemble sonoro denominato Hallelujah!

Questa estate, grazie alla caparbia produzione di Slimer e Non Piangere, i due artisti si sono ritrovati ad incidere uno split assieme, senza tanti compromessi, che mi trovo a recensire quasi per caso, senza volerlo, in seguito ad un frugale contatto su internet. Come se fosse un cerchio atto a chiudersi, come se prima o poi lo avrei dovuto immaginare.

Fisicamente, questa collaborazione gira su un 12”. Il lato di Hexn è intitolato “Nude”, mentre quello dedicato a Black Lagoon prende il nome di “Dune”. Non c’è nessun rimando tra la loro musica, o almeno io la vedo così. Tramite le parole che assegnano ai loro titoli, i nostri ragazzi hanno voluto giocare sulle diverse visioni che li hanno portati a creare musica, senza troppe divagazioni. Se Black Lagoon sfrutta le sue cinque tracce per mischiare drone e atmosfere orientaleggianti e lontane, Alberto Brunello risulta più netto e distaccato, senza lasciarsi andare ad alcuna divagazione che potrebbe risultare, in qualche modo, evasiva. Se il primo scrive una potenziale colonna sonora per un colossal surrealista, il secondo sembra richiamare in qualche modo un’ambientazione più rurale, più lacustre, che lascia lo sporco sotto alle unghie dopo una lunga e faticosa camminata. Il nome del suo capitolo, infatti, non cela il suo rimando alle atmosfere di “Dune”, il notissimo lungometraggio di Lynch. “Nude” inizia con un inseguimento e finisce sferragliando, mentre “Dune” è più omogeneo, nella sua risentita divagazione strumentale che ci trasmette però, una volta entrati nella sua speculazione ambientale, un sollievo più tangibile.

Questo disco è un lavoro lunghissimo, studiato e curato in ogni suo istante. Non posso che essere orgoglioso, in qualche modo, di averlo conosciuto ed ascoltato.

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