Ty Segall – Harmonizer

Ero quasi in ansia: i King Gizzard & The Lizard Wizard nel 2021 sono già a quota due album mentre Ty Segall solo uno, anche se targato Freedom Band. Che succede? Sta bene, Ty? Sì, e dunque non li annuncia manco più i dischi, li registra e li fa uscire e chiuso il discorso. Fiuuu.

Che poi anche qui è accompagnato, in pratica, dalla Freedom Band, ma è il primo a proprio nome dal 2019, che a leggerla così parrebbe il “normale” lasso di tempo che intercorre tra un lavoro e un altro di un qualsiasi artista. Va detto che Ty non è un artista qualsiasi, pertanto eccoci qua, un’altra volta, a rimirare come a questo signore californiano delle leggi di mercato non freghi un cazzo di niente. Bene così.

Tanto, diciamo così, sbarazzino “Levitation Sessions” tanto gravido di marciume “Harmonizer”. Ogni passaggio una melodia che s’impiglia nel fango, un fango che è difficile da scrostare. Pur non uscendo dalla sua comfort zone, cosa che a chiunque altro costerebbe in efficacia, Segall riesce a mettere assieme un agglomerato di chitarre fuzz giusto per rendere meglio l’idea del titolo (che poi è il nome dello studio di registrazione in cui è stato assemblato il lavoro) e stringe nella sua gabbia di Faraday un bel numero di armonie e melodie vocali pulite pulite per lanciarle in una vasca di oscurità tagliente guidata da riff francamente maligni, orpelli che orpelli non sono cui il blues calza come un guanto che affonda in un pastiche elettronico ornato di malattia, outsider music per outsider veri, cucchiaiate di spleen cacciate in gola a forza e ansia esistenziale che aprono la strada a fucilate nemmeno troppo celatamente stoneroidi che sferragliano lungo infinite ferrovie metalliche e colate di piombo garage punkettone e viscido, che poi è il numero forte del Nostro. Il cavallo di battaglia su cui punti per vincere facilissimo.

E ora aspettiamo le prossime uscite fino a dicembre. Non ci accontentiamo di un pareggio.