Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

La Femme – Paradigmes

2021 - Born Bad Records
psych pop

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Paradigme
2. Le sang de mon prochain
3. Cool Colorado
4. Foutre le bordel
5. Nouvelle Orleans
6. Pasadena
7. Lacher de chevaux
8. Disconnexion
9. Foreigner
10. Force & Respect
11. Divine créature
12. Mon ami
13. Le jardin
14. Va
15. Tu t'en lasses

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Che i francesi siano affascinati degli States non è certo un segreto. Musicalmente parlando, tale fascinazione data primi anni Sessanta, con la comparsa della cosiddetta musica “yé-yé”, zoppicante (o forse semplicemente ironica) traduzione-appropriazione degli “yeah-yeah” tanto di moda nei circoli della British Invasion. Un movimento, quello yé-yé, dall’estetica estremamente zuccherina e provocatoria, incarnato da cantanti-femme fatale quali Sylvie Vartan, France Gall, Françoise Hardy e Chantal Goya, ma anche da attrici iconiche come Brigitte Bardot e Jane Birkin. Ascoltando “Paradigmes”, terzo album dei biarrizini-adottati-parigini La Femme, sembra non sia cambiato poi molto da allora.

Marlon Magnée e Sacha Got non sono certo i soli musicisti d’oltralpe a ripescare da quegli anni (basti pensare ai The Limiñanas), ma sono sicuramente gli unici a farlo con tale confiance da risultare arroganti al limite dell’inaccettabile. Un giochetto, questo, che portano avanti dai tempi del debutto “Psycho Tropical Berlin” (2013), dove già sciorinavano cover di Chuck Berry (Oh Baby Doll) e aperte dichiarazione d’amore agli USA (Welcome America). “Paradigmes”, tuttavia, eleva tale divertissement estetico-narrativo a livelli di cringe assoluta, abusando di inglesismi e cliché al punto da risultare (volutamente) una vera e propria macchietta di sé stesso.

Si pensi al singolo Cool Colorado: sebbene azzecchi un simpatico riff alla Mac DeMarco, riesce comunque a farci rabbrividire parlando del Centennial State come del posto “Là où la vie est so cool, with cool cool people, in a cool cool world”. Mettiamola così: se c’è qualcosa di cui peccano veramente i La Femme è la mancanza di sottigliezza. Prendete Lacher de chevaux, spartiacque strumentale del disco e omaggio al maestro Morricone (e al suo “erede” Tarantino, uno dei primi registi a riaccendere i riflettori sulla musica yé-yé di cui sopra): basterebbero certamente theremin, chitarrina e tamburi incalzanti per capire che ci troviamo in uno spaghetti western, eppure i Nostri decidono di aggiungerci nitriti e colpi di pistola. Perchè essere chiari è bene, ma essere cristallini è meglio.

L’apice di assurdità del disco si raggiunge però con la tripletta dance Disconnexion / Foreigner / Force & Respect, dieci minuti di dance-music condita da spoken words, intermezi lirici ed assoli di banjo, emblematici del caos destabilizzante che permea questo “Paradigmes” (i versi “I got a ticket for the love rollercoaster and now I’m falling down” e “You fuck this guy without a condom, a D.J. or whatever” sono veramente da lacrime agli occhi, se ridere o piangere sta a voi). Episodi da dimenticare in toto: Paradigme, una sorta di electro-swing che sembra uscito da una pubblicità della Renault (apparentemente ispirato dalle armonie anni Trenta delle Boswell Sisters), e Pasadena, che si deposita inerme sul fondo del calderone pop-rap parigino, tanto modaiolo quando sapido.

Eccezione fatta per Le sang de mon prochain, ballatona dai toni noir che sembra uscita dall’ottimo “Mystére” (2016), e per Foutre le bordel, loro personalissima versione di Ca plane pour moi (Plastic Bertrand) o Jaurés Stalingrad (La Souris Déglinguée), la prima metà di “Paradigmes” ci lascia dunque piuttosto basiti. Fortunatamente ci pensa il finale a risollevare le sorti del disco, prima con il pop tinto di psichedelia di Le jardin (cantato in spagnolo, perchè no?), poi con le ballatone Va (ispirata dalla musica anatolica degli anni Settanta, in particolare da Zafer Dilek) e Tu t’en lasses, vera perla del disco, che ci emoziona con pesanti sintetizzatori degni di Thom Yorke.

L’ultimo dei La Femme è probabilmente il disco più caotico che incontrerete in questo 2021, un lavoro capace di spaziare dall’hip-hop mascherato da techno al pop psichedelico più noir e sofisticato, da affascinanti colonne sonore anni Sessanta a ridicole radio hits per redneck. Un vero e proprio bordel, che dipinge una personalissima cartolina da oltreoceano…melensa da far male, ma indubbiamente originale.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni