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Tim Engelhardt – Idiosynkrasia

2020 - Stil Vor Talent
elettronica

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Tracklist

1. Attached
2. Third Place
3. Idiosynkrasia
4. Malmoe
5. Out Of Here
6. Mask Of Fear
7. Yours
8. Shine
9. Kala
10. Detached
11. Awakening
12. Touch The Sky feat. Hannah Noelle                                                                                    13. To Care
14. Stick To This


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L’incompatibilità (o “idiosincrasia”) verso un’educazione musicale imposta può, talvolta, generare un piccolo genio. Tim Engelhardt è nato nel 1998 ed è tra i più giovani artisti della scena elettronica di Colonia, in Germania. Con il suo nuovo album “Idiosynkrasia”, prodotto dall’etichetta Stil Vor Talent, demarca i confini spaziabili di un nuovo stile di sonic music.

Quando Tim aveva 8 anni passava i pomeriggi a suonare il piano, con pezzi scelti e da ripetere a memoria. Di quel periodo gli è rimasto un sentore di accostamento forzato verso le note che, grazie al suo talento innato, ha saputo tramutare in fantasia artistica. Da quei pezzi ha tratto ispirazione per la realizzazione dei suoi primi lavori, Because Of Times e Homegirl, pubblicati quando aveva solo 14 anni. Una mente indipendente e creativa che oggi si cristallizza in quattordici brani di sperimentalismo elettronico e profonda conoscenza del genere.

Alla stampa ha dichiarato di aver iniziato ad assaporare il “taste” per la techno melodica nei viaggi in macchina con suo padre, durante i quali, dallo stereo, ascoltava Tubular Bells di Mike Oldfields. E di averlo poi cullato e nutrito durante le lunghe passeggiate immerse nella natura, dopo le quali andava in cameretta a mettere su gli album di Robert Babicz, musicista e produttore acid house polacco trasferitosi nella sua città. Un flirt adolescenziale che è diventato amore quando, nel 2010, Tim decise di mandare un messaggio di ammirazione sulla pagina Soundcloud di Robert. La risposta fu una email di ringraziamento e di consigli che permisero a Tim di passare dall’essere un ascoltatore fedele al diventare un musicista concreto.

L’attenzione ai dettagli è l’elemento cardine di “Idiosynkrasia”. La principale preoccupazione di Engelhardt, infatti, è quella di non disturbare l’ascolto del pubblico, di armonizzare anche quei suoni che possono sembrare “contrastanti”. Nei circa 7 minuti di Idiosynkrasia ci sono microcosmi concatenati, che si sfiorano conseguentemente. Un sound da effetto domino che accende il climax uditivo. Il brano è un trionfo espressivo dei synth Moog. Molteplici microstorie si incontrano e compenetrano senza un ordine cronologico. Le “pause vuote” da eco si alternano a suite minimaliste dai toni sweet ‘n techno. Un track raffinata che si conclude con un ordine pulito di beat ripetuti in sordina.

Yours è breve e pseudo-commercial. Qui si fa sentire l’industrial da little stage, ma anche la sincopatia da stile jazz. Una track da clubbing, classy e manierista. Shine si immerge nell’ambient immaginifico. Breve come un battito di ciglia, porta con se il giusto tempo sonoro per smussare gli angoli plastici di chi ascolta. Glitch e trip si estendono su piani sovrapposti.   Detached, distaccato in una stanza di un appartamento vuoto. Nel nulla della materia si affollano i “rumori” provenienti dagli spazi adiacenti. Arrivano pian piano, uno alla volta, per poi confluire in una confused dance. I rumori bianchi galleggiano su un sottofondo metallico, finemente psichedelico.

Intuizione combinata ad uno studio pedante, armonia dei suoni e sperimentalismo delle note e un curriculum notevole che vanta collaborazioni con le label più influenti dell’elettronica (Watergate, Cityfox, Amuse Guele, Poker Flat e Stil Vor Talent). Tim Engelhardt è già pronto per un tour internazionale (appena sarà possibile partirà per gli Stati Uniti e l’Asia). Dopo aver piantato nella fertile terra tedesca la sua insegna, si prepara ad avere un’agenda densa di impegni e di collaborazioni, degna di un musicista giovane e davvero creativo.

Il ragazzo della land sul fiume Reno è cresciuto. Ne ha fatta di strada da quel giorno in cui suo fratello gli consigliò di provare a creare dei brani con l’app Ableton Live. Però non ha mai abbandonato il pianoforte. In un’intervista ha, infatti, dichiarato di sentire ancora la neccessità di sedersi al piano anche solo per innescare l’ispirazione utile a raggiungere l’atmosfera giusta per la creazione di nuovi brani.

Tim è un “secchione dell’elettronica”. E sta bene ovunque. Nelle scene clubbing, sui grandi palchi e persino in una festa domestica (ha confessato di tenere, di tanto in tanto, degli happening dj set a casa dei suoi amici). La sua è un’elettronica erudita. Ambient, acid, drop, dream e techno vengono stilizzate in un album che sembra un lavoro di maturazione artistica, prodotto dopo una carriera decennale. Dietro alla sprezzatura dello sguardo, incorniciata dal rossicio aspetto teutonico, c’è un sapiente cultore dell’elettronica, un anorak creativo e fantasioso che può ancora allargare la nicchia dell’audience. Non sarebbe un azzardo dire che Tim potrebbe essere il divulgatore contemporaneo di quella scuola musicale che fu fondata a Colonia nel 1951, nello Studio für elektronische Musik diretto da H. Eimert.

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