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Gino Canesten – Il Passato È Una Falciatrice A Cottimo

2021 - Private Stanze
songwriting

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Tracklist

1. Saigon
2. Procul Harum
3. Cassandra
4. King Kong
5. Budello gentile
6. Musetti carini
7. Il cattocomunista
8. Non è più il tempo dei capelli
9. Broccoli
10. Io sto bene


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“Il passato è una falciatrice a cottimo”, uscito per Private Stanze, è il primo album di Gino Canesten, cantautore originario di Sassuolo (MO) che afferma di essere morto nel 2017. Perciò, “Il passato è una falciatrice a cottimo” dovrebbe essere il suo secondo progetto postumo – perché, sì, esiste anche un EP risalente al 2018 con il titolo di “Probabilmente non morirò a centosei anni nel sonno”.

L’LP parte con Saigon, canzone che sembra parlare di guerra e che, infatti, ci immerge in un’atmosfera angosciosa di morte e desolazione, la cui malinconia è accentuata dalla tromba e dai sedicesimi della chitarra acustica. Sensazioni del genere e, anzi, più melanconiche si ritrovano in Procul Harum, brano in cui la voce di Gino, parecchio simile a quella di De André, ci parla di quotidiana tristezza, la stessa che si concretizza in Cassandra, che però è un pezzo in cui l’erotismo prevale su tutto.

Dopodiché abbiamo King Kong, canzone che ci parla di sogni infranti e sorrisi rubati, anche se su una base leggermente più allegra rispetto ai pezzi precedenti, tale da ricordarmi un po’ lo stile di Bob Corn, che, almeno musicalmente, si ritrova anche in Budello gentile, brano che apprezzo particolarmente. Si tratta di una canzone d’amore – e forse anche d’odio – provati nei confronti di una donna innamorata e che ha fatto innamorare e, perciò, soffrire. A questo si può ricondurre l’arpeggio continuo, in loop, molto simile a quello che troviamo in Musetti Carini, anche se, sorprendentemente, nel secondo caso è molto più allegro. Il brano, infatti, ci mette di fronte ad una scena molto tenera e dolce, in cui bambine carine passeggiano nel centro di una città, con i loro abitini pieni di fronzoli e le loro treccine. Poi arriva la stangata finale, perché si capisce chiaramente che stiamo guardando le bambine da una prospettiva malata come potrebbe essere quella di un maniaco. Il cattocomunista invece mette addosso tantissima nostalgia già solamente a livello di sonorità, anche se poi, effettivamente, il testo parla di un uomo russo emigrato, probabilmente per lavoro, a cui manca la famiglia, la madrepatria e l’innocenza di un passato ormai morto.  

Mi piace particolarmente anche Non è più il tempo dei capelli, che sembra parlare della tipica domenica pomeriggio in una casa italiana, quindi il momento peggiore della settimana; quella stessa domenica pomeriggio che potrebbe essere la metafora del tramonto di una vita e tutto ciò che comporta, quindi nostalgia, rassegnazione, pregustazione della fine. A seguire abbiamo Broccoli, ricordo amorevole e terribilmente triste di un parente non più in vita, lo stesso che ci diceva di mangiare le verdure, perché fanno bene, ci ricordava di ringraziare e ci assicurava che la solitudine non sarebbe stata poi così invivibile.

Io sto bene è il pezzone finaleche descrive esattamente quelle situazioni in cui cerchiamo di autoconvincerci del nostro benessere nonostante le manifestazioni di preoccupazione nei nostri confronti delle persone che abbiamo intorno. La canzone in sé dura più o meno 3 minuti, mentre i restanti 13 minuti della registrazione sono di quasi totale silenzio – fatta eccezione per qualche sonorità un po’ ambient sparsa qua e là e per il minuto finale, in cui si sente Gino che parla velocemente di quello che potrebbe essere interpretato come un tentato suicidio.  

Insomma, “Il passato è una falciatrice a cottimo” non è sicuramente una botta di vita, e a maggior ragione è da apprezzare. Non tanti artisti hanno il coraggio di parlare del malessere che li (e ci) affligge in maniera così franca ma pur sempre poetica come Gino Canesten, dal cui nome non dobbiamo lasciarci ingannare: per quanto possa essere un troll, fa da muro di protezione ad una mente contorta che ha trovato il proprio modo di esprimersi in una forma di cantautorato che mescola il marcio della vita con quello che di più puro potrebbe esserci, la poesia.

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