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Darkthrone – Eternal Hails……

2021 - Peaceville Records
epic black heavy metal

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Tracklist

1. His Master's Voice
2. Hate Cloak
3. Wake Of The Awakened
4. Voyage To A North Pole Adrift
5. Lost Arcane City Of Uppakra


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Ammetto di avere avuto qualche problema nel cercare di affibbiare un genere al diciannovesimo album di Fenriz e Nocturno Culto, senza pensare che in realtà ci avevano già pensato loro con quel “epic black heavy metal” che campeggia sul retrocopertina.

A pensarci bene non credo esista una definizione migliore per quello che sono i Darkthrone del 2021 ovvero una band che tributa l’heavy metal degli eighties senza mai rinunciare a quell’aura nera che li ha sempre contraddistinti. Il tutto attraverso cinque epici, lunghi brani scritti (quasi) equamente tra i due.

Quello che colpisce immediatamente è il netto cambio di rotta per quello che riguarda la produzione. “Eternal Hails……” è infatti il primo lavoro dei Darkthone dai tempi di “Sardonic Wrath” a non essere stato registrato nel loro Necrohell 2 Studio, scegliendo questa volta il Chaka Khan di Oslo (che si trova curiosamente due piani sopra la mia sala prove e che mi fa capire, ora, il via-vai di Fenriz di qualche mese fa).

Quello che ne esce fuori è un disco che suona sgraziato, per certi versi sbagliato ed anacronistico ma assolutamente efficace, con il duo che ha avuto l’occasione di sperimentare con un sacco di strumentazione vintage. Nessuna delle canzoni scende sotto i setti minuti e le influenze prendono a piene mani (ancora di più che nel precedente “Old Star”) dal doom metal ottantiano di Saint Vitus e Candlemass, passando per i soliti Celtic Frost fino ad arrivare ai Mercyful Fate (di cui ritroviamo tutte le atmosfere più cupe) e alla musica cosmica, il tutto sapientemente mescolato in maniera personale e riconoscibilissima.

Dei tre brani firmati da Nocturno Culto l’iniziale His Master Voice è quella più legata ad un certo death-doom (Autopsy specialmente) con accelerazioni che si alternano a rallentamenti di scuola Candlemass. Wake Of The Awakened, il cui riffing non sarebbe sfigurato in un disco (tremendamente sottovalutato) come Ravishing Grimness,  è il momento del disco più avvicinabile al black metal, con un micidiale e inquietante rallentamento atmosferico in cui entra in scena pure un mellotron. I dieci minuti di Voyage To A North Pole Adrift sono un lungo viaggio nel metal anni ’80 tra cambi di tempo continui mai fini a se stessi, e atmosfere e riff che ricordano persino alcune cose presenti nelle prime demo della band.

I due brani restanti a firma di Fenriz sono quelli in assoluto più epici e ci trasportano in un viaggio nello spazio più freddo e buio come suggerito dalla splendida copertina di David A. Hardy. Se con Hate Cloakci si muove su binari Celtic Frost (e non poteva essere altrimenti), è la conclusiva Lost Arcane City Of Uppakra a stupire, col suo finale psichedelico impreziosito da sgraziati interventi di moog e mellotron che rinchiude l’ascoltatore in una bara e lo lancia nel cosmo più profondo.

Eternal Hails……” oltre ad essere probabilmente il migliore lavoro dei Darkthrone dai tempi di “The Underground Resistance” rappresenta, ancora più di prima, l’assoluta libertà artistica di una band in continua evoluzione trasversale. 

Ed il bello è che la cosa farà incazzare , ancora una volta, un sacco di gente.

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