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Balthazar – Sand Castle Tapes Ep

2021 - [PIAS]
art-pop

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Tracklist

1. Moment
2. Losers
3. On A Roll
4. I Want You
5. You Won’t Come Around
6. Linger On
7. Hourglass
8. Passing Through
9. Leaving Antwerp
10. Halfway
11. Powerless


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Un castello di sabbia sul quale deporre la riformulazione di un album in transitivo.

I Balthazar rilasciano (in versione “arcaica”) “Sand Castle Tapes EP”, per la Play It Again Sam Records. Un’uscita discografica già datata gennaio 2020 (ma per un’altra label) che oggi, a quasi due anni di distanza da “Sand“, rimescola la propria essenza indie con cromature intensamente art pop.

Si sa, dal Belgio fiammingo l’Europa ha sempre ricevuto preminenti testimonianze di Bellezza. Innovative, geniali, avanguardiste, in tutti i campi dell’Arte. Ed è proprio da quella fetta di vecchio continente (e cioè le Fiandre) che i Balthazar muovono i passi (per esattezza dalla città di Courtrai). Siamo nel 2004 e tre compagni del liceo decidono di fondare la loro band. Si chiamano Maarten Devoldere, Patricia Vanneste e Jinte Deprez e sono tutti polistrumentisti. Nasce così il progetto discografico Balthazar che sfiora i primi successi internazionali grazie al singolo This Is A Flirt. Cinque album e due EP nella carriera di un gruppo di “amici musicisti” che ha perso pezzi lungo il proprio percorso. Infatti, dopo aver girato in tour per il vecchio continente e la scena internazionale, i tre belgi decidono di fermarsi per una pausa di riflessione, che serva a non perdere l’ispirazione. Nonostante l’allontanamento dalle larghe vedute (alcuni elementi della band iniziano a produrre musica in maniera indipendente), la formazione principiale dei Balthazar viene decomposta e ricomposta grazie all’ingresso di nuovi membri. 

“Sand Castle Tapes Ep” è anche un movie concert in cui gli stilemi visivi sono assoluti protagonisti. Chiaroscuri di luci tra gli arredamenti, tonalità calde e vintage si sovrappongono a note metalliche dai toni futuristici; suites da piano, invece, vengono circondate da lunghe sequenze di cori in falsetto. Moment di dance tribale afro. L’assordante beat di sottofondo è rimodulato attraverso il suono dei fiati e degli ottoni. La traccia è un continuum di stupore sonoro, un giro di valzer tra diverse sfaccettature di generi. Dai tamburi al piano, dai cori agli assoli, dai synth che mimano “suoni estranei” alla sala di registrazione ad una canto sensuale e irraggiungibile.

Il video di On A Roll, performato lo scorso agosto in HolyShit session, è ambientato in una sala barocca affollata da musicisti. Sembra di osservare le immagini di un circolo culturale dove prendono vita idee geniali e calmieranti per un’audience in cerca di pace. I Want You è una fluttuante ballad post romantica, in cui il piano ri-accompagna il canto verso una melodia elettronica stile anni’80. Un po’ jazz, un po’ urban, deposta sul dorso di un synth, il pezzo è, senza dubbio, il più elegante dell’album. Raffinatezza stilistica e minimalismo strutturale fanno sì che l’audience percepisca il distacco dei Balthazar da un tipo di art pop artificioso verso un sound semplicizzato e maggiormente riconoscibile. Un “motivetto distratto” di sottofondo è lo strumento attraverso il quale la band rende allegorico il trasformismo che di recente li sta occupando emotivamente.

L’art pop è, per denominazione, un’indefinibile genere musicale col quale, gli artisti che ne formano progetti discografici, ragionano attraverso la manipolazione di simboli. E di simboli in “Sand Castle Tapes Ep” ce ne sono diversi. A partire già dal titolo che chiama in coro l’album “Sand“, allineando insieme l’immagine di un castello di sabbia (irreale da concepire) e l’idea di un EP fatto di tapes (alquanto anacronistico). La manipolazione simbolica è evidente soprattutto nella cover dell’album dove l’immagine del classicismo trasuda da ogni lato di una fotografia che immortala (nello stesso scatto) la distruzione con un’accetta di un tronco d’albero, mentre un polistrumentista indossa un completo bianco e puro, contrapposta alla naturalezza del suono di una chitarra classica (realizzata appunto con materiale legnoso), adagiata soavemente sulle ginocchia di un altro polistrumentista.

Così il rumore viene affiancato definitivamente dalla catarsi delle corde. I Balthazar provano quindi a improntare la loro innovativa cifra stilistica su una intenzione sonora atta a smaterializzare quegli strumenti che li hanno portati ad essere acclamati sulla scena internazionale (parliamo in primis della compagine rock e poi di quella dance) per poi addentrarsi in un percorso art pop sperimentalista che però non può, e mai riuscirebbe a, dimenticarsi dei passi già segnati dal tempo.

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