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Osees – Metamorphosed

2020 - Rock Is Hell Records
garage rock

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Tracklist

1. Saignant
2. Electric War
3. Weird And Wasted Connection
4. The Virologist
5. I Got A Lot


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A neanche un mese da “Protean Threat” arriva “Metamorphosed“, secondo album dell’anno per i mai domi Osees di John Dwyer, apparentemente galvanizzati dalla situazione Covid-19 e schierati in prima linea per combattere il virus a colpi di fuzz e space echo. Mascherina o meno, il quintetto di San Francisco sembra infatti più in forma che mai, come documentato nell’eccezionale Levitation Session rilasciata a fine settembre, che li vede scatenarsi per tre quarti d’ora nel deserto appena fuori Austin, nel cuore del Texas.

La cose da conoscere su “Metamorphosed” sono tre: è il ventiquattresimo (sì, avete capito bene) disco della band, arriva dalle stesse sessioni di registrazione che ci regalarono il gioiellino “Face Stabber” del 2019 ed è composto da soli 5 brani. Si parte con tre parentesi a dir poco fulminanti, tutte sotto i due minuti di lunghezza: le prime due (Saignant ed Electric War) ci atterrano violentemente a colpi di fuzz in una vera e propria battaglia garage, mentre la terza (Weird and Wasted Connection) – seppur mantenendo altissimi i livelli di adrenalina – cerca di rinsavirci dalla mazzata iniziale con reiterazioni groovy e psichedeliche (“It’s show time!”).

Il cambio di marcia arriva però con The Virologist, una lunga jam tutta strumentale di chiara ispirazione kraut che occupa di prepotenza un buon terzo del disco, senza però mai raggiungere i livelli qualitativi di brani quali Nite Expo (perla assoluta di “Orc” del 2017), Last Peace (cuore motoriko di “Smote Reverser” del 2018) o ancora The Daily Heavy (originalissimo opening del sopracitato “Face Stabber“). Ma gli Osees non sono certo a corto di idee, questo sia chiaro: “I’ve got a lot on my mind” bisbiglia ossessivamente John Dwyer nella conclusiva I Got a Lot, che vede i Nostri lasciarsi andare a 23 minuti di puro sperimentalismo ansiogeno dalle forti venature prog e jazz, specie sul finale, vero momento di estasi del disco.

Sembra che gli Osees ci abbiano preso gusto ad esplorare gli angoli più remoti del genere, producendo album volutamente destabilizzanti, azzardati, in un certo senso anche coraggiosi. Non deve sorprendere quindi che “Metamorphosed” suoni come la colonna sonora di un lockdown andato malissimo, passato ad ingoiare pillole e sganasciarsi allo specchio. Se amate l’improv e siete in vena di sperimentare, lasciatevi scuotere dall’ultimo capitolo della saga Thee Oh Sees – Oh Sees – OCS – The Oh Sees – Osees. Alla prossima metamorfosi (OSE∃S?).

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