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Psychonaut 4 – Beautyfall

2020 - Talheim Records
post-soviet suicidal black metal

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Tracklist

01. One man's war
02. Tbilisian tragedy
03. ...and how are you?
04. Sana sana sana,cura cura cura
05. #tokeepandtouse )
06. And sorrow, again
07. Dust,the Enemy


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Arriva dalla Georgia una delle più interessanti sorprese in ambito depressive suicidal black metal dell’anno e gli Psychonaut 4 sembrano incarnare tutto della loro terra d’origine. 68.000 chilometri quadrati affacciati sul Mar Nero, funestati nei secoli da svariati conflitti etnici e religiosi, la dominazione turca prima e quella sovietica poi, un grigiore di fondo che fa da contraltare ad una vivacità culturale che nel tempo ha saputo assorbire gli elementi di ognuna della parti in causa. E ancora la guerra, che da queste parti non è mai solo un’ipotesi lontana.

Non deve stupire dunque che gli Psychonaut 4, portati al di fuori dei propri confini dall’ottima etichetta austriaca Talheim Records, abbiano scelto di dedicarsi ad una musica tanto scura, triste ed agghiacciante, ma che se maneggiata con la giusta creatività sa sorprendere e scaldare. E in “Beautyfall” (სულდაცემა, in lingua madre) c’è tutto questo, c’è soprattutto un sound violento, compatto ed estremamente personale che fin dai primi secondi colpisce dritto in faccia ed agguanta il cuore fino a farlo scoppiare.

Gli elementi fondanti del genere – le urla disperate, il blastbeat, il doppio pedale, le chitarre sature di disperazione e via dicendo – si sposano sovente con sprazzi di melodia difficilmente pronosticabili. Come nei 9 minuti e oltre di Tbilisian Tragedy, manifesto limpidissimo della proposta musicale degli Psychonaut 4, ovvero il post-soviet suicidal black metal, una musica estrema contaminata da elementi tradizionali, che qui riscontriamo nelle chitarre orientaleggianti e nella voce che ad un tratto si prende una pausa dal vomitare rabbia e decanta versi tristi e ipnotici con la pacatezza di un profeta nero. Proprio la voce poi è uno dei punti di forza su cui soffermarsi: Graf canta interamente in georgiano, che è per altro una lingua estremamente musicale, saltando da un registro all’altro con una teatralità di fondo che ben si adatta ai vari momenti emozionali di un percorso di ascolto intrigante ed esotico.

In realtà gli Psychonaut 4 scelgono più i binari della malinconia che quelli dell’angoscia, ma non per questo il percorso di ascolto di “Beautyfall” risulta meno doloroso. Ci troviamo anzi di fronte ad un’intensa esperienza di contemplazione del male di vivere che in ogni brano, come in ogni momento della vita, assume forme ed intensità diverse. Così, se le ritmiche perfino ballabili di Sana Sana Sana, Cura Cura Cura sembrano figurare la danza beffarda di un destino infelice sulle rovine di tutte le nostre scelte sbagliate, il rumorismo sperimentale di Dust, The Enemy disorienta e sconforta, mentre #tokeepandtouse è un inno alla rassegnazione da non dimenticare mai.

…And How Are You?, ci chiedono lungo il viaggio gli Psychonaut 4, facendoci risuonare nella testa un interrogativo sinistro e beffardo mentre attraversiamo quelle lande desolate e intrise di sofferenza che chiamiamo vita: non ascoltate “Beautyfall” se cercate un momento di fuga, divoratelo invece se quello di cui avete bisogno è una colonna sonora nera per immergervi fino al collo in questo strano presente ed uscirne non migliori, ma più consapevoli. È un disco tremendamente attuale, perché è complesso e amaro, proprio come sono i nostri giorni.

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