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Iceburn – Asclepius

2021 - Southern Lord
avant-stoner metal

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Tracklist

1. Healing The Ouroboros
2. Dahlia Rides the Firebird


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Vent’anni di assenza (salvo breve reunion) e ventuno di silenzio, e dalle nebbie della leggenda ecco riemergere gli Iceburn. Lo stupore lascia presto spazio al desiderio di capire, di sentire cosa questa creatura possa essere diventata dopo tanto tempo, dopo il vuoto lasciato in una realtà bisognosa di uno sguardo la cui avanguardia ha segnato tante realtà. La risposta non tarda ad arrivare.

Sulfurei e bestiali come li si era lasciati nel 2000, all’inizio di un Millennio sempre più in affanno e anni in cui le avanguardie spesso si sono ritrovate a rincorrere tempi che non le riconoscono come necessarie, li si accoglie come un momento di giubilo. Iceburn non è solo un nome per paventare conoscenza, è rilevanza artistica, un colore di tenebra che con “Asclepius” aggiunge una nuova sfumatura ad una realtà che della mutevolezza ha fatto il proprio enorme punto di forza.

Ancora una volta Gentry Densley, Joseph “Chubba” Smith, James Holder e Cache Tolman, il nucleo di quello che fu l’Iceburn Collective, sono in grado di scavare a fondo nel cuore dell’arte e ricavarne un lavoro ad un livello superiore di tanti altri. Sembra di essere tornati agli anni di “Firon”, ma con il famoso “senno di poi”, l’esperienza e la sicurezza dell’esploratore veterano dell’ignoto, solo che qui di ignoto non c’è nulla, si sa già dove metter mano e lo si fa con sapienza e consapevolezza. Riff gargantueschi, come scalpelli adamantini che si abbattono sul marmo fino a creare una statua di marmo nero, anzi, buio, lentezza che diventa movimento, voci dallo spazio siderale, melodie che entrano in wormhole nell’Antica Grecia e sbucano qui, oggi, pronte a tramutarsi in storture stonerate e radiali rock speziato d’arte, irrorate di elettricità e volontà jazz al sapore di metallo pesante che furibondo diventa ascesi e contemplazione, con il rumore che mai è fine a se stesso ma gioca in squadra e determina la via intrapresa in due brani che da soli fanno il lavoro di una moltitudine di dischi.

Come il dio greco Asclepio, gli Iceburn s’inventano la cura per l’immobilismo e ci regalano un ritorno d’altri tempi, di musica d’altri tempi, che si innesta alla perfezione nel presente e, in un attimo, diventa futuro. In pochi sono in grado di creare album atemporali. Loro possono.

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