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“For Your Pleasure”: i Roxy Music all’incrocio della storia tra prog, glam, punk ed elettronica

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È tipico nella storia della musica che vi siano dei fili che mentre si dispiegano si vanno intrecciando tra di loro. Seguire queste mescolanze, sul momento, risulta complicato, ma poi, il tempo porta chiarezza e vedi gli intrecci e non più i tanti fili separati che camminano in direzioni diverse. Nel caso di “For Your Pleasure“, il glam, il prog, il punk e l’elettronica ancora rudimentale di quegli anni, sono alcuni dei fili che attraversano il disco, creando un incrocio che bisognerà pure cominciare a studiare nei libri di storia. Ma l’intreccio non poteva essere chiaro all’ascoltatore che il 23 marzo del 1973 comprò il disco fresco di stampa e lo mise sul piatto. Quello stesso ascoltatore che nel Regno Unito vide i Roxy Music apparire in tutto il loro splendore Glam alla trasmissione TV “Old Grey Whistle Test”, che negli anni ‘70 faceva la fortuna delle band nel Paese.

Quell’ascoltatore era stregato da canzoni senza ritornello (non ce n’è nemmeno uno in “For Your Pleasure“), con strani suoni sintetizzati e, forse soprattutto, da un’apparenza scenica seconda solo a quella di “Ziggy Stardust e i suoi ragni da Marte”. Quell’ascoltatore probabilmente non sapeva che Bryan Ferry aveva fallito di poco la prova per unirsi ai genitori del Prog, i King Crimson. Venne giudicato non adatto al Re cremisi, ma bravo abbastanza da venire messo sotto contratto per la loro stessa etichetta, la EG, che gli affibbiò Peter Sinfield, il paroliere cremisi, per produrre il primo album della sua band. Quell’ascoltatore non poteva sapere che i primi dischi dei Roxy Music e le loro apparizioni in TV, avrebbero influenzato migliaia di ragazzi come lui. Tra questi, coloro che formarono una band che si chiamava “The Strand”, prendendo il nome dalla prima traccia di “For Your Pleasure“. “The Strand” sarebbero diventati poi i “Sex Pistols”.

E quindi ora sappiamo tutto questo. E ci possiamo aggiungere che, finito il disco, Brian Eno avrebbe lasciato il gruppo e da lì sarebbe cominciato un viaggio solista che non è ancora terminato e che a ogni passaggio riempie di meraviglia il mondo della musica. Un viaggio che avrebbe fondato cosette come l’ambient e il post-rock, oltre a rivelarsi essenziale per lo sviluppo della World Music, della New Wave e di chissà cos’altro.

Allora, in poche parole, “For Your Pleasure” è un album essenziale. Una dichiarazione d’intenti di un gruppo di 5 giovani scapestrati inglesi, emersi per lo più da condizioni proletarie grazie alle scuole d’arte dove si conobbero. Luoghi dove, grazie ai sussidi statali, finivano “tutti quelli che non si sapeva dove altro mandare”, come racconta Keith Richards, uno dei tanti beneficiari di quell’ambiente da cui sarebbe uscita una bella parte della musica inglese degli anni ‘60 e ‘70.

La dichiarazione d’intenti del disco, d’altronde, non poteva essere più artistoide di quello che era fin dalla copertina. Un notturno nero fetish con una stupenda Amanda Lear, fasciata in abitino e guanti blu, che tiene al guinzaglio una pantera mentre il suo autista, che era poi il suo fidanzato Brian Ferry, l’aspetta nella limousine. Una roba che suscita lussuria, inquietudine e sconcerto. 50 anni dopo, fa invece quasi ridere la copertina interna dove i 5 Roxy sono abbigliati come rockstar da fumetto; dei giovani Elvis con elementi futuristici, quasi delle macchiette, con l’eccezione di Brian Eno, androgino e alieno all’eccesso, ancora più provocatorio di quanto potesse essere Bowie. Fichissimi, in una parola, tutt’oggi, figurarsi allora.

Musicalmente, nel disco, c’e’ il Prog di quell’epoca: richiami precisi al kraut rock nei synth di Eno, la formazione classica del fiatista Andy Mc Cay ma anche la sua passione per il jazz, le chitarre paranoiche di Manzanera che certo devono tanto a Robert Fripp, con i 3 che si passano continuamente il testimone negli assoli alla maniera degli Yes, e le composizioni di Ferry che se ne impippano della tradizionale “forma canzone”. Ma ugualmente restano impresse. Vedasi In Every Dream Home a Heartache, indimenticabile innanzitutto per i testi che sono una lettera d’amore a una bambola sessuale gonfiabile: “La tua pelle e’ come vinile / La compagna perfetta / Galleggi nella mia piscina nuova / Lussuosa e deliziosa / Bambola gonfiabile / Il mio ruolo e’ servirti”. E indimenticabile per la musica.

Tensione crescente con Ferry che attacca subito a raccontare la storia, sostenuto da un tessuto sonoro fatto di fiati e tastiere. E’ solo a 2:58 che arriva finalmente una chitarra elettrica, un basso, una batteria e un groove un po’ rock. Ma il tutto si va dissolvendo in poco più di un minuto, per poi tornare, in loop distorto. Questa roba, i Roxy Music la portarono in TV nel 1973, vestiti a quella maniera che solo loro. Coraggio da veri punk.

L’equilibrio tra le canzoni di Ferry e la sperimentazione di Eno attraversa tutto il disco. In The Bogus Man sembra prevalere la seconda: 9:20 con basso e batteria che si ripetono continuamente. I Can che incontrano i Soft Machine che incontrano Miles Davis. Editions of You invece è più canzone: 2/4 veloci dove uno struggente racconto di amore nostalgico cede il passo, prima a un sax R&B, poi a Eno e a quelli che lui stesso definirà i “suoni indigeribili” del suo VCS3. Al netto della sperimentazione sonora e della maestria di McCay, questo, insieme a Do the Strand, è il prototipo perfetto di canzone punk. Beauty Queen e Grey Lagoons sono invece le perfette canzoni Glam e non avrebbero sfigurato sul disco di Ziggy Stardust, se non fosse per alcune cose fuori contesto: il solito synth di Eno, il piano elettrico suonato da Ferry, richiami al rock’n roll anni ‘50 e, nella seconda di queste tracce, una esibizione di Ferry all’armonica blues che lancia un coerente solo di Manzanera. Resta poi il problema di descrivere la title-track che chiude il disco con i suoi 6:51 di avanguardia pura che, a distanza di 5 decenni, suona ancora attuale.

Pochi mesi dopo l’uscita del disco, Eno lascerà il gruppo. Nella sua, ammessa, ignoranza della musica, ne sapeva oramai abbastanza per volare alto da solo, senza dover più convivere con un ingombrante front-man e autore come Brian Ferry, geloso peraltro della popolarità del personaggio androgino di Eno. I Roxy Music non saranno più gli stessi. Allargheranno il proprio momentaneo successo commerciale con cose come Avalon. Ma tolto il fattore Eno, l’alchimia non si rivela, alla prova degli anni, più così vincente dal punto di vista artistico. Nei primi dischi, i Roxy Music erano forma e sostanza, tanta sostanza. Senza di lui, finirà per prevalere la forma.

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