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The Avalanches – We Will Always Love You

2020 - Modular
elettronica

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Tracklist

1. Ghost Story (feat. Orono)
2. Song For Barbara Payton
3. We Will Always Love You (feat. Blood Orange)
4. The Divine Chord (feat. MGMT & Johnny Marr)
5. Solitary Ceremonies
6. Interstellar Love (feat. Leon Bridges)
7. Ghost Story Pt. 2 (feat. Orono & Leon Bridges)
8. Reflecting Light (feat. Sananda Maitreya & Vashti Bunyan)
9. Carrier Waves
10. Oh The Sunn! (feat. Perry Farrell)
11. We Go On (feat. Cola Boyy & Mick Jones)
12. Star Song.IMG
13. Until Daylight Comes (feat. Tricky)
14. Wherever You Go (feat. Jamie Xx, Neneh Cherry & CLYPSO)
15. Music Makes Me High
16. Pink Champagne
17. Take Care In Your Dreaming (feat. Denzel Curry, Tricky & Sampa The Great)
18. Overcome
19. Gold Sky (feat. Kurt Vile)
20. Always Black (feat. Pink Siifu)
21. Dial D For Devotion (feat. Karen O)
22. Running Red Lights (feat. Rivers Cuomo & Pink Siifu)
23. Born To Lose
24. Music Is The Light (feat. Cornelius & Kelly Moran)
25. Weightless


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Era la fine degli anni novanta quando dall’Australia emerse una band di musica elettronica in grado di inserirsi fra le proposte più elettrizzanti e particolareggiate di quel florido periodo. Since I Left You, il primo album degli Avalanches, arrivò nel novembre del 2000 ed è ad oggi considerato un classico assoluto del sampling analogico, sembra contenga più di 900 samples (!) colti per la maggior parte da dischi recuperati da negozietti di cianfrusaglie, e, ormai, dell’elettronica tout court: un magico suono dall’accento retrò abbracciato col clubbing contemporaneo più dark e intenso. 

All’epoca sembrava non mancare nulla, visto anche il successo trainato da MTV con il videoclip di Frontier Psychiatrist, per aprire la strada ad una delle più promettenti carriere dell’elettronica mondiale, eppure, tra difficoltà di lavorazione e poco fortunati progetti paralleli, torneranno sulle scene solo sedici anni dopo: ormai divenuti un duo, con Wildflower Robbie Cheter e Tony Di Blasi porteranno a compimento anni di materiale accantonato dando vita ad un ritorno sulle scene dal sapore quanto mai psichedelico, rappresentazione di un iper colorato lungo viaggio sulle strade australiane ricoperto, ancora una volta, da una valanga mirabolante di samples e collaborazioni eccellenti con nomi di spicco dell’Indie e Hip-Hop attuale.

Il nuovo corso della band è però ancora una volta in piena crisi: complici i seri problemi di alcolismo di Robbie, già emersi durante le fasi di registrazione, il tour promozionale dell’album viene cancellato e gli Avalanches, praticamente, non esistono più.  Ma, con l’ennesima inaspettata svolta, Cheter, dopo una cura riabilitativa, è ormai sobrio e il duo australiano è nuovamente in piedi, descrivendo inoltre il periodo post-ennesima rinascita come il più felice della propria storia. Non è una sorpresa, dunque, ritrovarli dopo solamente quattro anni, in questo fine 2020, alle prese con un quantomai ambizioso concept album: “We Will Always Love You”.

Ispirato dalla luce, il cosmo e dai Golden Records, i dischi fonografici lanciati nello spazio nel 1977 con le sonde spaziali Voyager, nel caso qualcuno li trovasse, contenenti una selezione di suoni naturali e della “terra”, saluti in 55 lingue, un messaggio del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, del segretario generale delle  Nazioni Unite Kurt Waldheim e una selezione musicale comprendente, ad esempio, Chuck Berry, Blind Willie Johnson,  Bach e Beethoven, il nuovo album cattura la nostra attenzione anche grazie all’interminabile lista d’illustri(ssimi) ospiti, soprattutto alla voce ma anche in veste di co-produttori (Jamie xx: guarda caso, Since I Left Youfu il primo album acquistato dal DJ e produttore britannico). I samples, per quanto presenti in numero ancora maggiore che nei precedenti lavori, vengono mescolati ad una strumentazione suonata,  lasciando spazio ad una forma canzone più tradizionale e congiungendo sempre più il pianeta Avalanches all’universo Pop Rock.

Le interessanti premesse, però, spesso si scontrano contro un forzato linguaggio di estrema semplicità, perfetta rappresentazione del loro momento felice, sfociando in un piacevole sottofondo di retro-moderno artigianato Electro-Indie-R&B privo però della necessaria fame creativa, dove le imponenti collaborazioni rimangono l’unico vero punto d’interesse dell’opera. Pur non negando il piacere di ascoltare in una veste (relativamente) nuova, tra gli altri, Johnny Marr, Blood Orange, Rivers Cuomo, Kurt Vile, gli MGMT, Tricky e Mick Jones, troppo spesso affiora la sensazione di operazione tributo più che di un’effettiva collaborazione artistica. I richiami più popular, ad esempio la melodia spaziale di Interstellar Love fondata su Eye in the Sky degli Alan Parsons Project, mancano di coraggio e inventiva, molto meglio quando si osa: Reflecting Light è effettivamente un piccolo gioiello strepitosamente contemporaneo, dove sonorità da Spy Movies trovano una moderna rielaborazione synth-elettronica intrecciando…chi l’avrebbe immaginato, Terence Trent d’Arby, star del Pop Soul a cavallo tra fine 80’s e inizio 90’s, e Vashti Bunyan, musa del folk cantautorale anglosassone, campionando il suo brano Glow Worms del 1970.

Vent’anni di instabili demoni hanno accompagnato la bizzarra storia degli Avalanches e, oggi, possiamo rallegrarci del superamento delle loro difficoltà personali, ma musicalmente preferiamo ricordarli come i folli creativi di Since I Left YoueWildflower”.

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