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Sarah Neufeld – Detritus

2021 - One Little Independent Records / Bertus
classica moderna / ambient

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Tracklist

1. Stories
2. Unreflected
3. With Love And Blindless
4. The Top
5. Tumble Down The Undecided
6. Shed Your Dear Heart
7. Detritus


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La piena empatia con le varie forme d’arte è la sintesi di “Detritus“, il nuovo lavoro di Sarah Neufeld, un’artista quanto mai singolare, nonché violino dell’altrettanto singolare band canadese degli Arcade Fire. Alla base dell’ultimo lavoro abbiamo l’incontro con la danza e una collaborazione molto significativa: quella con Peggy Baker, ballerina e coreografa canadese. Nel 2015 la coreografa aveva preparato un solo piece sul brano From Our Animal (tratto dal secondo album dell’artista), invitando la Neufeld a suonarlo dal vivo. L’artista accettò e vi aggiunse persino un preludio lirico. La collaborazione tra i loro mondi andò avanti negli anni; la violinista seguì in tour il corpo di ballo nel febbraio del 2019, suonando e componendo ulteriori brani.

Queste esperienze sono alla base di “Detritus“, un album che si avvale di notevoli collaborazioni; il compagno di band Jeremy Gara e Pietro Amato della Bell Orchestre Band, altro side project della violinista. È il violino infatti il cardine e il referente principale di quest’ultima fatica discografica, dove le sonorità e l’impostazione generale data ai brani ci proiettano in un’orchestralità vicina persino alle colonne sonore cinematografiche, musiche quindi “al servizio” e “in commistione” con altre forme artistiche, come nel caso della Baker.

Stories, rilasciato il 21 febbraio, è il brano di apertura del disco, con sonorità profondamente e puramente ambient riconducibili agli M83. Si tratta di un pezzo convincente, un tuffo immediato verso il concept del disco. Seguono poi la melodica Unriflected e la sua prosecuzione With Love And Blindness, due brani dove la componente ambient e l’esperienza della danza contemporanea si fanno particolarmente presenti, quasi a volerci regalare l’immagine di una performance dalla nostra postazione di spettatori casuali, condizione quanto mai sospirata in questa “età buia” dell’arte dal vivo.

In The Top invece, edito il 15 aprile, è quasi esclusivamente il violino ad essere in primo piano, con continue ed interessanti “variazioni sul tema” sostenute da un delicato tappeto sonoro. Il brano appartiene alle prime esperienze con Peggy Baker ed è l’unico brano in cui la composizione è stata portata a termine senza l’ispirazione visiva dei corpi in movimento. Il brano, uno dei più interessanti del disco, ricorda vagamente le atmosfere sonore proposte dal compositore Alberto Iglesias per la pellicola “La pelle che abito” di Pedro Almodóvar. Un lavoro sottile e certosino anche riguardo alla scelta delle tracce, le quali vanno ad amalgamarsi da un susseguirsi di composizioni riflessive ed eteree (Shed Your Dear Heart, Detritus) a grandi slanci incalzanti (Tumble Down The Undecided).

Molti dei brani hanno avuto origini e sviluppi curiosi; nati inizialmente con durate molto più ragguardevoli, sono stati sviluppati ulteriormente tramite esibizioni dal vivo durante l’estate del 2019, rivedendone i tempi, gli arrangiamenti e le impostazioni, confermandoci ancora una volta quel concetto venerabile e insostituibile della performance e dell’incontro con il pubblico come “stella polare” a cui fare costantemente riferimento.
In questo enorme bacino d’incontro tra vari mondi musicali possiamo garantire questo; il tutto si presenta come un progetto a sé stante, con un’anima propria, un disco che costringerà gli ascoltatori a porsi nel bel mezzo di queste correnti differenti, abbandonando così qualsiasi aspettativa o necessità di collocarlo in questo o in quell’altro genere.

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