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Interviste

In girum imus nocte et consumimur igni: intervista agli Ottone Pesante

Foto: Riccardo Pasini

Oscurità, lentezza, gorgo, vortice, acque nere, sogni e dissolvenze. Abbiamo raggiunto Francesco Bucci, mente e trombone dell’ensemble metal/sperimentale Ottone Pesante, che con l’ultimo album “Doomood” (qui la nostra recensione) si è mosso in nuove direzioni, alzando l’asticella dell’ambizione e della qualità, portando la band nei territori neri e viscosi del doom più nero, squarciato (ma solo a tratti) da scariche di altissimo lirismo.

Ciao Francesco, ci racconti come state? Come avete vissuto quest’anno appena concluso?

Ciao Tommaso! Che dire, è stato un anno veramente assurdo, ma stiamo bene. Da un lato è stato un disastro: avevamo appena investito un sacco in un disco nuovo ed eravamo pronti a partire per un lungo tour e tutto si è interrotto da un giorno all’altro senza possibilità di lavorare (ormai da quasi un anno…). Ci siamo più o meno arrangiati in qualche modo e sia io che Paolo abbiamo dovuto pure traslocare. Gli aiuti sono arrivati solo verso fine anno. Dall’altro lato è stato un bel periodo per ripensare ad un sacco di cose e per sperimentare.

Parlando di “Doomood” ti chiedo: la forma palindromica del titolo già c’era (Doom Mood è il titolo dell’ultima canzone del disco precedente degli Ottone Pesante: Apocalips) come avete costruito la struttura del disco? L’avete scritto utilizzando il palindromo come totem nella direzione della scrittura? Oppure è stato un processo naturale?

Esatto! Il titolo già c’era e proprio mentre cominciavo a scegliere il materiale da utilizzare per Doomood mi è balenata l’idea di rendere palindromo tutto il disco. A quel punto tutto il lavoro di scrittura è stato fatto seguendo questa direzione.

Penso che la formula Ottone Pesante, ma sopratutto questo disco, meriti la sua celebrazione in sede live. Siete riusciti a fare qualche concerto dopo la sua pubblicazione?

Sicuramente questo nuovo disco è una sfida anche dal punto di vista del live. Siamo riusciti a fare giusto due concerti a metà ottobre (uno dei quali in streaming in Slovenia) e devo dire che ci hanno dato grande soddisfazione. Abbiamo lavorato molto sui suoni per quel che riguarda l’aspetto live e abbiamo assolutamente voglia di ripartire.

Nelle vostre ultime release ho notato la volontà ed il piacere di avere degli ospiti sui pezzi, collabori spesso con altri artisti?

Abbiamo avuto da subito il desiderio di collaborare con qualche cantante. La prima occasione è capitata con Apocalips, dove abbiamo avuto l’onore di lavorare con Travis Ryan (Cattle Decapitation). In DOOMOOD poi abbiamo sperimentato con la voce femminile di Sara (Messa) e con Silvio (Abaton). Al di fuori di Ottone Pesante abbiamo la fortuna (tutti e tre) di lavorare con moltissimi artisti, cosa che ci piace e ci stimola molto. Lo facciamo principalmente in studio di registrazione perché, essendo il calendario di Ottone Pesante molto fitto, non è sempre semplice far combaciare tutto. Negli ultimi anni abbiamo lavorato, tra gli altri, con Calibro 35, Bologna Violenta, Postvorta, Void of Sleep, Cattle Decapitation, Japanische Kampfhorspiele, Judith Jackson, Ghemon, Diodato, Paolo Benvegnù, Nada…. insomma: dal death metal al pop.

Foto: Libero Foschi

La tromba ed il trombone sono spesso visti, almeno nell’immaginario comune, come strumenti inavvicinabili nel mondo contemporaneo. Ci consiglieresti (oltre alla tua band ovviamente) dei lavori dove è possibile apprezzare e di conseguenza capire e contestualizzare il senso di questi strumenti?

Bella domanda… cercherò di semplificare il più possibile. Diciamo che sono strumenti non molto utilizzati nei linguaggi musicali contemporanei. Sono pochissimi i ragazzi che si avvicinano al loro studio anche perché stanno un po’ scomparendo bande, big band, sezioni fiati nei gruppi funk, soul, pop. Ci sono però, anche musicisti attualmente attivi e molto interessanti che stanno rinnovando il mondo degli ottoni, e sono proprio alcuni di questi che voglio suggerire: Too Many Zooz, Meute, Youngblood Brass Band, Theon Cross, Sear Bliss, Ramon Moro.

Ho sempre pensato agli Ottone Pesante come una band estremamente ed evocativamente cinematografica. I Paesaggi sonori che costruite trovo si sposino benissimo con un accompagnamento visuale. Vi ispirate alla immagini quando componete? Oppure sono le immagini che si costruiscono man mano?

In molti ci fanno notare questa cosa e ne siamo molto felici. Tuttavia la musica degli Ottone Pesante non nasce ispirata da immagini. Siamo però perfettamente consci che, anche per via del fatto che siamo un gruppo strumentale, sia molto immaginifica così che ogni ascoltatore possa lasciarsi andare totalmente.

I pezzi nascono da idee ben precise o da improvvisazioni/jam in sala?

I pezzi nascono da idee ben precise. Una volta creato il grezzo ci si trova in sala prova (o durante il soundcheck) e si affinano strutture, incastri e suoni. Con Doomood, per la prima volta abbiamo lavorato principalmente da remoto concentrandoci sulla pre produzione.

Cosa ti aspetti dall’anno nuovo per gli Ottone Pesante?

Spero tantissimo di poter tornare a suonare dal vivo perché è la nostra dimensione naturale. È la nostra passione e il nostro lavoro: questa pandemia ci ha portato via tutto in una botta sola.

C’è qualche disco/film/libro che ultimamente ti è piaciuto particolarmente e che vorresti consigliare?

Se c’è qualcosa di buono in questo 2020, è proprio l’aver avuto a disposizione tanto tempo per leggere e ascoltare musica. Per quel che riguarda la lettura: “La banalità del male” di Hannah Arendt, “Umano, troppo umano” di Nietzsche. Per quel che riguarda i dischi: Lafawndah “The fifth season” – Le Grand Sbam “Furvent” – Liturgy “Origin of the Alimonies” – Zeal and Ardor “Wake of a nation” – Katatonia “City Burials” – Imperial Triumphant “Alphaville”. Quanto a film non sono molto ferrato, ma (avendo 2 figlie piccole me la cavo meglio coi cartoni animati) potrei consigliare “Coco” e “Soul”.

Grazie mille per il tuo tempo, a te l’ultima parola per la conclusione!

Grazie a te Tommaso e grazie alla redazione di Impatto Sonoro. Spero di tornare presto a sudare su di un palco (non ne posso più)!

Foto: Gianni Sodano

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