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Cult Of Luna – The Raging River

2021 - Red Creek
post metal

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Tracklist

1. Three Bridges
2. What I Leave Behind
3. Inside Of A Dream (feat. Mark Lanegan)
4. I Remember
5. Wave After Wave


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Rieccoli, i Cult Of Luna, che tornano sempre al momento giusto, che il mondo tremi o che le acque siano immobili, loro sono in movimento, seguono l’andamento delle intemperie, le cavalcano, sono marinai del rumore, signori della tempesta, maestri della dinamica. Dite che non è così, vi sfido a darmi torto.

Saggiano il tremore dell’aria calda, i Cult Of Luna, sferrano il colpo di grazia al genere che hanno aiutato ad erigere, ad evolvere, l’ennesimo, e non ne abbiamo mai abbastanza. Loro non ne hanno mai abbastanza. Sono un fiume in piena, “The Raging River” è dunque l’unico modo per descrivere ciò che sono nel 2021. Tastano il ventre molle della musica pe(n)sante e colpiscono, duro, impietosi, come solo loro (o quasi) sanno fare. Il rumore attecchisce alle pareti del cuore, del cervello, come acqua mentre si va sotto, riempiendo i polmoni, ma anziché annegare rende lucidi. Non è più nemmeno metal, quello dei Cult Of Luna, seppur post, è una zona rosso ruggine nelle zone più oscure e recondite del rock, carico di tir come un bilico che divora tutto ciò che incontra e se lo porta via, come flutti crudeli.

What I Leave Behind, stortura sulla scala cromatica, bassi incandescenti che si impongono, escoriazioni elettroniche che sbeccano la superficie, ipnosi e fatiscenza; annichilisce Three Bridges, muro portante di chitarre sanguinose, ad un certo punto è dolce, si spegne e poi la diga cede e spazza via tutto quanto in un coro di voci che sbaragliano l’anima; quando il flusso diventa implacabile, il dolore si fa oppressione, il cielo vicino e sta per schiacciarci, I Remember si palesa, le grida sono una mano che stringe la gola, combattono coi silenzi, li fanno loro vincendoli, pur indugiandovi, e anche quando non si sentono, lo sai che sono lì, pronte a tornare, e lo fanno, ah, se lo fanno; ed eccolo, il rock, quello che sgorga dalle vene, in ondate invitte, Wave After Wave, il ritmo si serra, poi rilascia e sventra, torna a balzare, non molla mai, è incessante, poderoso, così tremendo da far piangere, estenuante che pare non finire mai; Mark Lanegan che non sembra Mark Lanegan ma che non può che essere Lui, non voce dalla tomba ma Signore blasfemo sull’altare del blues, della quiete, in sospensione sui fedeli ma che serve i servitori, fa vibrare Inside Of A Dream ad una frequenza che è solo sua, e l’unione col gruppo è perfetta, sembrano esistere da sempre.

Ed eccoli che passano, e restano, e torneranno, come in un sogno, i Cult Of Luna, ancora loro, ancora meglio, sempre. Come fanno? Mistero. Sarà l’aria di Umeå? Anzi no, sarà l’acqua di Umeå, un pozzo avvelenato da acque benedette di una sacralità profana. Esagero? Non credo proprio.

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