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Wolves In The Throne Room – Primordial Arcana

2021 - Relapse Records / Century Media
black metal

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Tracklist

1. Mountain Magick
2. Spirit Of Lightning
3. Through Eternal Fields
4. Primal Chasm (Gift Of Fire)
5. Underworld Aurora
6. Masters Of Rain And Storm
7. Eostre


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Qualche anno fa ad un (surreale) live degli Urfaust campeggiavano sul banchetto del merch una serie di meravigliosi stickers con su scritto “At least i’m not cascadian” con tanto di dito medio.

La solita lungimiranza crucca aveva evidentemente capito che tutto il filone black atmosferico stava trasformandosi troppo velocemente in un inarrestabile trend che avrebbe in poco tempo sputato fuori una quantità immonda di band tutte uguali. Nulla di strano eh, abbiamo visto accadere lo stesso con i generi più disparati (dal death metal al nu metal , passando per il post-rock e il post-metal) ma mai avrei pensato che nel calderone ci sarebbe finita la band che più di tutte ha contribuito a scrivere pagine importanti del genere.

Partendo dalle geniali intuizioni dei sempre troppo sottovalutati Weakling, la band dei fratelli Aaron e Nathan Weaver ha, nel corso degli anni, creato e perfezionato un modo di intendere il black metal unico e tremendamente viscerale, unendo l’impeto romantico (nel senso letterario del termine)  alla visceralità pagana tipica delle band nordiche (Emperor su tutti), con un sound personale e sempre votato alla sperimentazione che ha raggiunto picchi altissimi in quel  “Two Hunters” che rimane tutt’ora il momento più alto del genere “cascadian”.

Se già il precedente “Thrice Woven” puzzava in parte di occasione persa, salvata in extremis dai provvidenziali interventi dei vari ospiti (Anna von Hausswolff su tutti), con questo “Primordial Arcana” gli americani finiscono per perdersi nel marasma di un genere che raramente sta tirando fuori nuovi stimoli. Non fraintendetemi, stiamo parlando un disco oggettivamente bello, i cui brani funzionano e sono pure scritti bene (e ci mancherebbe), ma suonano spesso vuoti, senza anima.

Manca quella violenza viscerale che ha reso brani come Wanderer Above The Sea Of Fog, o Cleansing dei veri pugni emotivi nello stomaco, complice anche una produzione quasi totalmente errata. Tutto il disco suona infatti troppo “in your face”, con una batteria che ha perso quel feeling live (in certi punti pare una drum machine) e un mix in generale troppo poco organico. In questo la decisione di autoprodursi e la conseguente mancanza di uno come Randall Dunn dietro al mixer ha una grossa responsabilità nel risultato finale. 

La decisione stessa di scrivere un disco estremamente diretto e poco volto alla sperimentazione fa suonare i WITTR come una delle decine di band che suonano come gli Emperor (certi stacchi di synth ad esempio suonano esageratamente derivativi). Qualche momento di classe c’è, come la triste ed epica Through Eternal Fields, l’atmosferica Underworld Aurora e qualche passaggio della lunga Master Of Rain And Storm ma il tutto non basta a risollevare un disco che, pur presentandosi bene a partire dalla splendida copertina, regala poche emozioni e pochi momenti veramente memorabili.

I Lupi di Olympia del 2021 pare abbiano intrapreso un sentiero che appare sicuro ma che a lungo andare rischia di snaturare la bellezza della loro musica. La mia speranza è che ritrovino la strada di casa.

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